"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

26 luglio 2010

L'ITALIA DEI POTERI SPORCHI




di Antonio G. Pesce- La storia della nuova P2 si complica, nonostante il presidente del consiglio l’abbia derubricata tra gli sfoghi di vecchiaia di quattro pensionati. I nonni s’incontrano ai giardinetti, vanno a messa, giocano a scopone scientifico. Ma non hanno soldi, tanti soldi in banca. Altrimenti sarebbero massoni, e farebbero come Flavio Carboni, signore quasi ottantenne dal tupè posticcio, che la sera non riposa sul salotto di casa, ma pensa a come risolvere i problemi di chi si rivolge a lui.

E una sera gliene sottopongono un paio che lui solo può risolvere, illuminato dal Grande Architetto, abile muratore che sa costruire strategie col rigore del compasso e pulire il tutto nel grembiule che ebbe dai fratelli della P2 di Licio Gelli. Solo che chi glieli sottopone non dovrebbe essere a cena con lui: non perché sia penalmente rilevante, ma perché è indecoroso politicamente. C’è ancora spazio all’indignazione politica che non precorra né attenda i tempi biblici della giustizia?

Tra gli amici di Carboni ci sono Marcello dell’Utri, Denis Verdini, Nicola Cosentino e Giacomo Caliendo. Cioè, rispettivamente, l’organizzatore di Forza Italia e stretto collaboratore del presidente Berlusconi, il coordinatore del Pdl, il sottosegretario all’economia e quello alla giustizia. Tutti pronti a dirsi perseguitati dal fango, quando è forse il fango a non avere pace. Il fango scorre – scorre a scuola come in ufficio, in parrocchia come in piazza. Al comune, in prefettura, in caserma, in redazione, e chi più ne ha più ne metta. Ed è anche vero che ci scorre più vicino di quanto non siamo disposti a credere a causa del nostro stupido perbenismo. Qualche spruzzata può capitare. Ogni tanto. Qui, invece, non ci si fa mancare occasione per farsene un bagno, convinti che sia salutare (tranne poi stracciarsi le vesti quando a qualcuno non pare proprio si tratti di fango di terme ma di melma fognaria).

Alle terme, i pensionati governativi trovavano massaggiatori di prima scelta, altro che la povera Francesca che mostrava i paradisi fisiatrici a Bertolaso. C’è Pasquale Lombardi, un tizio che da del tu a pezzi grossi, il costruttore Arcangelo Martino e il capo degli ispettori del ministero di Grazia e giustizia Arcibaldo Miller. Il maestro cerimoniere è Flavio Carboni appunto. Per capire chi sia Carboni, basta fare una breve ricerca in emeroteca o, più sbrigativamente, in rete, e si potrà tutti concordare che a cena con un tipo del genere pezzi del governo e del partito di maggioranza relativa non devono andarci punto.

Però alle terme, i quattro pensionati ci vanno eccome. Hanno un po’ di acciacchi da risolvere: intanto, fare pressioni sulla Corte costituzionale perché dichiari costituzionale il lodo Alfano; poi, perché del latte eolico della vacca sarda non vada perso nulla; perché, ancora, si possa trovare una pista per ammorbidire gli inquirenti sugli appalti del G8; infine, perché Caldoro, candidato Pdl in Campania al posto di Cosentino, indagato per collusione con la camorra, sia coperto da una palata di fango – quello vero, mica quello salutare delle terme massoniche.

Un po’ troppo movimento per dei vecchi rincretiniti. Che non sempre ottengono quel che vogliono, ma che di tanto in tanto ci arrivano: riescono a pilotare anche delle nomine di giudici, come quella a presidente della Corte d’Appello di Milano di Alfonso Marra. E intanto, mentre si leggono queste righe, escono altri nomi e si indaga su altre nomine. E su altri ‹‹eccellenti›› della politica italiana.

Che di fatto non esiste più. Perché è passata dalla piazza alla segreteria per finire in loggia, dove si magna non solo metaforicamente. È la vecchia, meschina Italia dei poteri sporchi (e occulti), contro la quale, da diverse sponde e per ragioni diverse, hanno combattuto fascisti, cattolici e comunisti. È il galoppo del ‹‹privato››, del borghese interesse (e tornaconto) proprio, dell’utilitarismo economicista, la cui ideologia è solo una copertura ideologica del barbaro saccheggio della comunità. Ladrocinio che si ammanta di pensieri e pensatori, ma che con liberalismo e il liberismo centra come i cavoli a merenda.

Addirittura, nella prosaica Seconda Repubblica, nella quale per ingurgitare il bene comune non servono più i cantici dell’antifascismo e dell’anticomunismo, gli illuminati fratelli hanno rinnegato i simboli del passato per dedicarsi soltanto al profitto. Niente più corazze ideali e problemi esistenziali, niente più tessere di appartenenza e divise di ordinanza. Denaro-Potere-Denaro: la nuova formula della decadente epoca che viviamo. Che non sa farsi storia, ma muore nell’attimo. E quando scompare l’uomo, scompare l’affare, e si perde, infine, la memoria. Ecco perché non c’è più politica: perché non c’è più voglia di fare storia. E perfino la biografia del singolo si perde nel caos delle carte di credito.

Pubblicato su www.cataniapolitica.it il 22 luglio 2010.

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