"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

12 ottobre 2012

I Vescovi siciliani: "Sicilia in declino"

vescovi

di Antonio G. Pesce - È stato presentato alla stampa il 10 ma divulgato soltanto ieri, il documento della Conferenza Episcopale siciliana Amate la giustizia, voi che governate la terra, disanima impietosa dello stato in cui versa la Sicilia, ma anche sprone per uomini di buona volontà e laici cattolici, perché non venga meno l’impegno ad una società più giusta.

«Non tocca a noi Pastori – scrivono i vescovi siciliani - pronunciarci sugli aspetti tecnici e strettamente politici della crisi in atto. Siamo convinti, però, che essa ha una radice culturale e morale che ci interpella come cristiani. Prendiamo parola allora, in forza di uno sguardo radicalmente nuovo sulla realtà, che scaturisce dal quotidiano incontro con la presenza viva di Gesù Cristo, nostra vera Speranza». Il primo paragrafo è dedicato a delineare i tratti di un declino che, per i prelati siciliani, non è solo di natura economica, ma morale ed educativo. L’autonomia che lo Statuto prevede non può diventare occasione per «riaffermazioni di una sicilianità perduta o in improvvisate piattaforme rivendicazioniste nei confronti dello Stato». Semmai, va proposta «un’autonomia della competenza e della responsabilità», che ricordi a ciascuno l’importanza del proprio contributo.

«È stata alimentata la distorta convinzione – continua il documento - che l’unica risposta adeguata alle ispirazioni di crescita potesse scaturire dall’iniziativa diretta dell’amministrazione regionale, consolidando logiche di scambio clientelare». Su questo piano, che nega il valore della sussidiarietà, ha prosperato la cattiva politica che, con « penose scorciatoie, utilizzate per creare o mantenere il consenso elettorale», ha impedito pure un migliore «approdo al mondo del lavoro» di migliaia di giovani, rinchiusi nel precariato.

«Tale perverso circuito appare, in ogni caso, definitivamente inceppato – notano i vescovi di Sicilia - a causa del grave deterioramento in cui versa la finanza regionale. Il modello di sviluppo praticato in questi anni è risultato sbilanciato paurosamente verso una deviante dilatazione dell’intervento pubblico, a scapito della valorizzazione del protagonismo sociale e imprenditoriale espresso dal nostro territorio, che una politica meno autoreferenziale avrebbe dovuto, al contrario, riconoscere e valorizzare».

La soluzione proposta è fondata sul supermento dell’«individualismo che comprime i legami sociali significativi e impedisce lo sviluppo di un tessuto civile democratico». Impegno, questo, per ogni cittadino, e non solo per chi ricopre cariche istituzioni. L’appello è accorato: «È l’ora di una solidarietà lungimirante – si legge in un capoverso - e di una concentrazione assoluta e senza distrazioni su alcune priorità: il lavoro per tutti, la lotta penetrante e inesorabile alla corruzione e al malaffare e la riforma dei meccanismi e degli strumenti della partecipazione democratica».

Bisogna allora ritornare alla centralità del concetto di bene comune, «il respiro comunitario» della originaria vocazione al bene di ogni essere umano.

«In nome di questa centralità intendiamo fare appello a tutte le coscienze affinché la partecipazione al voto sia ampia, piena, consapevole, libera da occulti e fuorvianti condizionamenti, soprattutto di natura criminale, e affrancata da logiche clientelari o di mera tutela di rendite parassitarie o privilegi prevaricanti».

I presuli siciliani ribadiscono l’importanza di una politica che sia incentrata sul valore fondamentale della persona umana, riproponendo l’importanza dell’istruzione e di politiche di sussidiarietà e solidarietà, «e non del mero rigore finanziario». Inoltre, incoraggiano «le aggregazioni laicali ed i movimenti di ispirazione cristiana che, radicati nei principi guida del magistero sociale, sperimentano modelli e forme nuove di partecipazione e di impegno civile», «le esperienze aperte alla ricerca di nuovi modelli di sviluppo attraverso la formazione imprenditoriale e la promozione di reti sociali come quelle sviluppatesi attraverso il progetto Policoro», e «le diverse esperienze diocesane di scuole e laboratori di formazione sociale possano dare vita ad una rete organica e coordinata di esperienze, riflessioni e proposte». Di particolare interesse, la costituzione di «un Osservatorio sulle politiche pubbliche regionali, per offrire appropriati strumenti di analisi e di proposta al dibattito pubblico regionale».


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