
di Antonio G. Pesce – Ieri sera in Consiglio comunale l’assessore alla famiglia e alle politiche sociale, il prof. Carlo Pennisi, ha descritto il progetto di riordino del servizi sociali catanesi. Davanti ad un consesso non molto numeroso – hai voglia ad aspettarlo! – ma comunque assai attento, Pennisi ha ricordato, innanzi tutto, lo stato dell’assessorato al momento dell’incarico, quando ‹‹la direzione mostrava parecchie difficoltà sotto molteplici punti di vista››: dall’organizzazione del lavoro ai servizi offerti, dal coordinamento dei vari centri territoriali alle diverse responsabilità. Duecentoventi dipendenti (metà dei quali dislocati sul territorio) e fondi complessivi per quasi cinquanta milioni di euro: i numeri, insomma, di una enorme macchina burocratica, non sempre efficiente, e assai difficile da gestire.

Un punto, però, non può passare inosservato: Pennisi afferma che l’amministrazione può fare tanto sì, per valorizzare quello che fa (e deve fare) la Regione.

A voler leggere tra le righe della lunghissima relazione, si potrebbe avere l’impressione che, più volte, l’assessore abbia tirato in ballo la Regione, quasi a dire che, in fin dei conti, quello che l’ente comunale fa è quel che può fare con i fondi che arrivano
Ma sarà, di certo, un’impressione.
Pubblicato il 25 ottobre 2011 su Catania Politica
Nessun commento:
Posta un commento