"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

28 settembre 2010

LA GRANDE FAMIGLIA: DA COSENTINO AI TULLIANI


di Antonio G. Pesce- Poi ci dicono che la famiglia non è più un valore! Che l’amicizia e i forti vincoli che reggevano il mondo dei galantuomini che ci hanno preceduto non hanno resistito al dilagare del nichilismo. Preoccupazioni da preti, da filosofi e sociologi della domenica. La famiglia è salda in Italia, e vivi i vincoli più profondi dell’esistenza. Magari solo per convenienza. Magari non si crede più all’amore romantico. Ma la famiglia c’è, l’amicizia (quella tra pari, l’unica che possa esistere per Aristotele) pure.

Grandi esempi ieri dal nostro parlamento. Prendiamone atto: chi ci rappresenta e governa è migliore di noi. Di noi che non abbiamo amici quando c’è da avere una raccomandazione per il figlio. Di noi con questo pallino della giustizia, dell’onestà, della coerenza. Di noi, che litighiamo con i parenti più stretti per questioni di principio, per avere la collana senza valore della zia.

Guardiamo l’esempio. Ieri si votava per dare o negare il consenso all’utilizzo delle intercettazioni nel processo che vede coinvolto l’on. Cosentino, accusato mica di robetta: di essere colluso con i clan della camorra. Lo stesso interessato aveva sollevato i sodali dall’imbarazzato della scelta: votate come vi pare, secondo coscienza (cioè, insomma, come si dovrebbe fare ogni volta). Però, quando a larga maggioranza, la Camera ha respinto la richiesta dei magistrati, un sorriso gli si è stampigliato sul volto: è il sorriso di chi ha ormai la chiara consapevolezza di non essere solo a questo mondo. Nonostante i finiani gli abbiano votato contro (almeno nelle intenzioni, e certamente una gran parte di loro, ma è bene ricordare che la votazione è stata effettuata a scrutinio segreto), i fratelli del Pdl, della Lega e qualche altro buonuomo – ché di brava gente ormai se ne trova a iosa – lo hanno salvato da un pericolo che lui stesso non temeva. Quanto l’amore sa essere protettivo!

E che esempi di vincolo famigliare e coniugale! Ieri dall’isola di Santa Lucia, dove sono nate le due società offshore titolari della casa a Montecarlo dove vive Giancarlo Tulliani, cognato del presidente della Camera che aveva ai tempi di An il compito, insieme ad altri, di vendere quell’appartamento donato al partito da una ricca nobildonna, da Santa Lucia sono rimbalzate notizie e soprattutto documenti che comproverebbero la proprietà di Tulliani.

È bastato questo, perché da oggi le elezioni anticipate siano possibili ad ogni momento. I legalisti finiani, che firmano leggi sulla cui natura non ci dovrebbe essere dubbio alcuno, non appena si son letti certi titoli, hanno fatto tremare la politica italiana. Toccategli tutto ma non il loro Fini. E a Fini chiedetegli tutto, ma non qualche spiegazione in più: perché, ad esempio, in un appartamento da lui trattato, con miliardi di persone al mondo e con centinai di acquirenti d’immobili a Montecarlo, ci sia andato a finire proprio suo cognato, pagandolo tra l’altro quanto un garage. La destra europea di Fini e Granata è tanto laica da mettere in dubbio il valore pubblico della religione, la sacralità della vita, la natura sessuale del vincolo famigliare, però diventa arcigna quando c’è da dire, una volta per tutte, che non c’entra la parentela, ma il caso – un caso tanto cieco da essere sempre generoso con alcuni e meno con altri. E che mentre le porte del paradiso si sono aperte anche per la classe operaia, quelle di Montecarlo continuano ad essere off limits.

Non basterebbe che questo per dire che sì, la famiglia abbia la struttura che si vuole – aperta, chiusa, trasversale, fatta da soli maschi o sole femmine – ma la famiglia resta sempre la famiglia. E per la famiglia si mandano alla malora il bene comune e la coerenza personale.

Ma niente, nel declino italiano, deve mancare. E ad ogni cognato corrisponde un fratello. Più fratelli. Quelli di sangue, proprietari di uno dei giornali che ti attacca il nemico numero uno, e quelli di sodalizio, proprietari dell’altro che fa lo stesso gioco. Quando, anni addietro, i due fogli sapevano sproloquiare sulla strana sintonia di pezzi, di linea editoriale e di titoli tra il Corriere e Repubblica.

I Berlusconi e gli Angelucci, il Giornale e Libero, i Tulliani e i Fini, Roma e Montecarlo. Una volta era la pasta, la salsa e la pizza. Oggi è un vincolo ancor più forte a fare del mondo il salotto accogliente di casa nostra. E vedrete: rimpiangeremo la vecchia, semplice e casereccia Italia di una volta.


Pubblicato il 23 settembre 2010 su www.cataniapolitica.it

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