"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

23 novembre 2010

CHE MALE C'è? C'è, C'è!


di Antonio G. Pesce- «Che male c’è?» si è sentito rispondere Travaglio, l’altra sera ad Annozero, dal ministro Bondi. È difficile immaginare risposta più spiazzante, preceduta dalla più candida delle ammissioni. Al responsabile del dicastero alla cultura (MiBAC) era stato chiesto se fosse vero che il figlio della compagna, deputata Pdl, avesse un contratto col ministero.

La replica, quasi sdegnata, di Bondi seguiva, del resto, le dichiarazioni di Manuale Repetti, la mamma del giovane: «Resta dunque il fatto, e l’unico che conta, che mio figlio – ha affermato – non ha alcun contratto col ministero della Cultura. È un ragazzo come tanti altri che, in attesa di laurearsi a breve, sta lavorando con un semplice contratto a tempo determinato per mantenersi gli studi. Si vergognino dunque tutti quei personaggi da quattro soldi che strumentalizzano anche fatti non veri per meschini fini politici».

Puntualizzato che il contratto il giovane ce l’ha con il Centro Sperimentale di Cinematografia, col quale il ministero stipula convenzioni per farsi supportare nel lavoro – «con le difficoltà di personale che abbiamo non ce la facciamo», ha dichiarato il direttore generale del MiBAC Nicola Borrelli – qui che non si vede l’ombra di uomini politici da quattro soldi possiamo indignarci?

I finiani non gli voteranno la sfiducia, presentata dall’opposizione per i ben noti fatti di Pompei – è notizia di ieri. Del resto, anche loro hanno avuto problemi con rampolli di alta genealogia. Ma chi il pedigree non ce l’ha di lusso, e i santi protettori più che in parlamento siedono attorno al Trono dell’Altissimo, avrà il diritto di sentire un moto di rabbia salirgli su, come caponata indigesta, dalle viscere dello stomaco? Oltre ad avere incancrenito una nazione, vogliono farci ammalare il fegato?

C’è di male che in questo Paese, se vuoi mantenerti agli studi, devi ricorrere alle finanze della famiglia di origine, o andare per una ventina di euro a servire nei pub – se ti va bene. Le borse di studio – tagliate! – sono solo per chi non supera le soglie massime di povertà.

C’è di male che, nonostante lauree, specializzazioni e dottorati, rimani disoccupato per anni, con nemmeno la consolazione di un ‘contrattino’ per sbarcare il lunario.

C’è di male che in questo Paese la ricerca universitaria è a carico delle famiglie: anni e anni di precariato, per avere infine un paio di mosche in mano.

C’è di male, infine, che se sei archeologo (ovviamente a tempo determinato) vieni pagato quattro volte meno un commesso della Camera; se sei ordinario all’università, tre volte meno di un Parlamentare; se sei professore precario nella scuola, ti fai mille chilometri di distanza solo per muoverti in una asfittica graduatoria. Sempre che frattanto una maestrina di legge, abilitatasi alla professione forense nel deprecato sud, non t’abbia stroncato ogni speranza di campare col frutto di almeno sette anni di duri sacrifici.

«Che male c’è»? C’è di male che questo Paese sa indignarsi collettivamente solo per lo sculettamento di Ruby e sventurate varie e non per la sfacciataggine dei detentori del potere.


Pubblicato il 19 novembre 2010 su www.cataniapolitica.it

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