"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

12 ottobre 2012

Misterbianco e Motta uniti contra la discarica di Tiritì

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di Antonio G. Pesce - Le vecchie generazioni raccontavano degli insulti, degli sputi e perfino delle risse incorse tra gli abitanti di Misterbianco e Motta S. Anastasia. Le giovani, invece, terranno memoria di questo 15 settembre, giorno in cui i due paesi, dimenticata definitivamente l’antica ed inutile rivalità, hanno sfilato insieme contro l’ampliamento della discarica di contrada Tiritì, situata ad appena qualche chilometro dai due centri abitati. E che da qualche anno, ormai, ammorba l’aria della zona.

Ripercorrere le tappe che hanno portato ottocentomila metri cubi di immondizia a così breve passo dalle abitazioni, sarebbe troppo lungo, e si dovrebbe risalire agli anni ’70, con i successivi vent’anni caratterizzati da continui concessioni e dinieghi di autorizzazioni. Finché non si è entrati a regime.



«Il problema non è solo il passato – dice Paolo Conte, uno degli organizzatori della manifestazione di sabato scarso che ha bloccato un tratto della statale Catania-Paternò e lo svincolo tra Misterbianco e Motta – i cui resti andrebbero bonificati. Il problema è il futuro, l’ampliamento della discarica che sarà tre volte tanto la discarica medesima: duemilioni e mezzo di metri cubi».

Per questo due intere popolazioni si sono mosse. Dal piazzale del Mercato i mottesi, mentre i misterbianchesi si sono dati appuntamenti a piazza Mazzini. In totale, circa tremila persone, che dopo caffè e cornetto, si sono armati di striscioni, trombette, fischietti e, nell’epoca dell’immagine, di fotocamere e iPhone. Molti con bambini al seguito.

Non sono mancati gli uomini politici. Nino Di Guardo, la giunta e quasi l’intero consiglio comunale di Misterbianco. A Motta, tra i primi ad arrivare Daniele Capuana (ex assessore provinciale allo sport, candidato alle prossime elezioni regionali e mottese di nascita) che si è poi diretto allo Sheraton per l’apertura della sua campagna elettorale. Anche il sindaco di Motta, Angelo Giuffrida, era presente, ma ha dovuto lasciare al suo vice, Salvo Drago, e all’assessore Pietro Scirè la rappresentanza della giunta per impegni inderogabili. Presenti anche alcuni consiglieri, e il vicepresidente del consiglio comunale, Maria Santina Schillaci.

Entrambe le piazze, però, senza alcuna bandiera politica. «Non si deve mettere il cappello su una manifestazione che è, innanzitutto, di popolo» diceva qualcuno, mentre altri gridavano «ora ci sono le elezioni, sono tutti bravi a promettere. Ma dov’erano, quando si concedevano le autorizzazioni?».

I grandi della politica regionale, che a detta degli organizzatori sono stati tutti invitati, si sono fatti desiderare. C’erano soltanto Claudio Fava, candidato Sel, che ha marciato con i mottesi fino allo svincolo, e Giancarlo Cancellieri, candidato del Movimento5Stelle, atteso dai suoi ai piedi del monumento dei caduti di Misterbianco. «Oggi sono tutti contro la discarica – ci dice un ‘grillino’ – e va bene. Ma ieri? La scrematura va fatta su ieri, non sull’oggi. È troppo semplice ormai, soprattutto con le elezioni alle porte».

Intanto, si fanno le undici. Lo svincolo è paralizzato. Ne risente la circolazione sulla vicina statale. Fermi anche molti autocompattatori. «Lei lo deve scrivere – ci dice la signora A.G. – lo dovete scrivere: già a Motta non si vive bene, perché manca il controllo del territorio e c’è inquinamento acustico. Poi, abbiamo un paese pieno così di antenne di telefonini, e una grande torre al centro del paese. Se ci mettiamo pure la puzza, ci possiamo vendere le case e andarcene. E poi io voglio vedere come ci verranno a chiedere il voto!». Intanto, un po’ defilato c’è Lino Leanza.

Nonostante l’impazienza della signora - «siamo sicuri che poi voi non mi censurate?» (sì, signora, non l’abbiamo censurata, se non nei nomi, nei cognomi e negli aggettivi qualificativi, e soltanto perché non ci è possibile verificare la veridicità delle informazioni) – i carabinieri presenti e i vigili urbani, intenti a dirottare il traffico, non hanno avuto scocciature.

Alle undici e trenta, la fiumana si muove verso i cancelli della discarica, lasciando presidiato lo svincolo. In fondo alla valle si tiene l’affollato sit-in. Parla Paolo Conte, il cui intervento è molto apprezzato ed applaudito. Tra l’altro, si dice contento della presenza del sindaco Di Guardo che, negli anni passati, aveva dato l’impressione di aver rallentato la propria azione contro la discarica. Passatogli il megafono, Di Guardo si difende ricordando, invece, le sue battaglie iniziate già alla fine degli anni ’70. Tuttavia, man mano che la politica organizzata fa la propria comparsa, la compattezza dei sentimenti pare scemare. E certi malumori esplodono, quando prende la parola il vicepresidente del consiglio comunale mottese, Maria Santina Schillaci, che pur fa notare alcuni vizi di forma contenuti nella concessione di ampliamento. Intervento accolto con un certo apprezzamento da parte misterbianchese. È tra le fila dei mottesi, invece, che si alzano cori di disapprovazione, dovuti anche al fatto che la Schillaci sostiene l’attuale giunta, accusata da molti, a torto o a ragione, di non aver sposato subito la causa.

Infine, contestato pure Cancellieri, che ha seguito il corteo sino all’ultimo passo: non perché ‘grillino’, ma perché anche l’emblema dell’anticasta, se messo davanti ad un popolo deluso da sessant’anni di malgoverno, diventa segno di quella politica che cerca voti e non mantiene promesse. Al di là dei meriti personali. Dopo le ultime parole degli organizzatori, il fiume si dirama in mille rivoli alla ricerca di un passaggio verso casa. Tutti però convinti di doversi ancora unire per straripare ancora.

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