"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

26 settembre 2010

SCUOLA, UNIVERSITA' E L'ITALIA CHE NON CAMBIA





Probabile che si chiuda battenti. E non certo per vacanze estive, ma per vacanza di idee e, soprattutto, di soldi. Alla scuola italiana sono stati tolti qualcosa come 8 miliardi di euro in tre anni. All’università addirittura il 20 % del bilancio. Prima di questa sfoltita, eravamo fanalino di coda nelle statistiche Ocse per la spesa nel campo dell’istruzione e della ricerca. Adesso, non resta che vederci esclusi da ogni graduatoria, come nelle tabelle meteo quando non giungono indicazioni sulle temperature. “Non pervenuto”.

Da Palermo a Milano si protesta. Ed è una protesta che rode il consenso di un governo, che in quella primavera del 2008 si diceva di “qualità”, più che le dispute tra i galletti del pollaio delle libertà. Non fosse per altro che perché da anni le mamme portano a scuola la carta igienica e i padri prestano la loro manodopera per imbiancare stalle fatiscenti. Quest’anno, poi, i genitori hanno potuto verificare che si diceva il vero, quando si temeva che, a forza di tagliare cattedre, le aule italiane sarebbe diventare carri da buoi nei quali stipare decine e decine di bambini. I propri bambini, mica quelli altrui.

La signora ministro ripete che, nonostante tutto, staremo nella media europea. Non è forse vero che il rapporto tra alunni e docenti in Italia è di uno a 12 mentre altrove è inferiore? La signora lo ripete continuamente, un paio di pennivendoli le fanno da cassa di risonanza. Ma è meglio non comprare una macchina usata dalla Gelmini, se è così facilona nello giurare e spergiurare sulla testa dei nostri ragazzi, senza prima aver considerato due cose: che altrove, nell’organico docenti, non vengono conteggiati quelli di sostegno, e che le ampie aule sono inseriti in complessi architettonici di nuova costruzione, e non in vecchi conventi dell’Ottocento.

La tiritera sull’università è diversa. In un paese corrotto come l’Italia, la salubrità della morale viene ricercata nelle aule dell’accademia, e ci si scandalizza se non la si trova. Va però ricordato che, a parità di antipatia e di boria, un politicante ci costa dieci volte un ordinario. E quando l’intellettuale al soldo dello Stato vuole fregare la comunità, si spartisce un bottino che non va oltre le tre, quattro mila euro. Il politicume fa la cresta a commesse statali di parecchi miliardi.

Per salvare l’Italia dalla sua università, il governo ha tagliato fondi come non mai nella storia di questo paese. Continuano ad avere prebende da nababbi, eppure i nostri uomini politici credono che chiudendo il rubinetto passi la sete. L’idiozia è non vedere che, così facendo, si restringe la base – e non il vertice – di coloro che si potranno dissetare. E che, solitamente, sono quelli che ne avrebbero più diritto.

Come uscirne? Ponendosi le giuste domande: qualcuno pensa che Gemma, la figlioletta appena nata della signora ministro dell’Istruzione, sarà compagnetta di banco del proprio figlio? O che Barbara Berlusconi, figlia del signor presidente del Consiglio, abbia frequentato l’università statale dove mancano ormai perfino i docenti?

Non si tratta di impedire a chi ha di continuare ad avere. Ma che questi tolga agli altri.


Pubblicato su L'Alba del settembre 2010.

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