"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

20 giugno 2011

Tutti presenti!

Tutti presenti! 


di Antonio G. Pesce – Non l’hanno presa bene. Era assai comprensibile, del resto. Ti trovavano con il paninazzo in mano – la questione della marmellata è tipica del Nord: voi ce lo vedreste uno dei nostri ‘carusi’ prendere quattro ceffoni perché si è mangiato un po’ di confettura? – tu già obeso di tuo, e che dicevi? Da grande capita in altre occasioni. E che si dice?
Citare Catania Politica non è chic. Ed è bene che continui così la cosa: non citateci. Noi siamo gente brutta, sporca e pure cattiva – vi abbiamo fatto male, molto male, poverini! Però ieri sera, al consiglio comunale, un grande spettro si aggirava tra gli scanni – pardon, tra gli ‘scranni’: lo spettro del cataniapoliticismo. Lo spetto di chi lo dice da qualche anno, che non si può andare avanti con una stentata metà di consiglieri comunali a puntata; che il sito web del comune andrebbe fatto meglio; che l’attività dei consiglieri comunali dovrebbe essere indicata con più particolari, ecc.
Discussione sulle assenze. Premessa: siamo tutti democratici. Se andate in giro, alla fine, un cretino che non si dica democratico non lo trovate. Però, quando è del nostro deretano che si parla, ecco spuntare l’eccezione: tutti i deretani sono democratici, ma ce ne sono alcuni che sono più democratici di altri. E allora? E allora com’è che sono usciti questi dati? Vuoi vedere che, sotto sotto, la macchina del fango è arrivata pure a Catania? Come ha spiegato il presidente del consiglio comunale, Marco Consoli, quei dati sono a disposizione della stampa e ‹‹di ogni cittadino che ne faccia richiesta›› e, del resto, ‹‹i dati quelli sono››.
Qui pronte le giustificazioni da libretto scolastico: problemi personali, di famiglia, di dissenso politico. Magari – che ne sappiamo? e tu lettore, perché ridi? magari è davvero successo che non è passato l’autobus, che la nonna è rimorta per la dodicesima volta, che hai avuto seri problemi di salute o dovevi andare ‘a farti le analisi’. Coraggio: il peggio ciascuno di noi lo ha dato negli anni dell’adolescenza, quando doveva giustificare una ‘calia’. E ci può anche stare, e magari è anche vero che l’attività politica non si fa solo in aula. Una, due, tre volte ci si può assentare. Su 91 occasioni, quante volte è lecito assentarsi? Il 25%, dico io, come a scuola. Però, alla fine, devi farti vedere in consiglio. Il tuo democratico deretano ‘deve’ sedere su quegli scanni punto.
Non ci sono scuse che reggano. Alla fine, tutto deve trovare compimento in quell’aula per varcare la cui soglia hai chiesto un voto. Questa è la democrazia, signori democratici di ogni risma. La democrazia prevede istituzioni, che vanno rispettate. A nessuno, poi, è impedito di stare ‘vicino alla gente’ – anche questo abbiamo dovuto sentire! – nelle ore diverse da quando la presenza è richiesta in aula. E si può anche lasciarla l’aula, quando ciò ha chiaro valore politico. Ma prima ci si deve entrare. E se la si lascia, almeno ci si metta d’accordo con gli altri colleghi di partito al fine di evitare differenze abissali nello stesso gruppo.
Certamente, non bastano le presenze per quantificare la produttività di un uomo politico. Bene, dunque, ampliare la gamma di dati, come richiesto da più parti. Però è dalla presenza che si deve partire. Perché solo se si è presenti, si può votare una mozione, presentarne una, essere rappresentativi di quella gente che, ‘democraticamente’, ha concesso l’incarico. E tanto son vere queste parole, che proprio ieri sera si è registrato un discreto numero di presenti, molti dei quali hanno preso la parola per giustificarsi o giustificare. Perché anche per giustificare o giustificarsi bisogna essere presenti.
Di una cosa si può essere sicuri: qualcosa cambierà. La battaglia della stampa tutta e la nostra tanto odiata ‘classifica’ sono servite. Ora però vogliamo i dati sulla produttività, su votazioni e mozioni, o è parziale e incompleta trasparenza.
Rimane da fare, infine, una disanima seria del linguaggio politico di quella che ormai si configura – in tutti gli stati dei continenti – come una ‘oligarchia democratica’. Però è meglio lasciare stare. Di sberle ne sono arrivate già abbastanza.

Pubblicato il 16 giugno 2011 su Catania Politica

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