"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

11 settembre 2011

Connivenza col nemico, ovvero un paio di cose spiegate al Pd

Connivenza col nemico, ovvero un paio di cose spiegate al Pd 

di Antonio G. Pesce - Una sera del gennaio scorso fu deciso che sarei stato io, dall’indomani in poi, ad occuparmi della cronaca del Consiglio comunale. Secondo il direttore, quella poteva essere un valore aggiunto alle nostre pagine. Come tutti coloro che tengono la boria per la penna della propria vanità, ne fui un po’ risentito: volevo ancora salvare il mondo dal male.
Col tempo si impara a fare tutto. Ovviamente, si può non diventare dei maestri, e il più delle volte si sbaglia spesso, ma alla fine, con un po’ di volontà, si conosce meglio il proprio lavoro, e si finisce con l’amarlo. Dunque, si può comprendere che dispiaccia il piccato risentimento del Pd consiliare per un mio pezzo, nel quale gli rimproveravo – tra i tanti meriti da sempre riconosciutigli, e perfino nell’articolo in questione – la fiacchezza opposta al nuovo piano viario. Non me la prendo affatto, però. C’è sempre qualcuno più buono, tollerante, democratico e soprattutto integerrimo di altri. Oggi tocca a noi la ramanzina. Domani qualcuno potrebbe farla ai nuovi evangelizzatori.
Non potevo scrivere altrimenti però, e chiunque abbia assisto a quella seduta me ne potrà dare atto. Soprattutto, è mancata una linea netta. Passi che le critiche del Pdl siano lievi, perfino velate. È maggioranza, anche se a volte se lo dimentica. Ma l’opposizione, e soprattutto quell’opposizione che si candiderà a governare per ‘illuminare Catania’, che ne pensa del piano viario? Come avrebbe fatto le cose, se fosse stata maggioranza?
Domande ovvie, ma l’accusa è arrivata puntuale. È ormai una moda – come lo spritz, e prima ancora come l’happy hour (e infatti hanno la stessa durata) – quella di accusare di connivenza col nemico chi non dice quello che si vorrebbe sentire. Prima di D’Agata e compagni, si sono esibiti in diretta nazionale tutti i grandi interpreti della politica italiana: dai ‘tribunali stalinisti’ che turbavano le notti (allora pare le trascorresse dormendo) del Cavaliere, alla ‘macchina del fango’ del centrosinistra attuale.
Siamo del Pdl? Strano modo di esserlo: la stampa locale non si sta spendendo più di tanto nel raccontare i disagi derivanti dall’invenzione stancanelliana, e proprio noi, che siamo ‘collaborazionisti’, stiamo rompendo le scatole. E poi, come mai lo siamo diventati ora, che muoviamo qualche piccola critica, e non ieri, quando ammiravamo la strategia ‘piddina’ e l’opposizione coerente? Infine, bisogna davvero essere iscritti ad un partito, per assumere una posizione scontata come questa – tanto scontata che me ne vergogno un poco – e raccontare i disagi e ammiccare alle proteste contro un traffico ormai impazzito come la maionese? Bisogna davvero essere al soldo di qualcuno, per capire da che parte stare in questo caso?
Continuo a ritenere D’Agata una mente pensante, e che il Pd locale gli debba molto. Questa vicenda è solo una caduta di stile e nient’altro. Ma che dimostra chiaramente, se guardata in profondità, che dentro ciascuno di noi – perfino di me che l’addito allo sguardo del lettore – si nasconde la tendenza ad azzerare qualsiasi altra comparsa, che non sia la propria, sul palcoscenico pubblico.
Perché ciascuno di noi ha la propria parte da recitare. Me lo insegnò nel 1998 – un momento particolare per la mia crescita morale, politica e religiosa – Benedetto Croce, e ancora oggi io stesso non so essere all’altezza di quella pagina. Ciascuno di noi può recitare tutte le parti che vuole, ma soltanto una alla volta. Sempre lo stesso uomo, che deve però lasciare spazio anche ad altri.
Come essere umano, niente di umano mi reputo estraneo. Siamo tutti impastati col fango; siamo carne ed ossa. Chi non ha una certa debolezza, ne potrebbe avere benissimo un’altra. Non è additando al pubblico ludibrio le mancanze (vere o che tali mi appaiono) del Pd, che spero di salvarmi l’anima, bensì recitando il ‘mea culpa’ per quelle che mi appartengono. La verità è che dell’opposizione fatta in aula da D’Agata e compagni ne abbiamo avuta un’impressione, la quale, a sua volta, ci è sembrata una notizia. E se non lo fosse stata, non saremmo ancora qui a parlarne.
Questa la mia parte, quella del direttore, della redazione e di tutto il giornale. Quale quella dei membri del Pd lo sappiamo. Ma quale avrebbe dovuto essere, invece? Semplice: sapere che chi scrive ha un ruolo, e quella del politico è di controbattere, anche energicamente. Ma evitando quei luoghi comuni che confermano, più che smentire, talune supposizioni.

Pubblicato il 9 settembre 2011 su Catania Politica

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