"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

17 febbraio 2011

PARTITI NOVECENTESCHI E DI GOMMA A CATANIA





di Antonio G. Pesce- Nelle scorse settimane abbiamo tentato di capirci qualcosa sul nostro Sondaggione. Che non avessimo torto nell’averlo lanciato, è ormai chiaro per chiunque voglia leggere i dati senza alcuna faziosità intellettuale né – il che è peggio – politica: quasi settemila votanti, letto più di centottantamila volte, condiviso in più di mille bacheche del maggior social network.

Ora, davanti a questi dati, rilevanti anche per chi, ad ogni commento, non si è mai allargato sulla portata e il significato della cosa, non si può non far notare come la disfida avesse il suo perché. Se qualcuno ha tentato di infiltrare i suoi “amici” – del resto, sempre prontamente scremati dalla solerzia della redazione – ci aveva visto meglio di noi che lo abbiamo proposto. Il mondo dell’informazione è così: è meglio esserci che non esserci (e, forse, ciò vale su ogni altro aspetto del vivere, vita inclusa). E chi voleva esserci è perché aveva capito bene, che la cosa avrebbe preso una piega per nulla amatoriale. Come, difatti, è accaduto.

Rimane, adesso, una classifica, dove a farla da leone, secondo le proporzioni, sono due formazioni su cui pochi avrebbero scommesso. Innanzi tutto, La Destra di Musumeci e Zammataro. D’accordo: il nocchiero è navigato, di grande esperienza. Pure Zammataro? Non sarà che dalle parti di Storace, nonostante qualche opportunista, prontamente rientrata (la desinenza femminile dice tutto) nei ranghi della professione governativa, si aggirino ancora politici, gente per cui la militanza ha ancora il suo senso (garantisco gli editori di Sud: non sono mai stato iscritto a La Destra)? E come ce lo spieghiamo il botto dell’Mpa? Per carità: Lombardo non è per nulla simpatico. E ha commesso gravissimi errori. E quando ha fatto bene, il suo pragmatismo spiccio non sempre è stato da lodare – pragmatico non lo fu neppure Mussolini, nonostante quel che si dice, e comunque di Mussolini pur si parla (garantisco gli editori di Sud: non sono fascista e, dato quel che è accaduto, mi spiace assai essermi perso l’ultima carovana eroica). Tuttavia, la sua gente macina voti, macina consensi perfino telematici, e prende sul serio ogni piccola cosa, dall’intervista al giornalino di classe a quello di quartiere. In poche parole? Non giocano all’allegro generale di turno. Ognuno di loro mette da parte, come piccola formichina: una stretta di mano, un caffè, una chiacchiera – a volte basta non farsi illusioni, ed evitare la boria, per dire quel che c’è da dire. Non ne conosco neppure uno di quelli presenti nel Sondaggione, ma molti tra quelli che, silenziosamente, lavorano per il partito. Un partito che, se non esiste – e non esiste – è perché manca di strutture, non di gente. La gente c’è, e si vede che lavora, e lavora più alacremente dei testimoni di geova.

La debacle, invece, è per i due partiti di gomma: Pdl e Pd (con l‘esclusione degli eroici Messina M. e Zappalà). La maggioranza e l’opposizione, in uno di quei “paesi civili” tanto citati nei discorsi dell’intellighenzia sfilante in cilicio di cachemire, non possono essere evanescenti in una delle più importanti città della nazione. Perché, altrimenti, ciò può significare due cose: o non esistono i partiti, o non considerano importante la città. Non so quale delle due sia la più grave. Facciamo salva la faccia, e formuliamo una terza ipotesi. Un’ipotesi che non è tanto peregrina: pare sia quella (anch’essa vincente) con la quale Nicki Vendola sta spopolando a sinistra. Che fa, infatti, il governatore della Puglia? Né più e né meno quello che ha fatto Silvio Berlusconi: raccontare storie. Non favole – attenzione! Questa del berlusconismo che racconta favole è un’idiozia tipica del fallimento di sinistra, la quale non sa far altro che occuparsi della coscienza altrui. Ai tempi del Pci e di Togliatti i conti si facevano con molto acume. Il Migliore fu il primo, in piena Russia stalinista, ad ammettere che il fascismo era qualcosa di più profondo di un banale rigurgito irrazionale della borghesia. Un partito che sfonda è un partito che sa interpretare la storia del suo popolo: sa cosa sia veramente il suo popolo (perché con la propaganda non si muta il popolo, con buona pace di chi, a destra e a sinistra, crede in contrario, ma l’immagine che il popolo ha del potere che lo comanda – che è cosa assai diversa!) e, conseguentemente, sa dove doverlo condurre. Nella storia c’è già una buona parte del nostro destino.

Per questo Vendola fallirà – perché sa bene (cosa che ormai a Berlusconi sfugge) cosa sia oggi il nostro popolo, ma gli manca, per formazione culturale e ideologica, la possibilità di condurlo lì dove è giusto condurlo. Vendola lo vuole condurre lì dove la ‘sua’ personale formazione lo fa propendere. A differenza di Vendola, però, sia Musumeci che Lombardo – a nessuno dei due manca la caratura nazionale – entrambi provenienti dalle ottime scuole dell’Msi e della Dc, sanno raccontare qualcosa. Hanno creato, nel popolo italiano e, in modo più particolare, in quello siciliano, una narrazione diversa. Lombardo richiamandosi all’autonomismo, e Musumeci alla vecchia (e mai quanto oggi rimpianta) ‘destra nazionale’.

Se vi sembra sprecata la retorica (nel senso di bel dire, non di propaganda) di Musumeci, o i richiami del capogruppo Mpa Salvo Di Salvo all’autonomia siciliana, quando si trattò di discutere del riordino delle circoscrizioni, allora cari lettori siete davvero inguaiati. Perché se siete politici, avete già perso la prossima tornata elettorale. Se siete militanti, vi stanno fregando all’interno del partito, spacciando per fatti storici la mancanza contingente di idee. Se siete studiosi, avete studiato male. Questa signori è la politica: racconto etico.

Sperare nella mera propaganda e nel bieco utilitarismo è come dormire su una polveriera.


Pubblicato il 15 febbraio 2011 su www.cataniapolitica.it

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