"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

30 luglio 2011

Catania sonnambula

Catania sonnambula 


di Antonio G. Pesce - Che fossimo notturni non ne avevamo alcun dubbio. Anzi: più che notturni, siamo socievoli, ci piace parlare. È che questa dote non la sappiamo sfruttare. Madrid sì, invece. Ad ogni buon conto, da un’indagine delle attività sul social network Badoo, Catania risulta essere la quarta città più nottambula d’Italia, con Firenze e Roma, preceduta da Napoli, Torino e Milano.
Sono semplici dati. Non ci dicono nulla. Se, però, facciamo mente locale, forse possiamo pensare ad una Catania diversa, meno chiusa in casa a chattare come uno scolaretto sfigato, e più in strada a vivere con gli altri (e ad accoglierli). Una Catania da ‘movida’ che tuttavia stenta a decollare. Una Catania sonnambula, che vivacchia sulle scalinate di palazzo delle Finanze, attendendo che si faccia giorno nel tedio di una nottata spenta. Perché? Innanzi tutto c’è un problema di sicurezza. Inutile girarci attorno. Sicurezza che già manca anche per gli stessi residenti, che lamentano l’abbandono delle strade, durante la notte, ai più svariati ‘fumi’, dove quello meno pericoloso non necessariamente è quello etilico. Inoltre, ritrovi poco controllati sono un pericolo anche per quegli avventori che, nonostante siano in vena di un po’ di allegria con amici e ragazza, non vorrebbero perderci la vita, perché qualcuno ha alzato troppo il gomito. Il controllo, dunque, e il rispetto delle regole. Cosa gradita ai gestori dei locali, agli clienti dei locali e ai vicini dei locali. Ma quasi sempre disattesa.
Non basta però. Serve altro. Serve non solo il controllo della massa, ma anche il collante. E qui siamo proprio scarsi, e non solo per colpa di chi amministra questa città. Qualche anno fa, fioccarono durissime le critiche: niente estate a Catania, nessuna ‘movida’. Piazza Teatro Massimo quasi buia. Qualche anziano seduto e un paio di ragazzi. D’accordo: Stancanelli non è affatto mondano. La sera, dopo una giornata di duro lavoro, si mette le pantofole, la canottiera di flanella, e sprofonda nella sdraio. Però non possiamo aspettarci che sia sempre lo ‘Stato’ a pagare servizi, per poi tirarsi indietro e lasciare ai privati il compito di passare all’incasso. Non può organizzare l’animazione per i locali: lo ‘Stato’ non fa l’animatore né il PR. Quando si sta bene, c’è cuccagna per tutti. Quando si sta come si sta a Catania (e in tutta Italia, e in tutta Europa, e perfino negli Stati Uniti…), ciascuno deve fare il proprio dovere. La città pullula di talenti, la cui unica colpa è di essere italiani, siciliani, catanesi. Fossero nati altrove …
Abbiamo bisogno di un’anagrafe del talento, al quale offrire un palcoscenico – una location, come dicono quelli che sanno parlare bene, e degli sponsor. Senza cedere al fascino delle colonizzazioni, peraltro pagate con laute parcelle. Nel ragusano e nell’entroterra ennese capita che il baretto offra l’intrattenimento musicale all’intera paese. Da noi attendiamo che il sindaco scenda in piazza con tutta la sua baraonda di assessori e consulenti (non sarebbe male però …).
È in questi momenti che l’innovazione paga, che l’idea mostra tutta la propria prorompente vitalità. Le vie battute sono le più costose – il vip è un reazionario a cui nessuno ha il coraggio di togliere il feudo. Ve ne sono altre, invece, che bisogna intraprendere, quando in quelle solite gli altri ci saranno sempre davanti. Scordiamoci di governo, regione e amministrazione: se Catania si salva, lo dovrà ai suoi giovani. Quelli che hanno ancora un’idea da condividere.

Pubblicato il 28 luglio 2011 su Catania Politica

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