"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

6 marzo 2011

Rivoluzione Lombarda (in salsa sicula)



di Antonio G. Pesce– Lombardo è troppo furbo per non essere preso sul serio. Sta preparando qualcosa. Lo sa che sta cambiando tutto in Italia. Nel suo blog personale, l’unico che in casa Mpa sia continuamente aggiornato e assai visitato (il che già dice qualcosa), annuncia che il partito va mutato. Tutta la brava gente che c’è stata finora deve rimanere, ma non si può non aprirsi ad altri. E lui sa – ne ha la scaltrezza politica per percepirlo – che appena l’argine verrà meno, scenderà a valle un mare di gente dal pacchetto di voti pesanti ma senza più un’assicurazione del posto fisso (l’unico rimasto in Italia) in politica. Appena Berlusconi verrà giù, verrà giù tutto il partito. Si sa come vanno queste cose. E allora ci sarà la corsa di vassalli, valvassori e valvassini per la legittimazione del proprio feudo. Chi rimarrà in piedi, dopo la prossima fine della seconda repubblica (ormai è questione di qualche mese), avrà il giuramento di fede incondizionata. Almeno fino a quando potrà garantire feudi ed onori.

Lombardo sa che deve esserci. E sa anche come dovrà esserci: in modo affatto diverso da come c’è ora, e da come ci sono gli altri. L’esempio di Berlusconi e di Fini è fin troppo chiaro. A che serve entrare nelle polemiche e contendersi palmo a palmo uno studio televisivo? Si perde in prestigio. Si perde in consenso. Si perde in comunicazione. E si perde in azione politica, quando si devono accontentare i tanti galli del pollaio. Pensare al partito e pensare al governo, dovendo mescere poltrone a destra per non far fibrillare quelle a manca.

Invece, uno che si sporchi le mani col partito (e con le sue polemiche interne). Magari – scrive sempre il presidente nel suo blog – un intellettuale. Cioè una mente pensante, che capisca i profondi cambiamenti della società. E fa l’esempio di quel che sta accadendo in Egitto, Tunisia, Libia.

Che Lombardo sia un fine politico è fuor di dubbio. Proprio per questo è difficile credere che si sia messo a fare il “figlio dei fiori” nel giardino del Maghreb. È che ha intuito: ritornano gli snobisti. Ritornano quelli con la ‘r’ moscia che vogliono pudicizia, stile, classe, buongusto, idee, e tante altre cosa da palati raffinati di bottega non più oscura, ma d’alta classe. E ha espresso in un linguaggio più vicino alla sua formazione democristiana (Sturzo fu un fine sociologo), quello che il povero Nichi Vendola dice col linguaggio vetusto dell’ideologismo comunista d’annata. C’è bisogno di un’idea, di una ‘narrazione’. C’è bisogno, in soldoni, di far quello che Machiavelli diceva della politica: far credere. Magari senza costruire cattedrali e vitelli d’oro. Una cosuccia semplice, ma che giustifichi il potere e il suo tifo da stadio.

Scosse telluriche in vista. Dalle quali la sempreverde volpe di Grammichele non si farà seppellire.


Pubblicato il 3 marzo 2011 su www.cataniapolitica.it

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