"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

3 novembre 2010

LUIGI E' UN AMICONE (NON PROPRIO)


di Antonio G. Pesce- Appartenere ad una tradizione millenaria di santi e martiri. Avere in “casa” come esempio di governo una delle menti più lucide del secolo. Poter difendere la vita e la libertà di più di un miliardo di persone nel mondo. E ridursi alle apologie del “garantismo” berlusconiano e del localismo leghista.

Se ognuno è arbitro della propria fortuna, a Luigi Amicone, direttore del settimanale ‘Tempi’, converrebbe regalare una moviola per rivedersi, a casa, le comparsate che fa nei salotti di discussione pubblica. Si accorgerebbe di aver svenduto, per meno di trenta danari, la tradizione cattolica a cui appartiene, riducendola ad una battaglia di congrega (quella di Comunione e Liberazione post-Giussani) per la difesa della Lombardia formigoniana e delle rivendicazioni territoriali del più bieco leghismo, condite da paragoni nei quali spiccano le virtù eroiche dalla “razza padana”.

A “Omnibus” (La7) di venerdì, Amicone ha invocato un “governatorato militare” (sic!) per risolvere la questione dei rifiuti a Terzigno e zone limitrofe. Che quei cafoni che abitano il sud della penisola italiana abbiano offerto a chicchessia molte occasioni per dire sciocchezze, questo è purtroppo evidente. Ma rubricare ‘ogni’ manifestazione di terronico dissenso verso le scelte centralistiche (ancorché giuste) come “espressione di malavitosità occulta” mi pare davvero il più evidente segno della violenza del linguaggio politico attuale. Dopo il discredito che, ormai, si lancia a palate sulla persona altrui anche da parte di chi fa professione pubblica di personalismo cristiano, che altro rimarrà da fare se non sparare sul mucchio? Appunto, Amicone docet.

Serve la legge marziale. Forse solo la legge marziale può salvare l’Italia. Ma utilizzare i carri armati contro le pietre e le urla di un centinaio di donne, senza averli mai schierati contro la mafia al sud e le brigate rosse (prima) e le camice verdi (poi) al nord, è come passare a setaccio i conti delle case in affitto del ceto medio e poi ‘scudare’ col 5% il danaro della speculazione. Appunto.


Pubblicato il 23 ottobre 2010 su www.cataniapolitica.it

Nessun commento: