"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

1 giugno 2011

Agathae di Modigliani: dubbi, pressioni politiche e giornalisti disattenti

Agathae di Modigliani: dubbi, pressioni politiche e giornalisti disattenti 

di Antonio G. Pesce - In privato come in pubblico, chi ascolta Sandro Barbagallo ne ammira la simpatia e la cordialità. Schiettezza sicula, perché qui – ad Acitrezza per l’esattezza – sono le sue radici. Terra lontana, lasciata quasi un decennio fa per studiare a Siena e poi a Roma.
Nonostante sia ancora giovane, è già l’apprezzato storico dell’arte dell’Osservatore Romano, stimato conferenziere e, come si può vedere da quest’ultima sua fatica, Gli animali nell’arte religiosa. La basilica di San Pietro in Vaticano (LEV, 2011), un archeologo del significato che sa scavare nel segno. Perché di ogni animale raffigurato nella fabbrica di San Pietro, Barbagallo ha saputo ricostruirne la storia ma, soprattutto, ha saputo svelarne il senso profondo. Come del pipistrello che sovrasta l’entrata della sacrestia della Basilica: un’avventura iniziata davanti a questo mistero, e che lo ha portato a scrivere un libro, che si legge ‹‹come se fosse una guida turistica›› – ha giustamente notato Salvatore Russo dell’Accademia delle Belle Arti.

Fa dunque piacere che mons. Leone Calambrogio, direttore del Museo, e Fabio Adernò, canonista nelle vesti di garbato moderatore, abbiano saputo organizzare un’assai partecipata presentazione del libro. Oltre all’intervento di Russo, quello di Gaetano Zito, preside dello Studio Teologico “San Paolo” di Catania, l’introduzione di mons. Giuseppe Malandrino, vescovo emerito di Noto e Acireale, e il saluto dell’ assessore alla Cultura e Grandi Eventi, Marella Ferrera. Che ha dimostrato buon gusto nell’essere presente e nelle belle parole rivolte allo studioso. Chi non ricorda, infatti, che fu proprio Barbagallo ad avanzare dubbi sul pezzo più noto dell’opera di Modigliani esposta a Catania tra dicembre e gennaio scorsi, su quel disegno che avrebbe come soggetto sant’Agata? CataniaPolitica ne diede notizia, mentre calava un silenzio generale, politico ed informativo.
Ora che le acque si son calmate, e che Catania scopre tra i suoi figli un competente senza puzza sotto il naso, abbiamo rivolto a Sandro Barbagallo qualche domanda.
Barbagallo, quali altri risvolti non conosciamo della querelle sull’Agathae di Modigliani?
Direttamente nessuno ha più replicato. Tuttavia, tra il primo articolo e il secondo – quello che concludeva la querelle – ci sono state delle pressioni. Si voleva che io desistessi dallo scrivere ulteriormente sulla questione.
Lei ci invita a nozze. Di che natura?
Di natura diversa. Politica e non solo. Ma a quel punto io ho fatto presente la situazione alla mia redazione, che mi ha sostenuto e incoraggiato. Infatti, ho poi scritto il secondo pezzo.
Questa ‘influenza’ politica arrivava dalla Sicilia? Da Catania forse?
No, assolutamente no. Lo garantisco. Stranamente non avevano nessun collegamento – almeno che io sappia – con Catania.
Secondo Lei, perché si è preso quell’abbaglio? Dolo? Incuria?
Lei vuole sapere i motivi. A me sembrano chiari. Non crede?
La cosa che colpisce è la ‘scoperta continua’ di opere a firma del maestro livornese. Forse ne potremo scoprire delle altre…
Quando è morta Jean Modigliani, figlia del Maestro, era a tutti noto che non possedeva alcuna opera del padre. Subito dopo gli Archivi Modigliani hanno cominciato a tirare fuori decine e decine di disegni. Come si può spiegare ciò? Qual’è la loro provenienza? E poi, con quali fondi – e di chi – sono state acquistate queste opere, dal momento che, da quel che si sa, Jean non morì ricca? Purtroppo riuscire a fare chiarezza su questa storia è cosa alquanto ardua, visto che per qualunque situazione vengono fornite più versioni della storia.
In che senso più versioni?
Le dico una cosa: per il caso della Sant’Agata di Catania i quotidiani e le televisioni locali hanno più volte ripetuto “fugato ogni dubbio”. Come mai nessuno di questi giornalisti si è accorto che dal momento in cui è stato diramato il primo comunicato stampa, all’ultima intervista fatta al curatore, si erano avvicendate circa sette versioni differenti della storia? Distrazione? Incompetenza? Qualcos’altro? Faccia lei…
Forse i giornalisti hanno preso per buono ciò che dicevano gli Archivi Modigliani.
Forse… Ma io le dico che non basta trincerarsi dietro titoli altisonanti. Anzi, proprio perché sono gli Archivi Legali avrebbero dovuto fornire documentazioni certe ed inconfutabili. Diversamente la loro parola è uguale alla mia. Niente più! Invece i giornalisti locali si sono lasciati abbindolare dalla sicumera e da alcuni documenti assolutamente irrisibili.
In che senso?
Si è portata a Catania una dichiarazione della figlia Jean che attestava che quell’opera era del padre. Ma se questo padre è morto quando la figlia era appena nata, quand’è che Jean l’ha visto lavorare? Quand’è che ha potuto far suoi i segreti dell’opera di Modigliani? O le sono state passate nel DNA per diritto ereditario?
Comunque, la sua penna ha graffiato, lasciando anche il segno sulla stampa nazionale.
E non solo. Riportando a galla anche la vicenda del figlio prete di Modigliani, morto nel 2004 – vicenda sulla quale si taceva – è stata solleticata più di qualche curiosità. Ed avendo l’Osservatore Romano diverse edizioni in lingua, la querelle è giunta in Argentina come in Polonia, tanto per fare qualche esempio.
Se si fosse trovato a Catania, avrebbe speso i soldi del biglietto per andare a vedere la mostra?
Vuole che non andassi a vedere di persona ciò di cui avevo scritto?

Pubblicato il 28 maggio 2011 su CataniaPolitica 

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