"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

7 aprile 2011

FASCISMO TRANSITORIO

di Antonio G. Pesce - Un gruppo, neppure nutrito, di senatori del Pdl, e con loro perfino uno di Fli, ha presentato un ddl per l’abrogazione della XII Norma transitoria della Carta costituzionale. È la norma che, al comma 1, proibisce la ricostituzione del disciolto partito fascista, e che nel secondo comma prevedeva una limitazione al voto dei gerarchi (quelli che non vennero fucilati, ovviamente) per non più di cinque anni.
Il solo fatto che si discuta, a più sessant’anni, di qualcosa che, nella sua essenza, doveva essere transitorio, dimostra non solo il carattere di perentorietà che assume, in Italia, tutto ciò che si dà per precario, ma anche la resistenza di un passato che non vuole passare. Non vuole passare per chi e in chi ancora guarda ai codicilli finali di una Carta che, invece, bisognerebbe aggiornare dal primo all’ultimo articolo col dovuto buon senso, evitando espropri autoritari e venerazioni mitologiche; e in chi ha gridato al pericolo per la nostra democrazia, che dunque dovrebbe essere assai poco forte, se perfino la storia non sa essere un vaccino abbastanza resistente all’insorgenza di (presunte) malattie del passato. Perché – sia detto per inciso – il passato non è mai una patologia: col senno di poi siamo tutti sani, ma ciò non implica che prima si fosse affetti da chissà quale morbo.
La cosa potrebbe anche avere un suo senso. La norma è stata utilizzata anche a sproposito, sciogliendo partiti che non avrebbero potuto recare danno a nessuno, ben che meno al consolidato apparato di potere, che dagli anni ’70 in poi ha ingessato la nazione. E, inoltre, oggi nessuno potrebbe trarne profitto dalla ricostruzione del Partito Nazional Fascista: i calendari del Duce vanno a ruba più di quelli dell’ultima soubrette desnuda (anche perché, in tempi di imperante moralismo, si fa prima a giustificarsi per un’idea sbagliata che non per un ardore impuro), e c’è chi porta a tavola l’ardito vino di Predappio. Ma non si vede come la nostalgia per la propria gioventù, e in taluni casi per la gioventù altrui (del papà, perfino del nonno…) possa tramutarsi in una deriva autoritaria, che per essere tale dovrebbe avere bisogno del placet dei tempi andati. Si tratta, probabilmente, di malinconia: quando si è superata la soglia dei cinquanta, inizia un lungo processo di revisione della propria vita. Ogni atto di vita è un atto ermeneutico: dopo i cinquant’anni, diventa un atto filologico.
Di certo, l’operazione non servirà al dibattito storiografico. Permettendone, in linea teorica, la rinascita politica, il fascismo ridiventa nostro contemporaneo, e i contemporanei sono oggetti di simpatia e di antipatia, non di studio. Se fino ad oggi si sono scritte pagine indecenti di analisi, è proprio perché, in una certa ottica, Mussolini e il suo movimento dovevano essere ancora additati come nemici. La politica è fatta di scontri, non di rappacificazioni. Dobbiamo lavorare perché ci si batta sempre con le armi della dialettica e non già con la dialettica delle armi; possiamo della dialettica perfino calibrare toni e proibire metodi, ma la vita che celebriamo, vivendola, impone scelte. E nel grande calderone della vita bolle anche la politica, nel suo senso più misero e in quello suo più nobile.
Al fascismo è stato imputato di tutto, proprio perché, tolto dal contesto storico in cui nacque e da quello in cui si spense, lo si è fatto una dimensione perenne dello spirito umano. Dario Fo, nostro esimio premio nobel per la letteratura, parla di “fascismi” come sinonimo di “angherie”. Ma se per giudicare moralmente bisogna trasportare tutto nel proprio presente, per giudicare storicamente è necessario lasciare tutto nel passato. Nel passato della nostra esperienza, del nostro vissuto. Anche i singoli individui hanno un passato, e arrossiscono ripensando agli errori commessi e alle figuracce. Si credono sciocchi, se non addirittura perfidi, ma in realtà sono stati semplicemente degli ingenui. La vita non li aveva ancora svezzati. E chi, quarant’enne, arrossisce per la propria vita da vent’enne, a sessant’anni arrossirà e si darà dello stupido per le azioni che, venti anni prima, riteneva più degne di quelle compiute in precedenza.
Per soppesare vizi e virtù bisogna confrontare un’epoca con quella precedente, e non già con quella successiva. Quanto male o bene abbia fatto il fascismo, lo sapremo solo quando studieremo meglio – in tutti gli ordini e gradi di istruzione – l’epoca dei notabili che lo precedette. Capiremo allora cosa i nostri avi speravano, per cosa si battevano, e perché così facilmente credettero (e perché, con altrettanta facilità, abiurarono).
Il fascismo non fu il “male assoluto” additato da improvvisati storiografi e moralisti, se perfino alcuni suoi lontani epigoni, ancorché in avanzata età umana e politica, sono riusciti a tirarsene fuori rinnegandolo, per poi assurgere a paladini di quella Costituzione che dileggiavano, e a sedere sui più alti scanni di quella Repubblica che quasi non riconoscevano. Il fascismo fu, sic et sempliciter, un’epoca passata della storia patria. Un’epoca fatta da uomini, con tutto il bene che gli uomini possono fare, e con tutto il male che possono sperimentare. Proprio perché è storia fatta da uomini non bisognerebbe scandalizzarsene. Né, però, volerla rivivere.

Pubblicato il 6 aprile 2011 su TheFrontPage

1 commento:

stella(2 BLOGGER) ha detto...

Intanto, non so se sia stata abolita ma vale anche per la legge mancini !!!
Un catto-comunismo strisciante ed oppurtunista che ha sempre censurato una destra integra !!!
No integralista, integra !!!
Anche se un po confusa da un certo momento in poi incerta sulla propria identità!!
Non è l'Italia fascista il morbo, è un italia con stampo made in SX che è strutturalmente incapace di fondare un mondo, lo contesta solo, lo corrode, da l'olio della lampada per lasciare tutti al buio, perchè bisogna essere invidiosi della fonte altrui e sottrargliela !!
Sono stati sciolti partitini dx innocui, piccole lampade , per lasciar agire le BR, fonti di oscurità !!!!