"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

21 settembre 2010

MICCICHE' LO ZOPPO



Antonio G. Pesce- Comprendere la politica siciliana è assai difficile, e ciò giustifica in parte la disaffezione che il cittadino le mostra non appena finita la competizione elettorale. Tuttavia, c’è un modo per darle un qualche significato: credere a metà delle cose che il politico siciliano dice e cercare di immaginare metà di quelle che pensa.

Vediamo che stanno pensando. Intanto, sappiamo che Lombardo vuole un governo tecnico. Nel suo blog, il governatore è chiaro: non gli piacciono i tecnici, perché ama i politici come lui, ‹‹eletti dalla gente e titolari di una rappresentanza chiara››. Non ha torto: l’uomo politico ci mette la faccia e, soprattutto, il partito. Il tecnico no. Ed è facile dimenticarlo al momento del voto. Però, il momento non è proprio quello giusto per fare gli schizzinosi, e c’è da incrementare i numeri della maggioranza. Inoltre, il presidente siciliano non vuole andare al voto.

Per questo, ha tessuto una trama tanto larga da aver fatto – bisogna dargliene atto – un mezzo capolavoro politico: il terzo polo potrebbe nascere in Sicilia. In un governo tecnico, entrerebbero i rutelliani, che il terzo polo lo cercano da quando hanno formato l’Alleanza per l’Italia, e l’Udc di Casini, che per il terzo polo hanno lavorato anche alle scorse regionali. Un governo del genere ovvio che non dispiace al Pd, in cui Lupo e Cracolici si sono spesi per un appoggio “tecnico” allo scorso governo Lombardo. E sarebbe anche un modo per scardinare le fila berlusconiane in Sicilia, e per non andare ad un voto per cui a sinistra non si è per nulla preparati (nemmeno a livello nazionale, figuriamoci in regione).

L’incontro tra Lombardo e Berlusconi può aver sancito questo: un divorzio (molto) all’italiana, dove si rimane per un po’ sotto lo stesso tetto, perché entrambi i coniugi non possono permettersi di pagarne le spese. E che ad entrambi convenga è presto detto: Lombardo da anni cerca di serrare le fila del suo partito che, proprio perché a dimensione locale, non può permettersi la “liquidità” di quelli nazionali, sempre trainati da un leader carismatico e da molta presenza televisiva. Non c’è ancora riuscito, e affrontare le urne alla regione senza aver neppure chiara la coalizione sarebbe un suicidio politico. Andare ancora col centrodestra? Lombardo è troppo attento per non aver sentito gli scricchiolii del sistema, e per non vedere come in due anni di governo nazionale la Lega ha fatto dimenticare del tutto i problemi della Sicilia. Addirittura, usando risorse destinate all’agricoltura meridionale per coprire gli sforamenti delle quote latte degli allevatori del nord. Tant’è che nel suo blog scrive a chiare lettere, dopo anni di sodalizio ideologico: ‹‹Sappiamo bene che le condizioni poste dalla Lega sono che si faccia esclusivamente l’interesse del nord con un disprezzo nei confronti del sud che è insopportabile e intollerabile. Andare alle elezioni domani mattina avrebbe significato che il sud e la Sicilia avrebbero perso››.

A Berlusconi conviene dal canto suo. Non solo per non rischiare l’effetto domino di un voto anticipato, ma pure per non risolvere, in questo momento di forti fibrillazioni, i problemi che attanagliano da un anno e più il suo partito nell’Isola: basti pensare che qui di Pdl ce ne sono due.

Ma allora tutti contenti? No, Micciché no, e a ragion veduta. Il suo non è stato un appoggio esterno a Lombardo, ed è ovvio che ora ha tutto da perderci. E poi basta leggere la dichiarazione di Fabio Mancuso, deputato regionale in forza alla squadra di Castiglione, che ha dichiarato la disponibilità dei “lealisti” a votare provvedimenti importanti di un governo Lombardo di natura tecnica, per capire che c’è chi si aspetta dai tecnici al potere la soluzione del dualismo siculo. Insomma, un accerchiamento di Micciché. Che resterebbe con i suoi tagliato fuori dalla regione e, conseguentemente, vedrebbe limitata la sua influenza anche all’interno del partito.

Difficile immaginare che accadrà martedì, quando Lombardo tornerà a incontrarlo. Sabato abbiamo assistito ad una fumata nera, un nulla di fatto. Ma se proprio non ci fosse più nulla da fare? Se alla fine – semplicemente – ad Arcore si siano stufati di giocare con due mazzi di carte, e a Grammichele non vogliano farsi trovare impreparati a possibili e future grandinate? L’ennesimo tentativo di Micciché di smarcarsi sarebbe andato in fumo. Anche perché ormai da un anno cammina con gli “zoppi” finiani.

E si sa che chi va col zoppo….


Pubblicato il 13 settembre 2010 su www.cataniapolitica.it

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