" Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio." [Biglietto scritto da Giuseppe Moscati il 17 ottobre 1922]
Pagine
"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.
30 aprile 2011
CATANIA, IL PASSATO, IL FUTURO
27 aprile 2011
SETTIMANA DI PASSIONE
CATANIA CAMPA DI NIENTE
26 aprile 2011
"Cittadini e partecipazione": incontro a Catania
‹‹Questi sono gli anni di Fare Fronte, nato nell’alveo del Fronte della Gioventù. Un movimento che, negli anni ’80, fece una scelta rivoluzionaria: superare il neofascismo, non soltanto da un punto di vista strettamente politico, ma pure estetico e culturale››. E ricorda le conferenze, i dibattiti, i momenti di approfondimento culturale e storico organizzati, e troppo spesso avversati. Di Caro non lo dice, ma forse molte incomprensioni interne non ci sarebbero state, se in quegli anni a guidare l’Msi ci fosse stato il politologo Marco Tarchi, non a caso molto gradito alla base giovane, e a cui Giorgio Almirante preferì l’attuale presidente della Camera. Che nel 1989 parlava ancora di ‘fascismo del 2000’.Consiglio comunale "libico"
Dopo qualche minuto, però, la pace (giustamente) agognata in Libia non c’era nell’aula consigliare etnea. Seduta, tra l’altro, finita con una forte discussione sugli stalli a pagamento. CataniaPolitica ne dava conto già ieri, pubblicando il comunicato di Navarria (Sg), presidente della II commissione permanente, che ha presentato una mozione per impegnare l’amministrazione comunale a non aumentare il numero dei parcheggi a pagamento gestiti dalla Sostare. Solo che la mozione, una volta approdata in aula, è stata subissata di emendamenti, tanto da sembrare quasi stravolta. Discutere la bozza originaria, come hanno sostenuto Navarria e Lanfranco Zappalà (Pd), o permettere un più ampio dibattito, come invece proposto da Nello Musumeci (La Destra) e dal capogruppo del Pid, Valeria Sudano? La seconda soluzione è parsa quella che ha riscontrato i favori dei più, ma tutto è stato rinviato ad oggi.Pd siculo in confusione

Catania Futura
8 aprile 2011
A SCUOLA DI STORIA E LINGUA SICULA
nn. 635-588-344-149/A RELAZIONE DELLA V COMMISSIONE Presentata il 6 aprile 2011 Onorevoli colleghi, il presente disegno di legge si propone di promuovere la valorizzazione e l'insegnamento della storia, della letteratura e della lingua siciliana nelle scuole di ogni ordine e grado. A tal fine, sono previsti appositi moduli didattici, all'interno dei piani obbligatori di studio definiti dalla normativa nazionale, nell'ambito della quota regionale
riservata dalla legge e nel rispetto dell'autonomia
didattica delle istituzioni scolastiche.
La normativa nazionale, infatti, nel definire i Piani di
studio ha previsto, accanto ad un nucleo fondamentale, una
quota riservata alle Regioni relativa ad aspetti di
specifico interesse delle stesse al fine di ampliare gli
obiettivi di apprendimento.
La storia, la letteratura e la lingua siciliana sono così
individuati come strumenti didattici di valorizzazione
dell' identità siciliana e come tratti distintivi del
nostro sistema educativo, in relazione alla quota regionale
dei piani di studio personalizzati prevista dalla legge,
così valorizzando la specificità della nostra cultura e
l'autonomia delle Istituzioni scolastiche.
L'assessore regionale per l'istruzione e la formazione
professionale è demandato a stabilire, con proprio decreto,
previo parere della competente Commissione legislativa, gli
indirizzi di attuazione degli interventi didattici aventi ad
oggetto la storia, la letteratura e la lingua siciliana,
dall'età antica sino ad oggi, con particolare riferimento
agli approfondimenti critici e ai confronti fra le varie
epoche e civiltà, agli orientamenti storiografici più
significativi, dall'Unità d'Italia fino alla fine del XX
secolo ed all'evoluzione dell'Istituzione regionale anche
attraverso uno studio dello Statuto della Regione.
Per le ragioni su esposte vi invito, onorevoli colleghi,
ad approvare con sollecitudine la presente proposta di
legge.
----O----
DISEGNO DI LEGGE DELLA V COMMISSIONE
Norme sull'insegnamento della storia,
della letteratura e della lingua siciliana nelle scuole
----O----
Art. 1.
Insegnamento della storia, della letteratura
e della lingua siciliana nelle scuole
1. La Regione promuove la valorizzazione e l'insegnamento
della storia, della letteratura e della lingua siciliana
nelle scuole di ogni ordine e grado.
