"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

27 settembre 2010

REGIONE SICILIA: IL POKER DI LOMBARDO E' SERVITO


di Antonio G. Pesce-
Quando arriva in aula, Raffaele Lombardo ha il fiatone. Più volte durante l’intervento la voce cala, e arriva a perdere pure la calma. Cosa che non gli capita molto spesso. Ma è il suo quarto governo, glielo hanno fatto sudore, ed egli stesso è consapevole che, questa volta, è ancor più dura di quelle già trascorse.

E l’aula – l’ala destra soprattutto, l’ala del Pdl, l’ala degli ex alleati – non gli renderà per nulla facile l’intervento. Lombardo inizia volando alto: ricorda il governo Milazzo che, in quel 1958, appoggiato dall’Msi e dal Pci riuscì a scalzare la Dc dal governo della regione. Una Dc allora potente in Sicilia. Una Dc che fece – molto prima del centrodestra – il “cappotto” nelle urne sicule. Poi, arrivano i passaggi più duri. Lombardo ricorda la riforma della sanità del suo assessore Russo, cioè quel nodo del pettine che mandò in pezzi la coalizione che lo elesse presidente, e si difende in modo piccato dall’accusa di “ribaltonismo”.

A questo punto, dieci minuti di non proprio decorosa battaglia tra il leader autonomista e alcuni deputati del Pdl. Il presidente del parlamento, Francesco Cascio, chiede il silenzio in aula, redarguisce fra gli altri i deputati Leontini e Formica, invita lo stesso Lombardo a non rivolgersi solo a coloro che lo contestano ma a tutta l’aula. Infine, nonostante più volte l’abbia intimata, si vede costretto alla sospensione della seduta, convocando una riunione dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori c’è più calma. Lombardo va direttamente al nodo delle questioni. Innanzi tutto, quanto durerà il governo e che tipo di coalizione è quella che lo sostiene? ‹‹Il mio sarà un programma per la legislatura, ma anche per il tempo che servirà per realizzare le riforme. Le condizioni di salute sono buone. Il tempo è lungo, non ci sono dubbi, siamo pronti a correzioni, se serviranno, ma la stagione delle riforme va avanti. E stavolta si collabora a tutto campo senza timore e prudenza. Ci si imbarca se si vuole per un viaggio senza ritorno, oltre questa legislatura. Se saremo bocciati dai siciliani, va bene lo stesso, ma non li avremo traditi››.

Parla di riforme il presidente della regione. Ma quali? La prima è quella che riguarda la regione stessa, definita da Lombardo – senza mezzi termini – un “pachiderma”: ‹‹Piena zeppa di leggi e regolamenti, circolari e decreti. Dobbiamo dimagrire questa regione, dobbiamo decentrare sul serio. Un decentramento effettivo perché non si sostituisca a un centralismo statale un centralismo regionale. Si tratta quindi di esaltare le nuove responsabilità dei comuni››. Ci dovrà essere, poi, quella che riguarda una risorsa ‹‹preziosa, enorme e costosa››: quella cioè del personale. Inoltre, ‹‹la riforma delle tante aree industriali e degli innumerevoli enti, riducendo anche i componenti dei consigli di amministrazione. Basta enti in rosso con troppo personale››. E quella dell’agricoltura, delle energie alternativi, della scuola e del suo precariato (ovviamente nei campi di competenza regionale).

È un Lombardo che spara alto, ben sapendo che, presto, la realtà sarà più prosaica, legata ai numeri, alla solidità della nuova maggioranza che lo sostiene. E, alla fine, fa i nomi di coloro, che sua quarta avventura si sono imbarcati: Massimo Russo, Piercamelo Russo, Mario Centorrino, Marco Venturi, Caterina Chinnici, Gaetano Armao, Gianmaria Sparma, Andrea Piraino, Letizia Diliberti, Sebastiano Messineo, Elio D’Antrassi, Giosué Marino. Ovviamente, prima di mostrarsi fiero di chi c’è, si era mostrato grato verso chi non ci sarebbe stato, che ha tanto bene operato ‹‹con grande scrupolo e abnegazione››. Si pensi a Nino Strano, l’assessore del turismo “gaio”, a cui i nuovi alleati del Pd non hanno perdonato l’essersi ingozzato di mortadella tra gli scanni alla caduta del governo Prodi.

Nonostante le frenetiche trattative tra Roma e Palermo, Strano non ce l’ha fatta. Anche nella politica i cibi ricchi di grassi sono sconsigliati.


Pubblicato il 22 settembre su www.cataniapolitica.it

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