"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

12 ottobre 2012

Il cuore elettorale del Consiglio comunale



di Antonio G. Pesce – Erano le 18.55, quando Manfredi Zammataro twittava: «consiglio comunale di #Catania fissato oggi per le 19. Alle ore 18.50 in aula siamo appena in cinque su 45...#quattrogatti #politica». Quattro? No, tredici i consiglieri presenti alla seduta di prosecuzione di ieri sera. Sempre pochi. Il presidente, Marco Consoli – l’aria dimessa di chi sembra quasi lì per gettare la spugna – apre la seduta, e la chiude manco 40 secondi dopo. Mancanza di numero legale.

Lo capisco: Catania può attendere, c’è Palermo (non città, ma capoluogo di regione) che chiama. Le elezioni incombono. La battaglia è serrata, perché molti si sono candidati, e tutti si credono capaci di rappresentare un popolo stanco (il peggiore che possa capitare ai tanti venditori di fumo). Quindi, le squadre si muovono: compatti legionari, che pensano di aver in tasca la fiducia incondizionata dello scimunito x percento che li ha votati alle comunali. E poi – me lo scriveva su Facebook una mia cugina – il mare di settembre è qualcosa di meraviglioso.

L’anno scorso lo scrivemmo fino alla noia. Che Catania, cioè, ha bisogno di una classe politica che non si affaccendi in altre faccende che in quelle della città. Pubblicammo perfino i dati sulle presenze. Quando la cosa ebbe una certa eco, si presentò un mazzo di consiglieri (2 su 3 per l’esattezza: mediamente 30 a seduta), molti tra i quali a rimproverare il “populismo” (manco sanno che cosa sia) dei mezzi di informazione, e a sprecare fiato con la solita cantilena della “politica fatta tra la gente” e bla bla bla. Non è servito a niente. Esperienza vuole che, finita la festa dell’estate, delle elezioni qui e là, delle assemblee di partito e i mal di pancia per le poltrone mancate, si torni al consiglio, quanto meno per far numero. Lascio immaginare con quale spirito.

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