"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

22 ottobre 2012

Empia Pietas



di Antonio Ucciardo - Cos’è la pietà? In modo estremamente sintetico, potremmo dire che si tratti del desiderio delle cose che Dio desidera. E poiché nessuno può spingere il suo desiderio fino al cuore stesso di Dio, lo Spirito Santo dona di vedere tramutato questo desiderio in una possibilità concreta. Saper corrispondere ai desideri di Dio è opera della grazia, e non nostra. Tuttavia, il nostro desiderio confluisce nel desiderio grande di Dio, che è la nostra santificazione. Così, attraverso la pietà, noi manteniamo desta la fiducia in Dio e ci conformiamo alla sua santa volontà.

Cos’è il pietismo? In modo altrettanto sintetico, potremmo dire che oggi sia lo strumento adottato per invertire i termini della pietà. Che Dio, insomma, desideri quello che io desidero!
Poste così le cose, si può pensare ad un discorso irriverente. L’irriverenza c’è, e pure tanta. Solo che essa va diffondendosi in maniera sempre più ampia, anche con l’ausilio dei moderni mezzi di comunicazione di massa. Una volta certe discussioni erano riservate alle aule di università o a trattati specialistici. Oggi diventano patrimonio di tutti, e non è detto che ciò debba essere necessariamente un male. Lo diventa nella misura in cui si deformano alcuni concetti, che poi assumono una valenza nuova. Tentiamo di spiegare meglio. Dalla concezione della pietà sopra descritta, è derivata anche l’idea che un uomo religioso debba avere identici sentimenti pure nei riguardi del prossimo. In fondo, quest’idea era presente persino nella religione dell’impero romano. Il rispetto degli dei infondeva nell’uomo pio sentimenti di bontà verso i suoi simili. Non si può parlare di prossimo, ma sicuramente questa benevolenza si estendeva ai membri della propria famiglia. Per i cristiani, chiaramente, non si tratta semplicemente di avere una vaga benevolenza umana, ma di estendere quell’Amore da cui si è interpellati e salvati. Due cose radicalmente diverse, ma un fondo comune c’è agli occhi di chi non ha il dono della fede. La pietà cristiana è risposta d’amore: a Dio, propriamente ed innanzitutto, e poi all’uomo, perché oggetto dello stesso amore creatore e redentore.
Dio, amore, benevolenza, uomo. Non sono concetti banali! Ora accostiamo ad essi un altro concetto inflazionatissimo: il valore. Cos’è un valore? Un riflesso dell’Essere, un raggio che lascia risplendere la verità, la bontà e la bellezza in ambiti diversi. Così, per esempio, il valore non determina la bontà di qualcosa, ma esprime la Bontà che viene prima di ogni altra bontà. Ci sono atti umani di bontà che sono valori. Ma lo sono soltanto se essi esprimono qualcosa di più grande. Se io offro da mangiare ad un fratello che ha fame perché sono mosso da sentimenti di solidarietà, o di immedesimazione, o per qualunque altro motivo, manifesto nel mio gesto un valore. Se l’occasione è invece il pretesto per farmi bello, o per farmi immortalare ed avere consensi di qualsiasi genere, io sto invertendo le cose, e il mio valore si rivela come disvalore. Non l’atto in sé, quindi, mi dice il valore, ma ciò che lo motiva e lo sostiene.Vi sono valori umani, sempre apprezzabili, che la fede eleva e riconduce alla loro vera sorgente. E vi sono valori che invece derivano dalla grazia. L’uomo buono non è santo, ma il santo è sempre un uomo buono, ed inoltre è anche… di più.
