"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

28 novembre 2010

LA LUCE DI RATZINGER


di Antonio G. Pesce - Esce in questi giorni Luce del mondo, il terzo libro-intervista che il giornalista tedesco Peter Seewald firma con Joseph Ratzinger. Ed è un libro che susciterà vero ‹‹scandalo›› per i tanti benpensanti, che in questi cinque anni non hanno risparmiato ingenerose critiche al pontefice.

Come dichiarato dallo stesso intervistatore, Benedetto XVI non ha mutato di una virgola le domande che gli sono state rivolte né, a intervista conclusa, ha ritoccato le risposte, se non per esprimere con più chiarezza alcuni passaggi: «Io ho presentato in anticipo una traccia – ha affermato ad Avvenire Seewald – ma le domande non sono state concordate e non ne è stata rifiutata nessuna. Per Ratzinger non ci sono temi tabù. Ha lasciato nel libro la parola parlata e nel dare l’autorizzazione finale ha solo fatto piccole correzioni, dove riteneva necessarie alcune precisazioni testuali».

Dagli stralci pubblicati in questi giorni, scopriamo che c’è anche un Papa privato, che avrebbe dovuto fare la cyclette, come consigliatogli dal medico ai tempi della congregazione della dottrina della fede, ma che per ora non ha tempo; che, insieme alla famiglia pontificia (quattro donne della comunità dei Memores Domini e i due segretari) festeggia i compleanni, gli onomastici e il Natale; che guarda la televisione – i notiziari in modo speciale, ma anche dvd – e ha apprezzato un film su Giuseppina Bakhita, senza mai dimenticare di rivedere spesso Don Camillo e Peppone.

Ma è soprattutto il Pontefice nella sua veste di capo della Chiesa che farà discutere. Da quello che è trapelato, Ratzinger “demitizza” alcuni luoghi comuni. Innanzi tutto – e fin qui solo folclore – quel che è accaduto nella “Camera delle lacrime”, lì dove avviene la vestizione del neoeletto papa prima che si affacci dalla Loggia. ‹‹In realtà, in quei momenti si è presi da questioni molto pratiche – risponde Ratzinger – esteriori: innanzitutto come aggiustarsi la veste e cose simili. Sapevo che di lì a poco, dalla Loggia centrale, avrei dovuto pronunciare qualche parola, ed ho iniziato a pensare: “Cosa potrei dire?” Per il resto, fin dal momento in cui la scelta è caduta su di me, sono stato capace soltanto di dire questo: “Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre! Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi!”››.

Poi Seewald gli fa notare che egli è il Papa più potente di tutti i tempi: i cattolici sono in continuo aumento, e la Chiesa in espansione in tutte le latitudini. ‹‹Sono statistiche che certo hanno la loro importanza. […] Ma il potere del Papa non è in questi numeri›› risponde placidamente e, con molto realismo, continua: ‹‹La comunione con il Papa è di tipo diverso, e naturalmente anche l’appartenenza alla Chiesa. Tra quel miliardo e duecento milioni di persone ce ne sono molte che poi in realtà nel loro intimo non ne fanno parte. […] Stalin aveva effettivamente ragione quando diceva che il Papa non ha divisioni e non può intimare o imporre nulla. Non possiede nemmeno una grande impresa, nella quale, per così dire, tutti i fedeli della Chiesa sarebbero suoi dipendenti o subalterni. In questo senso, da un lato il Papa è una persona assolutamente impotente. Dall’altro ha una grande responsabilità. Egli è, in un certo senso, il capo, il rappresentante e allo stesso tempo il responsabile del fatto che quella fede che tiene uniti gli uomini sia creduta, che rimanga viva e che rimanga integra nella sua identità. Ma unicamente il Signore ha il potere di conservare gli uomini nella fede››.

Sono solo alcune delle domande dirette che il noto giornalista tedesco rivolge a Benedetto XVI. Si parla anche di Shoah, e questo potrebbe essere un altro passo ad alta concentrazione polemica, dato che Ratzinger esprime la sua vergogna come tedesco, ma difende esplicitamente il Pio XII, notoriamente tasto dolente del dialogo con una parte non irrilevante del mondo ebraico. E poi, la questione del profilattico, fin troppo banalizzata dai media. Ratzinger inserisce la discussione sul condom in una discussione più ampia circa la banalizzazione della sessualità nell’epoca attuale. In questo senso – ecco ‘l’esempio di scuola’, ‘caso limite’ affrontato già da qualche decennio nelle scuole teologiche – l’utilizzo del preservativo da parte di una prostituta può essere il primo momento di un ritorno alla comprensione dell’importanza del corpo.

C’è da chiedersi a questo punto: non sarà che il fraintendimento sensazionalistico sia stato voluto, al fine di deviare la discussione dai punti davvero importanti su cui poggia la discussione del libro? Che il Papa abbia precise intenzioni pastorali lo dice, del resto, padre Lombardi, portavoce della sala stampa vaticana, il quale ha dichiarato di aver chiesto a Benedetto XVI le ragioni che lo hanno spinto a scrivere questo libro-intervista. ‹‹Perché il Papa ha fatto questa intervista? Perché ha pensato che parlare alla gente di oggi, in un linguaggio anche semplice, colloquiale, sulle tante questioni che la gente si pone, fosse un buon servizio che egli poteva rendere››.

Non è poco per chi lo riteneva un astruso e bigotto teologo.


su Cataniapolitica.it, il 24 - novembre - 2010

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