"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

22 settembre 2011

Consiglio, tutti contro il revisore (e il Bilancio troppo tecnico)

Consiglio, tutti contro il revisore (e il Bilancio troppo tecnico) 

di Antonio G. Pesce - La fine arriva per tutto. Perfino per le parole. Così, ieri sera s’è concluso l’acceso dibattito sul bilancio preventivo, che ha visto coinvolto il Consiglio comunale di Catania. Marco Consoli, il presidente, che si è sorbito questa maratona (e che avrà definitiva conclusione solo la prossima settimana, con due sedute dedicate alla votazione), forse sarà andato a casa con lo scranno appiccicato al fondoschiena, avendo seguito ininterrottamente i lavori. Ma non potrà negare che, ieri sera, c’è stato di che essere soddisfatti.
Ottimi interventi: alcuni per la forma, altri per il contenuto. Prende la parola per primo Francesco Montemagno (Misto-Api), in qualità di capogruppo del misto. Ed esordisce con la richiesta di dimissioni del collegio dei revisori, data la discordante visione del bilancio, emersa palesemente a causa di una nota, fatta giungere dal dott. Lo Certo alla stampa, nella quale si esprimeva un parere discordante da quello collegiale. Sarà questo il punto dolente su cui batterà la lingua di ogni capogruppo – chi per avanzare dubbi sulla ‘serenità’ del collegio, e chi per chiedere chiarezza. Montemagno ha poi messo in evidenza i due punti critici del bilancio: i conti delle partecipate e il bottino che si vorrà fare con le multe. Sul primo aspetto, il consigliere non ha negato che i conti possano essere migliori del passato, ma si chiede se vi sia un reale miglioramento gestionale. Sul secondo, invece, crede che si possa racimolare un bel po’, data che la virtù catanese non si esplica alla guida, ma si è chiesto – retoricamente – se il lavoro che andranno a fare i vigili urbani sia ben supportato dalla macchina organizzativa.
Gli ha fatto eco Rosario D’Agata: ‹‹Questa vostra operazione si potrebbe chiamare ‘cosmesi di bilancio’››. E il trucco maggiore, a detta del capogruppo Pd, sta nel far cassa sulle multe: per raggiungere gli obiettivi previsti dall’amministrazione, la verbalizzazione su strada dovrebbe aumentare del 60%. A D’agata, poi, non è andato proprio giù, che si discuta il bilancio di previsione, proprio quando si sarebbe dovuto cominciare a discutere quello consultivo. È Catania – non ha dubbi D’Agata – ad essere in forte ritardo: Milano, Ravenna, Rimini, Palermo, Enna, Ragusa, Trapani, lo hanno fatto prima. Alcuni assai prima.
Su un punto D’Agata si dilunga molto – mai come il compagno di partito Lanfranco Zappalà, che la sera prima aveva tenuto un discorso di due ore e mezzo – e che potrebbe essere foriero di un approfondimento in aula nei prossimi giorni. L’art. 64 del regol. sul decentramento prevede che le municipalità ‘debbono’ essere sentite su alcuni atti amministrativi, tra i quali spicca il bilancio. Ora, sono state sentite le municipalità, o sono state esse a non far pervenire parere?
Arriva Valeria Sudano, capogruppo del Pid. Le donne – si sa – vanno al nocciolo. Dunque, ci sono stati scappellotti, nell’ordine, per il presidente del Consiglio, reo di aver accettato il parere espresso dal revisore Lo Certo – parere nullo, a detta della Sudano, perché già ella si era battuta perché quello dell’intero collegio fosse chiaro: ‹‹Ci sono pareri favorevoli e pareri sfavorevoli. Non esistono pareri sotto condizione››. Poi è arrivato il turno della stessa maggioranza a cui appartiene il Pid. La Sudano ha fatto notare come – ed è vero – ella abbia seguito tutti i lavori, perché ‹‹dall’opposizione sono arrivate anche delle indicazioni degne note, al di là dei toni che a volte sono superflui›› Ma in aula, oltre lei e la Santagati (Pdl), non c’era nessuno ad ascoltare. Infine, ha chiesto – ed ecco il terzo scappellotto – che anche altre direzioni, oltre quella contabile e i vigili urbani, lavorino intensamente. Ad esempio, la direzione all’urbanistica. Catania conta 135 geometri, ci sono sei funzionari, e le pratiche inevase sono 20mila pratiche. Senza voler incitare alla cementificazione, ‹‹ma può essere che il comune di Acicastello ricavi 1milioni e più per le concessioni, e Catania appena 2milioni?››. E i risultati si vedono: sono stati tagliati fondi ai servizi sociali, soprattutto ai ricoveri per minori disagiati.
