"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

27 luglio 2011

Il Ponte non c'è. La Sicilia neppure

Il Ponte non c’è. La Sicilia neppure 


di Antonio G. Pesce – Dove non arrivano i siciliani, arrivano gli altri. Noi siamo amletici. Noi siamo poetici, ci piace il mare. E il rischio che, col Ponte sullo Stretto, non ci fossero più i traghetti, e le belle file a Villa nel pienone di agosto, ci stringeva il cuore. Così l’Europa, nonostante ci tenga molto alla Sicilia e ai siciliani (e, in generale, a tutti i popoli che non siano degnamente rappresentati da una banca), ha tagliato la testa al toro. Che, in questo caso, è il corridoio n.1 Berlino-Palermo. È? Era! Perché nella proposta di bilancio per il 2020 – tra parentesi: questi discutono un bilancio 8 anni prima, quando riescono a malapena a salvare la moneta unica dall’attuale crisi! – il corridoio n.1 è stato sostituito da quello n.5 Helsinki-Valletta. A pesare pare siano i ritardi, e l’eterne posizione ondivaghe di società civile, Stato, politica, ecc.
Per evitare la Sicilia, che fa di tutto per farsi evitare, si arriverebbe a Napoli e poi si taglierebbe per Bari, proseguendo in nave per Malta. Dico: M A L T A ! Di tutto, insomma, pur di non arrivare in Sicilia. Del resto, noi abbiamo fatto di tutto: già il governo era intenzionato solo a parole, dato che ai leghisti la cosa – è notorio – non è mai garbata. Poi siamo arrivati noi, con la nostra poesia, la paura della mafia, l’impatto ambientale, e tante altre scuse, sotto le quali si nasconde una paura matta del futuro che non sia quello dei diritti civili, e della tecnologia che non sia quale dei nuovi Frankestein.
In questa diatriba contro il Ponte, senza alcuna alternativa che non i traghetti classe 1949, abbiamo dovuto sentire perfino il dirigente ‘paesano’ del Pd affermare: ‹‹A che serve il Ponte, se da Sciacca a Messina ci vogliono quattro ore di macchina?››. Come chiedere la chiusura degli aeroporti lombardi, perché dalla Valtellina li si raggiunge dopo un paio di ore di tornanti tra le montagne.
Stiamo tranquilli, però. Non siamo soli. Siamo in buona compagnia noi siciliani. In queste settimane c’è stata guerriglia al Nord per la Tav. E qualche mese fa abbiamo fatto un referendum per impedire che continuasse la ricerca sul nucleare. Tutto giusto, per carità. Soltanto che, intanto, il mondo va da tutt’altra parte. Capisco: noi siamo il Paese delle eccezioni. Da noi c’è sempre una buona ragione per non fare qualcosa: la friabilità del terreno, gli stormi di uccelli, il bimbo che prende freddo, ecc. Tutto giusto. Però, una buona volta è bene decidersi da che parte andare. Basta dirlo, e in poco tempo possiamo tirare fuori dalla cantina il carretto del nonno. Sperando di trovare ancora un mulo pronto a tirarlo, senza opporci qualche diritto.


Pubblicato il 26 luglio 2011 su Catania Politica

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