2. Al raggiungimento dell'obiettivo di cui al comma 1
sono destinati appositi moduli didattici, all'interno dei
piani obbligatori di studio definiti dalla normativa
nazionale, nell'ambito della quota regionale riservata dalla
legge e nel rispetto dell'autonomia didattica delle
istituzioni scolastiche.
Art. 2.
Indirizzi regionali sui piani di studio personalizzati
1. L'assessore regionale per l'istruzione e la formazione
professionale, con proprio decreto, da emanarsi entro 90
giorni dalla presente legge, previo parere della competente
Commissione legislativa, stabilisce gli indirizzi di
attuazione degli interventi didattici aventi ad oggetto la
storia, la letteratura e la lingua siciliana, dall'età
antica sino ad oggi, con particolare riferimento agli
approfondimenti critici e ai confronti fra le varie epoche e
civiltà, agli orientamenti storiografici più significativi,
dall'Unità d'Italia fino alla fine del XX secolo ed
all'evoluzione dell'Istituzione regionale anche attraverso
uno studio dello Statuto della Regione.
Art. 3.
Norma finale
1. La presente legge sarà pubblicata nella Gazzetta
ufficiale della Regione siciliana.
2. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di
farla osservare come legge della Regione.7 aprile 2011
FASCISMO TRANSITORIO
di Antonio G. Pesce - Un gruppo, neppure nutrito, di senatori del Pdl, e con loro perfino uno di Fli, ha presentato un ddl per l’abrogazione della XII Norma transitoria della Carta costituzionale. È la norma che, al comma 1, proibisce la ricostituzione del disciolto partito fascista, e che nel secondo comma prevedeva una limitazione al voto dei gerarchi (quelli che non vennero fucilati, ovviamente) per non più di cinque anni.6 aprile 2011
IL CASO MAJORANA

NON E' UN PESCE D'APRILE, L'AMT E' SPA
CONSIGLIO RINVIATO, MA FORSE ....
Anche perché, onestamente, si sta facendo pesante vedere un Consiglio riunito, e fermarsi a stento alle pregiudiziali di discussione, se non addirittura alle comunicazioni. Ieri sera dominate dall’arresto dei quattro vigili urbani, avvenuto il 25 marzo, per concussione e abuso in atti d’ufficio. Rosario D’Agata (Pd) ha chiesto che il Comune si costituisca parte civile, qualora si arrivasse a processo. Gli hanno fatto eco il compagno di partito, Lanfranco Zappalà, e Nello Musumeci (LaDestra-Alleanza Siciliana), entrambi convinti che sia giunto il momento di una discussione di ampio respiro in consiglio sul corpo della polizia municipale.
Problema abusivismo commerciale per Andrea Barresi (Pdl), che ha raccontato di un sopralluogo da parte della commissione annona al mercatino rionale di p.zza Montessori. Ovviamente, si faceva prima a contare i regolari. Del resto – secondo Barresi – era tutto preventivabile, dal momento che già nel settembre del 2010, secondo una relazione stesa della polizia municipale incaricata e letta in aula dallo stesso consigliere, si lamentava la mancanza di un elenco dei regolari, dei posti assegnati, della numerazione degli stessi, ecc. Non si vede, dunque, come si possa operare per ripristinare la legalità.2 aprile 2011
ROBERTO DE MATTEI E IL CASTIGO DI DIO
Dato che è impossibile fare le pulci alla logica e alla retorica della politica italiana, non fosse che perché paiono ormai infestate, da un po’ di tempo i maestri del pensiero educato hanno cominciato a censurare i reprobi che non giacciono come converrebbe tra le lenzuola di casa, e che non pensano come si dovrebbe dalle cattedre di competenza. Così, l’ultimo inquisito della serie è Roberto De Mattei, storico e vicepresidente del Cnr. Dai microfoni di Radio Maria – cioè, in pratica, da una sacrestia, e fino a ieri le sacrestie e gli altari, come l’intimo delle coscienze, erano ritenute estranei al seminato laicista – ha dato una lettura poco consona alle orecchie dei millenaristi attuali: i terremoti, perfino quello del Giappone (ancora mediaticamente molto forte), potrebbero essere un castigo di Dio.
Forse l’incauto studioso non sa che quel Dio, di cui egli si professa credente, è assai più misericordioso degli adepti del catastrofismo illuminista, il quale accetta di buon grado le profezie Maya, e che un conduttore le pubblicizzi (e con esse il proprio libro) da un canale televisivo pubblico, ma che poi monta su tutte le furie se tra un Pater e un’Ave qualcuno ceda alla tentazione dell’apocalismo di altra marca.