Sulla stessa linea dei colleghi, il vibrante intervento del capogruppo di La Destra, Nello Musumeci: ‹‹Siete una giunta di tecnici, di burocrati – ha detto con grande effetto – che non capisce che non ci si può limitare a restare fissi al rigore di bilancio, perché amministrare Catania è capirne le ansie, le aspirazioni, i dolori, ecc››. Musumeci ha espresso perplessità sull’operato dei revisori dei conti, sulle entrate che, a dir suo, sono gonfiate, e si è dilungato – a volte con qualche battuta in siciliano che non dispiaceva – sulle strategie ‘vessatorie’ applicate sugli automobilisti – e soprattutto al centro della città, lì dove il flusso è di provenienza della provincia, e non se ne paga i diversi scotti – quello elettorale soprattutto.
Quando i capigruppo della maggioranza prendono la parola, si avvicina la mezzanotte. Il primo è Salvo Di Salvo, dell’Mpa. ‹‹Questa amministrazione ha saputo salvare Catania dal dissesto finanziario. Non c’è dubbio – ammette sinceramente Di Salvo – che questo bilancio ha un approccio prevalentemente tecnico, forse dovuto anche agli scarsi fondi che arrivano dallo Stato centrale››. Ed illustra il vero errore: se si procedesse ad un vero decentramento, prevedendo delle spese congrue per le municipalità, che così potrebbe provvedere ai piccoli servizi del luogo, ne avremmo in risparmio e del benessere del cittadino. Questo il vero vulnus individuato dall’Mpa nel bilancio.
Tuttavia, Di Salvo ha fatto eco agli altri colleghi, e in modo assolutamente esplicito ha chiesto se Lo Certo sia ancora compatibile col collegio: ‹‹Non è ammissibile che su un atto di competenza, il collegio dei revisori dei conti si presenti con due pareri diversi. C’è un solo collegio, e ci deve essere un solo parere. Il dott. Lo Certo può esprimere quello che è il suo pensiero, ma lo faccia all’interno del collegio, magari lasciandone traccia nei verbali. Ma non può in maniera autonoma esprimere un parare totalmente diverso››.
Così pure Sebastiano Condorelli, capogruppo del Pdl. Condorelli non ha mancato di far notare la propria contrarietà all’atto personale di Lo Certo, mentre ha ricordato – e come capogruppo del Pdl non poteva non farlo – che è vero che il bilancio è disastrato a causa delle spese degli anni precedenti, ma è anche vero – cita il Sole24Ore – ‹‹che nel 2003 Catania risultò la città più appaltante d’Italia››. Condorelli ha invitato ad un’unità di intenti, nel rispetto ciascuno della propria funzione, per presentarsi ai cittadini catanesi a tempo debito – nessuno di attenda elezioni prima – con una città che abbia ‹‹un colore e un risveglio››.
L’intervento, però, che non ti aspetti, arriva a notte fonda. È la replica, per l’amministrazione, dell’assessore Roberto Bonaccorsi, fatto oggetto di troppe (quanto ovvie) attenzioni. E sono botte da orbi. Innanzi tutto per Lo Certo, del quale declassa il parere a ‘nota’, non essendo stati rispettati tutti i crismi della legge. Inoltre, entrando nel merito, attacca punto per punto i dubbi espressi dal revisore. Poi – piccola polemica – punzecchia il consigliere pd Lanfranco Zappalà. ‹‹Mi spiace che non si in aula – ha detto Bonaccorsi – io l’altra sera, nonostante abbia egli finito verso le due e mezzo, l’ho seguito››. È una battuta, suffragata – dice l’assessore – anche da prove visive: una foto scattata dal titolare al bilancio, ritrarrebbe Zappalà e D’Agata, gli unici due rimasti (chi l’ha scattata, e il presidente Consoli che gli era alle spalle, ovviamente no). Addirittura, Bonaccorsi cita il filosofo e scienziato francese Blaise Pascal sulla brevità. Zappalà lo aveva criticato per la brevità della realzione. Bonaccorsi replica: ‹‹Pascal scriveva all’amata, scusandosi che la lettera fosse lunga, ma non aveva avuto il tempo di renderla più corta›› (in realtà, caro assessore, Pascal non scriveva all’amata, ma ai poco amati Gesuiti: è la XVII lettera, datata 4 dicembre 1656, delle Lettere Provinciali).
Dopo la polemica filosofico-letteraria – si cita anche Ungaretti – con Zappalà, e un richiamo alla memoria di Manfredi Zammataro (La Destra-As), che aveva definito ‹‹noioso›› il bilancio (‹‹Abbiamo visto a cosa ci hanno portati i bilanci allegri e frizzanti dei decenni scorsi››), Bonaccorsi ha difeso i tempi di redazione del bilancio, facendo notare come gli enti che lo abbiano approvato prima dei tagli statali, hanno dovuto poi correre alle correzioni. Ed ha invitato ad una discussione accademica:‹‹Ho fatto una ricerca sui bilanci comunali degli ultimi 18 anni. Se mi darete l’occasione di potervela illustrare, vedrete come si finanziavano alcune cose negli scorsi anni››.
Noi di Catania Politica rimaniamo a disposizione.

Pubblicato il 22 settembre 2011 su Catania Politica

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