Vi possono essere valori che siano disvalori? Assolutamente no. Possono esservi, invece, disvalori che vengono presentati come valori. Oggi tutto sembra diventato un valore, perché di valori parlano tutti. Se noi diciamo che vi sono valori irrinunciabili per un credente, qualcuno opporrà sempre altri valori (della laicità, della democrazia, dei tempi, della persona, della coscienza, della società). Nel confronto, fondato sulla razionalità e sui desideri più profondi dell’uomo, i nostri valori finiscono per avere sempre la meglio sui disvalori. Come fare, allora, per affermare le ragioni del disvalore e renderlo accettabile moralmente? Il primo passo -quello che ci interessa di meno- è rendere convinti che la fonte della moralità risieda nello Stato o nella legge. Se lo Stato riconosce che l’aborto è un diritto, vuol dire che non c’è nulla di male. I valori sono stati finora strumentalizzati in questo senso. Restiamo nel caso citato. Bisogna garantire che non vi siano più aborti clandestini. Il mio valore che fine fa? Resta mio, ma si arricchisce con il valore della preservazione delle donne e della loro salute da certe pratiche disumane. Come si vede, diventa umano l’aborto procurato in sala operatoria, e il valore del credente o dell’uomo rispettoso della vita, finisce per essere asservito ad un disvalore, con il pretesto dell’aiuto fornito a donne che non finiranno mai di ringraziare. In questo modo di ragionare, che tanta presa ebbe sui cattolici adulti nel periodo del referendum, era già insito quel pensiero che adesso dilaga. Ed è il secondo passo. Ora possiamo capire perché sopra si sia accennato al pietismo.
Lasciamo da parte il passo intermedio, concretizzatosi nella massima “mi piace, perciò è lecito”, e veniamo alla pietà, o meglio al pietismo.
Si voglia o no, bisogna prendere atto che la nostra cultura è ancora cattolica, almeno in apparenza. Bisogna, allora, che i disvalori abbiano una patina di accettabilità agli occhi di chi, pur non essendo praticante o perfettamente coerente con la fede, oppone ancora resistenze. Come fare? Basta tirare in ballo la pietà (e perciò, indirettamente Dio). Diabolico, certo! Eppure è il sistema che si sta rivelando come un autentico cavallo di Troia dentro una cultura che di cattolico, spesso, ha conservato soltanto la facciata.
Un uomo sta terminando, o semplicemente conducendo, la sua vita tra sofferenze indicibili….Fa pena solo al pensarci. Ispira pietà (attenzione all’uso del termine!). Ora, può Dio, che è Padre di amore, desiderare una sofferenza simile? Tu non vorresti morire, se quei panni fossero i tuoi? Se quella persona potesse parlare, chiederebbe a Dio di porre fine al suo martirio.
Due uomini si amano. Può Dio, che è amore, essere contrario a questo sentimento tanto grande? Se Dio non avesse voluto questo, non li avrebbe creati così. Del resto, anche in natura l’omosessualità è presente. Quindi il Creatore deve pur entrarci in qualche modo…
Se i due uomini vogliono adottare un figlio, perché privarli di questa gioia? Dio non sa forse di figli messi al mondo per sbaglio, di genitori che non sanno amare, di bambini privati di amore sincero? Come può Dio non benedire un desiderio tanto pulito e bello? Si potrebbe continuare….
Se questi pensieri fossero temerari, non avremmo la continua commistione tra pietà cristiana e falsa pietà umana sui nostri rotocalchi. Nessun personaggio pubblico andrebbe a piangere in televisione, dicendoci del suo folle amore per i bambini e del suo desiderio di poter finalmente sposare un uomo. E nessuno accuserebbe la Chiesa di intromettersi e di sostituirsi alla voce di un Dio pietoso.
Ma il nostro Dio non è il Dio del pietismo. E chi mendica affetto, comprensione e stima per i suoi desideri, non sta mendicando amore. Sta mendicando i consensi che gli consentano di vedere tramutati in realtà i suoi desideri ed in norma il suo egoismo.
Solo che essi non sono i desideri di Dio. Sono piuttosto il desiderio che Dio desideri quello che io desidero! Una storia vecchia quanto l’uomo, e iniziata in un giardino lussereggiante, ai piedi di un albero.


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