"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

11 ottobre 2010

ROSY LA PAPESSA, L'ERETICO RINO E SILVIO L'IMPENITENTE



di Antonio G. Pesce- Appena il tempo di incassare la fiducia, e il presidente del Consiglio si è inguaiato nuovamente. A metterlo nei pasticci, più che le barzellette sugli ebrei e le bestemmie, la nuova dottrina politica, comune ormai a tutti i partiti, che vuole ridurre lo spazio tra eletti ed elettori. Almeno a parole, perché poi nei fatti il mondo è sempre andato in tutt’altro modo: basti pensare che chi legge queste parole le legge di suo, e non ha nessuno che gli faccia un sunto per quattro spiccioli al mese (perché poi, nonostante i rimborsi, il politico carrierista è pure taccagno).

È per questo che Berlusconi se ne va in giro a sproloquiare. Non lo fa apposta. È l’altra faccia della sua strategia comunicativa, il risvolto che si può intuire ma non comandare – perché ogni cosa, seppur studiata bene, ha sempre conseguenze che non si possono prevedere. Magari avrà fatto ridere quattro elicotteristi di stanza a L’Aquila, e serrato le sparute fila di ammiratori che lo attendevano sotto casa, ma ora si ritrova magistratura e preti contro. Non ha fatto un bell’acquisto.

Per giunta, non solo i finiani hanno colto l’occasione per marcare le distanze, ma Rosy Bindi – protagonista insieme a Domine Iddio di una delle barzellette – ha avuto l’ambone che voleva e, divenuta per un giorno dottore della Chiesa, ha insegnato la dottrina cattolica Urbi et Orbi. Scomunicando mons. Fisichella, reo di aver detto quello che tutti sanno, e cioè che ci sono parecchi modi per offendere Dio e la comunità credente, e se volessimo stimmatizzarle tutte, apriremmo continue contese in un Paese – l’Italia – che di gente incauta, maleducata e volgare abbonda.

Berlusconi ha tanti demeriti – uno, il più grande, è essere rimasto tre lustri sulla scena politica (due dei quali al governo), senza realizzare quelle tanto promesse riforme, che avrebbero dovuto portare la nostra nazione al pari delle altre grandi d’Europa. Non c’è stato alcun miracolo italiano, né rivoluzione meritocratica. Di liberalismo manco a parlarne. Però, è da quando gli sono arrivati i primi avvisi di garanzia, che Berlusconi ha una chiara opinione sulla magistratura. Ha ragione? torto? Si può anche averne sostenuto le battaglie, per poi accorgersi del loro significato e cambiare opinione. Legittimo. Ma lo scandalo no, nossignore! Non c’è alcuna sorpresa: il politico ha cambiato idea più volte, e la cambia continuamente; l’uomo e le sue fisime sono rimasti quelli di sempre.

E che qualcuno si senta offeso come credente, e trovi disgustoso il comportamento dietro le quinte, lo si può capire. Se poi ne è bersaglio, avrebbe diritto a formali scuse. L’insulsa – non ci sono altri modi per definirla – barzelletta berlusconiana contro la Bindi e l’annessa bestemmia finale, è stata pronunciata in luogo pubblico da persona che, per ruolo e visibilità, rappresenta il nostro Paese. Ma anche in questo caso i farisei tacciano. Berlusconi non è uno stinco di santo, ma nessuno ha mai mostrato grandi capacità esorcistiche. La stessa Bindi che – ripetiamolo – ha tutto il diritto di sentirsi offesa (come donna e, soprattutto, come persona), non può poi andare a pontificare in nome di una fede da lei stessa più volte piegata alle esigenze della politica. Pur con tutta la solidarietà che le si possa esprimere, pare un po’ troppo accettarne i ricordi del catechismo, o vederla più lealista del re e più papalina del Papa. Monsignor Fisichella ha soltanto ricordato una triste realtà, che è una gravissima accusa: bisogna contestualizzare. Ci scandalizzeremmo se uno scaricatore imprecasse in una bettola?


Pubblicato il 4 ottobre 2010 su www.cataniapolitica.it

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