"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

2 marzo 2011

Villaggio della Solidarietà: abbiamo cuore ma non siamo fessi





di Antonio G. Pesce- Alla fine è stato deciso: sarà Mineo, bel paesino di appena 5 mila abitanti, ad accogliere le decine di migliaia di immigrati sfollati dal Maghreb in fiamme. Se dovessimo guardare alla cosa in sé, senza dare una sbirciatina oltre, non bisognerebbe neppure discuterne: ci sarebbe da essere fieri della nostra terra. Non siamo ricchi né lo Stato ha mai dimostrato particolare attenzione alla sicurezza in Sicilia. Ma quando esondano fiumi e ci sono calamità in giro, il cuore siciliano si apre perfino a chi voleva farlo inghiottire dall’Etna. Tra i primi a dare affetto e comprensione agli alluvionati del Veneto ci sono stati gli abbandonati di Scaletta Zanclea e Giampilieri.

C’è da essere fieri. Costi quel che costi, perché anche la fierezza ha un costo. Ma è il prezzo di chi sa essere autentico. E noi siciliani manchiamo di lavoro, di danaro e di quell’efficienza che altri sbandierano. Ma non di sincerità di sentimenti.

Non stupisce, allora, che a Lampedusa i primi sfollati dal Nordafrica siano stati accolti benevolmente e aiutati dalla stessa popolazione. Come non stupisce che, quando si è prospettato “l’esodo biblico“, a Lampedusa abbiano cominciato ad innervosirsi un poco. Perché non c’è peggior errore che scambiare la bontà sicula per stupidità terronica. Ed è bene ricordarlo non già ai poveri immigrati, ma a certe mezzetacche della politica italiana, che lo squallore attuale ha reso strateghi.

L’Italia, per contiguità geografica e intreccio economico, ha un legame speciale con i paesi della sponda sud del Mediterraneo. Si presume, allora, che faccia buona guardia ai propri interessi. E, per questo, i nostri ministeri pullulano di gente: impiegati di tutti i livelli, consiglieri, analisti, ecc. Si presume, ancora, che non tutti i posti vadano all’idiota raccomandato di turno, ma che un paio siano riservati dalla sorte ai raccomandati di un certo spessore culturale. Alla fine della fiera, ci sarà posto anche per il non-raccomandato, il cervellone che farà tutto il lavoro dei primi e anche parte di quello dei secondi.

Si spieghi, allora, come sia stato possibile farsi cogliere totalmente impreparati.

Impunemente, siamo andati in Europa ad elemosinare aiuti appena avvistata la prima scialuppa. Siamo arrivati a sparare cifre come 300/400 mila immigrati, senza considerare che per un esodo di questo tipo sarebbero state necessarie qualcosa come 80 navi da crociera riempite all’inverosimile. Poi, preso il due di picche dall’Europa, che c’è quando c’è da spartirsi la torta (e allora non c’è l’Italia), ecco ripiegare sui terronici lidi. Perché il signor ministro degli Interni non poteva certo dire, a Catania, che la soluzione del problema andava “federata”. Figurarsi! Dopo anni di lotta all’immigrato, portarsene cinque, diecimila dietro casa avrebbe rappresentato l’ennesimo colpo alla credibilità del partito-quartiere.

E allora? Esportiamo in Sicilia l’eccellenza: ammassiamo migliaia di sfollati, e lo chiamiamo ‘Villaggio della solidarietà’. E sia chiaro: nel linguaggio di chi scrive e, ci si augura, in quello di molti che leggono, ciò è da considerarsi un segno di civiltà. Ma che senso si crede abbia nell’Italia delle ronde? Nell’Italia in cui ci si vanta di aver disinfettato i compartimenti dei treni dove viaggiano i “negri”? E qualcuno pensa davvero che si voglia ricordare Mineo come “cuore” della solidarietà nazionale? Proprio ora, quando fino a ieri invocavamo respingimenti anche a colpi di fucile?

La politica isolana tace. Qualche mugugno, ma niente più. E forse, per una volta, non si può non concordare con i razzisti dal DDT facile: le classi dirigenti del Meridione sono scandenti. Perché farsi far fessi dai tonti non è per nulla facile. Bisogna essere davvero incapaci.


Pubblicato l'1 marzo 2011 su www.cataniapolitica.it

Nessun commento: