"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

17 ottobre 2012

Epifania della Luce

Lo scritto, che ritrovo tra vecchie carte, è datato mercoled' 16 giugno 1999.



In principio era la Luce.
Il Principio fu la Luce, e la luce era presso l’Infinito e l’Infinito era la Luce. Tutto fu creato, tutto divenne e, ancora, negli attimi che passano, tutto diviene per mezzo e ad opera dell’Infinito. L’Infinito ha amato, l’Infinito fece il suo Amore Parola, e la sua Parola divenne Luce, divenne Verbo.
La Luce, che è Verbo, ha lasciato gli splendori dell’Infinito, ha attraversato gli spazi siderali del Cosmo, essa è stata Cosmo, la Luce è ordine per la materia che giace, melliflua, nella spasimo del Peccato. Essa, la Luce, è ordine per lo spirito immondo dell’ente, è Verbo per l’anima dell’uomo.
La Luce, quando ancora giaceva immobile la pendola dell’Universo, e non si sentiva il rintocco sordo dello scorrere della vita per le mute vie celesti, la Luce passò. Fu, allora, che nacque IL PRIMA e IL DOPO, IL PRECEDENTE e IL SUSSEGUENTE. Per questo, ancora oggi, parliamo d’un INIZIO, perché ci è dato vedere il sorgere del sole, e lo scintillio fluttuante dei suoi raggi imperversare sul moto regolare del mare, e il bagliore, ormai maturo, del giorno che nasce. Non sappiamo, però, della FINE. Ci è concesso immaginare, perché lo spirito dell’uomo è grande e immense sono le quantità di colori  cui può cibarsi, e innumerevoli le sfumature con le quali dipingere un suo mondo, e molteplici le tonalità con le quali conferire espressione ai pensieri. Non può sapere, però. Tace il suo pensiero. Chiusa rimane la bocca. Egli sa d’una FINE. Non sa, però, la FINE. Egli sa che il giorno finisce quando lunga s’è fatta l’ombra dei cipressi, quando si distendono lontane le immagini di uomini che camminano, chiusi nella frotta dei propri sentimenti. Egli sa che il giorno non ha più tempo per sé, allorché vede il rossore del sole sbiancarsi su pareti umide, tra le quali si è consumata un’altra esistenza, il soffio vitale della quale rimane prigioniero di sudate carte disperate. Egli sa. Altri bagliori, altri flutti dorati, altre splendenti carezze solari, però, sorgono in altre parti del mondo. E dove c’era vita ora c’è silenzio, e dove c’era silenzio ora c’è vita. Altri luoghi, eppure una sol vita; altri bagliori, eppure una sola emozione; altri uomini, eppure un sole solo. Egli sa, dunque, d’una FINE. Non sa, non può sapere della FINE.
Sta scritto, che passò la Luce e vi fu IL PRIMA e IL DOPO. Mai sia scritto, che nessuna mano si macchi di un tal delitto –diceva, in principio, l’Infinito- che vi fu, vi è o che vi sarà IL DURANTE. IL DURANTE è la Luce medesima, che, celere, attraversando il Creato, fende lo Spazio e il Tempo. E’ Spada sfolgorante che taglia l’atomica materia inerte. E la materia inerte non può essere IL DURANTE. L’inerte materia può essere e IL PRIMA, può essere e IL DOPO, non può essere IL DURANTE. Essa non ha coscienza. Si conosce quello che è stato, si immagina quello che sarà. Non si può sapere quello che si è se non che si è Figli della Luce. Lo Spazio e il Tempo contengono la materia, non sono la materia. La materia è contenuta in un dato Spazio e in un Tempo precisato. Essa, la materia è contenuto, non contenitore. E la Luce, non sia mai detto che la Luce è lo Spazio e il Tempo. Come può un ramo fendere il ruscello che scorre, rapace, verso il mare, se fosse esso stesso ruscello? o se fosse anche solo nel ruscello? parleremmo, allora, di ramo e di ruscello? o, forse, che  le nostre parole mirerebbero a descrivere due entità distinte: una che c’è, l’altra che viene. 
La Luce creò il PRIMA e il DOPO. 



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