"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

29 giugno 2011

L'assemblea regionale dell'Mpa

Cronaca autonomista 

di Antonio G. Pesce - Comincia sotto un sole che picchia l’assemblea dell’Mpa. Finirà anche peggio, in un ingorgo nel quale balneari ed autonomisti si malediranno vicendevolmente, con i primi troppo stanchi per aspettare, e i secondi ancora galvanizzati da un Lombardo in grande spolvero, tanto grande da perderci pure la lena.
Sabato mattina si fa la fila per arrivare al Palaghiaccio. ‹‹Non promette bene›› dice qualcuno, pensando già a domenica. E alla fine dei lavori, non saranno in pochi a non aver gradito il posto. Ché è quello che non è andato. Per il resto, il posteggio lo troviamo facilmente. Non siamo in ritardo. Da lontano, i primi giornalisti. La conferenza è puntata per le dieci. Ci sono ancora tre quarti d’ora abbondanti. Facciamo un giro.
Le gradinate sono divisi a settore. ‹‹Proprio questo ha frenato in molti. Non ci fossero state, saremmo stati molti di più. Non tutti hanno voglia di esporsi››: piccole frasi carpite. Chiediamo spiegazioni. I settori degli spalti sono assegnati ad onorevoli e senatori: ognuno si porta i suoi. Correnti insomma? ‹‹Non c’è nulla di male – ci si risponde – da noi sono alla luce del sole. Ma così non si può andare avanti. Perché? Perché il cretino troppo zelante, più realista del re, lo trovi, e ti crea problemi. Una corrente è una corrente. C’è chi la scambia davvero per tutto il fiume››. Metafora azzeccata: arriva un fiume di persone. Poi, ci sono quelli che amano distinguersi: da Mazara del Vallo un pullman di magliette gialle. Sembrano giapponesi in gita (stesso ordine, stessa quantità). Dentro al Palaghiaccio non si sta male: ci si guarda in faccia, e si ringrazia per l’areazione.
Cominciano i lavori. Li apre Pippo Reina. Acustica scarsa per tutto il primo giorno. Migliorerà domenica. Sul palco, sale Raffaele Stancanelli. La platea applaude, mentre gli spalti si riempiono di gente con ancora il sapore del caffè in bocca. Fuori si fuma. Si parla. E si ascolta. Si ascolta tanto quanto si parla. Latteri? Non è potuto venire. Ma nessuno strappo, anzi. Si giura e si spergiura di aver visto l’assessore Massimo Pesce, ritenuto persona vicina al senatore. Ci scusiamo, e andiamo a fare un giro in solitaria.
Ecco Mimmo Galvagno, capogruppo al Consiglio provinciale. Gli passa accanto Salvo Di Salvo, capogruppo in quello comunale. Quello che capiamo distintamente è lo sfottò: ‹‹Tocca a me, per rispetto istituzionale e anagrafico››. Galvagno non gradisce il rispetto anagrafico: tanto valeva tenersi pure quello istituzionale. Gli amici, tutt’intorno, ridono, mentre vediamo passare l’on. Lino Leanza. C’è anche un gruppetto attorno al sen. Vincenzo Oliva: domenica si prenderà il ringraziamento di Lombardo per il lavoro svolto come coordinatore e l’applauso del palazzetto. Con lui, l’on. Arena e Giampiero Musumeci, il candidato a sindaco autonomista nell’ultima tornata elettorale a Ramacca. Intanto Alessandro Porto, consigliere comunale etneo, in maniche di camicia offre caffè al bar.
Alla conferenza stampa, Raffaele Lombardo è attorniato da giornalisti. Nel suo intervento finale si dilungherà di più su alcuni punti: intanto risponde alle domande, anche dopo aver lasciato il tavolo della conferenza. Ma domenica pare ancora lontana, soprattutto a Matteo Marchese, che tiene a bada i giovani. ‹‹Sto sudando sette camice. Forse c’è uno striscione dei ragazzi che porta fastidio. Vediamo che è questa storia››. Scappa. Sgattaiola, chiedendo scusa, ma si ferma un istante a salutare Marco Consoli. Il presidente del Consiglio comunale si avvicina: ‹‹Mi piacciono i vostri fotomontaggi – ci dice – Me li metterò sul blog››. C’è caldo: fuori dal palazzetto non si resiste molto.
Domenica è anche peggio. I lavori iniziano anche un po’ più tardi, a causa di un incidente in tangenziale, che paralizza il traffico di mezza provincia. È il giorno dei big. C’è lo spazio per un simpatico siparietto tra Giuseppe Compagnone, sindaco di Grammichele o, come egli scherzosamente dice, di ‹‹Betlemme››, e Pippo Reina che lo invita a lasciare il palco, ancora in saldo possesso del sindaco dopo dieci minuti (tre sarebbe quello regolamentari). E, soprattutto, per ammirare dal vivo Maria Grazia Cucinotta.
Poi, arriva l’ovazione. Siamo fuori. Intuiamo. Facciamo subito ritorno. Raffaele Lombardo ha conquistato il palco e comincia con una requisitoria: no alle correnti – ‹‹la mia corrente è l’Mpa››; no ad un governo suddito della Lega – e qui qualche staffilata per Fds, se non si stacca da un partito a trazione leghista come il Pdl; no ad un’Italia dove si fanno volutamente seccare i rami al Sud, e poi li si taglia – riferimento esplicito alle Ferrovie, ormai del tutto in fuga dall’Isola. E i fondi Fas? ‹‹La Sicilia è davvero dei siciliani?›› si chiede il presidente siciliano, chiosando il motto dell’assemblea. Insomma: tutto falso l’avvicinamento al Pdl. Mentre, non si può buttare un’esperienza di governo col Pd, che sta dando tanti frutti (e molti tra i democratici erano presenti). Parla del terzo polo, delle riforme che egli ha fatto, di quelle che non voleva fargli fare il Pdl, di quelle che rimangono da fare. Soprattutto, quella interna al partito: militanza, ecco cosa manca. E se qualcuno si sente scavalcato, si accomodi fuori.
Sarà anche infastidito dai cori da stadio, che a volte lo soverchiano. Ma Lombardo l’arma ce l’ha lì, a portata di mano: il partito. Magari non proprio novecentesco. Di certo, però, non liquido. I ‘liquidi’ è tutto grasso che cola o che colerà da qui a poco. Voti in uscita. Che Lombardo sa di poter intercettare, non appena tutti quei giovani – e ci sono – si saranno mossi. La naturale evoluzione ha mediamente 25 anni. Il Lombardo del futuro non ha ancora neppure la barba.
foto di Orazio Di Mauro


Pubblicato il 27 giugno 2011 su Catania Politica

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