"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

24 ottobre 2011

Abolire le province. Ma come?

Abolire le province. Ma come? 

di Antonio G. Pesce - Le province si avviano ad essere abolite. Almeno in Sicilia, e secondo un disegno di legge voluto dalla giunta regionale. La cosa, com’era preventivabile, sta suscitando vaste polemiche, anche perché la lotta politica nazionale non poteva non lambire le nostre coste – anzi, proprio nelle nostre ha conosciute alcune sue fasi, e tre le più cruente.
Non si è contro l’abolizione delle province o a favore: oggi si pensa a colui che ne sarebbe artefice, tal Raffaele Lombardo, alle sue ragioni, alle sue motivazioni, ai suoi meriti e demeriti. Ma ci può essere anche un altro approccio: vedere se la cosa funziona, e a quali condizioni.
Innanzi tutto, però, bisogna rispondere ad alcune obiezioni. Solitamente, coloro che sono contrari ai tagli degli organi rappresentativi (sia qualitativamente, come far scomparire un’istituzione – in questo caso quella provinciale; sia quantitativamente, come diminuire gli eletti di ogni ordine e grado), temono che, con la buona ragione del risparmio, si mini la rappresentatività e, con essa, la partecipazione all’istituto democratico. Ora, chi afferma questo ha delle buone ragioni, e non vi è dubbio che è un aspetto da tenere in conto. Tuttavia, siccome la politica non scopre leggi fisiche valevoli su tutta la sfera del reale, ma deve trovare soluzioni ai tanti problemi che nascono continuamente dalla vita consociata, un discorso come quello precedente ha il limite di non vedere quale sia la condizione attuale alla quale bisogna dare risposta.
La democrazia avrà tanti meriti, ma rischia di aver il demerito di renderci più stupidi, se la si fa diventare un valore, alla stregua di quelli inalienabili della persona umana, e non la si guarda come un istituto del tutto umano. Con pregi, dunque, e con profondi difetti. E il difetto di ogni regime – quale che ne sia la natura – è che il potere finisce per essere un campo gravitazionale in cui rientra tutto ciò che si muove e respira, e che possa trasformarsi in consenso. A maggior ragione in democrazia, e soprattutto nella malata (ma sempre meglio di niente) democrazia italiana.
Ora, se il disegno di legge, proposto dalla Giunta regionale, ha un limite, è quello di non sfoltire ancor più, lasciando che le fronde della macchina pachidermica della Regione continuino a stormire. L’abolizione delle province è un buon inizio, ma, da quel che pare, non si dovrebbe andare oltre. E questo no: non possiamo permettercelo.
Inoltre, la consociazione dei comuni potrebbe avere effetti deleteri. Basti un esempio di consociazione pregressa: i famosi Ato, che non spiccano per la loro efficienza, né tanto meno per la chiarezza del proprio funzionamento.
Bisogna, dunque, fare attenzione. L’idea non è malaccia, anzi. È come la renderemo qualcosa di più di un casto e bel proposito che si deve temere. Possiamo – è vero – dare campo alle aree metropolitane, ma in Sicilia significherebbe soltanto coinvolgere le province di Catania e Palermo – a stento quella di Messina. Non si risolverebbe molto. La soluzione è, invece, quella dell’abolizione di tutte le province, evitando però che quel che buttiamo dalla porta, ci entri poi di nuovo dalla finestra.

Pubblicato il 19 ottobre 2011 su Catania Politica

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