Intanto, però, nell’era della cittadinanza digitale, coloro che furono indifferenti cittadini ieri, oggi si impegnano con petizioni in rete: una delle tante chiede le dimissioni dalla vicepresidenza del Cnr del Prof. De Mattei. Chi la firma, dimostra suo malgrado di non conoscere il reale stato della cultura e della ricerca scientifica in Italia. In questi lidi pieni di cattedre, il minor danno che un accademico possa fare è spararle grosse dai microfoni di una radio. E, inoltre, è bene lasciare decidere alla fallibile discussione pubblica ciò che è giusto dire e ciò che non lo è, piuttosto che sancire, attraverso atti ufficiali, ciò che è lecito pensare.
Comprensibile che ad alcuni siano scattati i nervi, e abbiano chiesto ad un improvvisato profeta di pagare il fio delle proprie colpe: da noi mai nessuno si dimette, e dunque ci si accontenterebbe di un piccolo gesto per una colpa così insignificante, sancita da un tribunale così improvvisato. Ma come la classe politica italiana dovrebbe dimettersi per ben altre faccende che non per questioni di donne, così a quella culturale andrebbero chieste ben altre spiegazioni, che non circa le proprie vedute ultraterrene.
E poi il professor De Mattei ha detto roba vecchia perfino per le sacrestie: Dio permette le catastrofi per la redenzione dell’uomo, perché questi non si leghi ad una terra e ad una condizione che dovrà presto lasciare; da questo male, Dio può ricavarne un bene, in un modo o in un altro. Non sono concetti propriamente suoi, ma di mons. Orazio Mazzella, arcivescovo di Rossano Calabro dal 1898 al 1917, ormai passato agli onori degli annali perché deceduto da più di mezzo secolo. Parole scritte all’indomani del terremoto di Messina (1908), perché ieri come oggi, ciascuno cerca risposte all’inspiegabile, e l’assurdità del male, per chi non sa darne e, ancor più, non ne cerca, non è meno banale della banalizzazione della volontà divina.
Dovremmo ancora disputare – noi secolaristi di un secolare tempo – attorno alla domanda di senso di uno di noi, per quanto sbagliata possa sembrarci? Quale decalogo, e scritto su quale pietra, bisogna seguire nel tentativo di trovare un senso plausibile al grande mistero del dolore? E possiamo imputare a colpa le spiegazioni personali che ciascuno di noi cerca di darsi, per trovare il bandolo della matassa qui sulla terra? Perché tanto scandalo? Le idee ‘incresciose’ del professore (espresse, tra l’altro, in tono dubitativo) hanno ricadute su ciò che è stato, su ciò che potrebbe essere e sulla comunità intera? No. Avesse taciuto De Mattei, nulla sarebbe cambiato: la morte sarebbe ancora lì dov’è, pochi metri sotto le macerie. Ed è probabile che, se da quel microfono egli avesse proferito ben altre parole – quelle della ‘solidarietà’, la quale non è detto che, perché offerta, sia poi sincera – non per questo sarebbe mutato qualcosa nell’economia della tragedia. Mancano migliaia di esseri umani all’appello dell’affetto dei cari: le nostre buone parole o quelle ‘scandalose’ di De Mattei hanno lo stesso valore.
Semmai, non è chiaro a quale Dio lo studioso si riferisse. Al Dio dei cristiani? Quello rivelato da Gesù il Nazareno, un tipo molto più severo dell’allegra brigata che oggi lo rappresenta in terra, ma che un giorno disse ai suoi: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (cfr. Gv 15,15)?
Non c’è bisogno di tirare in ballo ogni volta la volontà divina: nella prospettiva del credente, Dio non ha creato il male, e ha fatto di tutto per evitare che entrasse nella storia. C’è entrato però: si chiama peccato originale. Laicamente si dice ‘debolezza ontologica’. La fragilità è la cifra della nostra essenza: noi siamo così. E così è il mondo intero. Vorremmo volare, ma non abbiamo le ali per farlo. Vorremmo l’immortalità e la sicurezza della beatitudine, ma non ci appartengono. Noi siamo quel che siamo. Possiamo diventare migliori, ma non perfetti. Possiamo rendere più pacifico il mondo, ma non più stabile.
Bisognerebbe sforzarsi di essere uomini migliori, non già dèi scadenti.
Pubblicato il I aprile 2011 su www.thefrontpage.it



