"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

31 ottobre 2012

Crocetta: sarà vera rivoluzione?

croc

di Antonio G. Pesce - Non deve essere difficile diventare democratici: sei chiamato ad esserlo, soltanto se l’esito della consultazione ti garba. Altrimenti, sono gli altri – sempre questi altri di mezzo! – che non hanno capito. Tanto valeva, allora, togliere loro il diritto di esprimersi. Crocetta è presidente della regione. E da chi come me non è democratico, non può che arrivare l’augurio – il sincero augurio, perché di altri tipi non se ne vede il bisogno – che riesca lì dove altri hanno fallito: evitare quanto meno di far danni, se non addirittura fare qualcosa di buono. Per chi come lui – in Italia sono circa un milione quelli nelle sue condizioni– campa di politica, un fallimento non toglie nulla. A chi, come noi, sopravvivere nonostante la politica, potrebbe significare un ulteriore aggravio di spesa e di malcontento. Tanto ci basta per sperare che gli vada bene, e che nessuno gli remi contro per banale calcolo partitico. O ci si salva tutti insieme, o affonda solo chi non ha il salvagente delle prebende di Stato e dei privilegi di casta. Non è poco quello che porto a testimonianza della mia sincerità d’intenti.


Sarà vera rivoluzione? A sinistra lo credono in pochi. Alcune dichiarazioni, poi, confermano le malignità che giravano prima delle elezioni. A poche ore dal responso, il nuovo presidente ci ha detto che lavorerà con tutti. In poche parole, con Lombardo e Micciché. Quello che scrissi su Musumeci, quando feci il mio endorsement sincero e schietto per il candidato di centrodestra, vale ora e a maggior ragione per Crocetta: è lui che ci mette la faccia, e l’elettore vota qualcuno e non lo sposa. Si può garantire per l’eternità di un amore e per la veridicità di un’amicizia (e sappiamo che non sempre ci si azzecca), ma bisognerebbe non investire la politica di sentimenti personali. A chi lo ha sostenuto, credendo e facendo credere alla rivoluzione del ‘sindaco dei siciliani’, l’obbligo morale, semmai, di vigilare perché ciò accada: di più non si può pretendere, e non c’è di che dare spiegazioni. Semmai, è al neo presidente che va dato un consiglio: attenzione con le parole. Se fossimo una setta di adoratori dell’idolo ormai più venerato, l’ipocrisia, gli potremmo ricordare che il nazismo è stata cosa ben più seria di una mancata stretta di mano. Ma l’iperbole ci sta nella concitazione del momento. Quello che non ci sta è che egli non prenda sul serio la battaglia del M5S sulla riduzione dell’indennizzo (che ormai possiamo chiaramente chiamare stipendio, considerato che chi lo riceve, il più delle volte, nella vita un lavoro oltre la politica non ce l’ha). I cittadini contraggono debiti per comprare casa, e a fine mese hanno uno stipendio di milleduecento euro ad andar bene. La rivoluzione facciamola cominciare quando vogliamo, ma il cervello accendiamolo prima.

La politica siciliana è cambiata e di parecchio. Con buona pace del moralismo partitocratico, di Mangiafuoco che voleva ancora ingrassare, tra i gesti inconsulti che un popolo affamato e umiliato possa fare, quello di disertare le urne è il meno pericolo. Piuttosto che sputare sentenze, si ringrazi Iddio per l’enorme pazienza degli italiani, e soprattutto si preghi affinché non vengano meno troppo velocemente i risparmi di una vita, ultimo calmante di una nazione sulla via di un crollo nervoso.

Rimarrebbe da commentare su vincitori e vinti. Ma c’è davvero poco da dire. Quando un movimento politico, senza foraggio né clientela, diventa la prima forza politica di un popolo solitamente molto restio a cambiamenti, salti nel vuoto e brusche sterzate, allora vuol dire che più di un commento può un’indicazione meteorologica: la marea monta. E il prossimo anno potrebbe abbattersi su Roma una tempesta. Il sindaco della Capitale non dovrebbe essere l’unico a temerla.

Pubblicato su Catania Politica il 31 ottobre 2012. 


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