"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

12 ottobre 2010

IL RITORNO DEL DOTTOR MENGELE



di Antonio G. Pesce- L’altro giorno Robert Edwards, colui che ha sperimentato la fecondazione in vitro, è stato insignito del primo Nobel per la medicina. Ha ricevuto il massimo del riconoscimento che, da almeno mezzo secolo a questa parte, viene concesso come imprimatur al conformismo mondiale. Da lì – dall’Accademia di Svezia che gestisce il lascito del chimico Alfred Nobel – vengono diramati i dogmi della cultura dominante.

Nel mondo letterario, questi sconosciuti critici di Stoccolma hanno combinato disastri incalcolabili: basti pensare che hanno scelto come ‘ambasciatore’ della letteratura italiana contemporanea Dario Fò, quando erano candidati Anna Maria Ortese e Mario Luzi, quest’ultimo non ancora protagonista della ben nota polemica con Silvio Berlusconi (altrimenti di premi gliene avrebbero dati due, uno dei quali per la pace nel mondo).

Nel campo scientifico, l’ultimo abbaglio lo hanno preso nel 2008, quando diedero il Nobel per la fisica a due giapponesi, gli studi dei quali erano basati sulle scoperte di Nicola Gabibbo, italiano ma soprattutto cattolico – cosa che da quelle parti deve essere molto indigesta. Tuttavia, fuori da ogni polemica, questa volta ci hanno azzeccato: gli esperimenti di Edwards – quale che ne possa essere il giudizio morale – sono davvero epocali. Tanto epocali, da poter segnare una svolta totale nella storia umana.

Così, la chiesa del Nichilismo è stata in festa un paio di giorni: come quella Cattolica dopo Trento porta i suoi santi in processione, simbolo della santità che vive nella storia, quella Nichilista ha visto le bacheche dei social networks riempirsi di festoni inneggianti il nome del novello illuminato. E mentre li stavano per togliere, il tribunale di Firenze ha decretato il prolungamento dei festeggiamenti, sollevando dubbi di costituzionalità sulla legge 40, che pur introducendo la fecondazione in vitro nel nostro Ssn, non permette quella eterologa – cioè con spermatozoi od ovuli esterni alla coppia.

Per molti si è trattato di un passo avanti dell’umanità. Un passo verso cosa? Un progresso verso un’umanità più giusta, e c’è chi ha parlato della vittoria del bene sul male. Ora, mi è ben chiaro il rispetto che si deve all’altro, soprattutto in quel contenuto dell’esperienza umana che la sorregge nel cammino angoscioso verso la fine, ma in un lavoro scientifico – una di quelle cose che si scrivono perché le leggano due o tre paia di persone – ho già detto che un simile discorso è un discorso di fede e nient’altro che di fede. Non ho nulla contro la fede, quale che ne sia il tipo, ma vedere il bue dare del cornuto all’asino (e tacere) è un atto di bieco conformismo, a cui potrei sottomettermi solo se candidato al Nobel (non per l’autorità che conferisce il premio, ma per l’assegno che ti stacca).

Maritain chiamò ‘gnosticismo storico’ l’idea hegeliana che ci sia un corso determinato della storia, che tutto sia un continuo progresso (verso il meglio ovviamente). Nulla ci prova che le conquiste della scienza ci portino verso un futuro migliore, e anzi tutto fa presagire l’opposto, se l’aspetto etico della scienza – cioè il fatto che la tecnoscienza debba essere giudicata secondo il bene e il male che può arrecare all’umanità – viene considerato ormai un vecchio tabù – l’ultimo ancora persistente – che va abbattuto per far spazio alla libertà degli individui.

Non voglio tirare il ballo questioni giuridiche – credo abbastanza rilevanti – come l’idea che il legislatore (nell’ordinario attraverso le istituzioni, e nello straordinario attraverso l’istituto referendario) abbia diritto e dovere di sancire il limite di pratiche mediche dal carattere sociale, perché 1) poste in essere da denaro pubblico, 2) in luogo pubblico, 3) con dipendenti pubblici e 4) coinvolgenti la vita di soggetti non ancora capaci di tutelarsi da soli. Vorrei essere più radicale. Si tratta della più terribile forma di alienazione che il genere umano avrà da sperimentare nel futuro prossimo perché, statene certi, la sperimenteremo. Qui non ci viene sottratta l’opportunità di sviluppare tutto il nostro essere nel lavoro, dovendo invece lavorare in modo seriale. Né veniamo alienati dai mezzi di produzione, e cioè in fin dei conti dalla nostra possibilità di sostentamento, dovendo poi alienare il frutto della nostra fatica per sopravvivere.

Qui assistiamo all’alienazione dell’esperienza intima del nostro corpo. Sono certo che, infine, lo spirito umano – le capacità mentali, culturali, morali, ecc – saprà farsi ragione anche di questa mostruosa prigionia nel passato di una scelta troppo prossima, com’è quella della generazione precedente. Ma quali le conseguenze? Scoprire che il proprio corpo – se stessi – sia prodotto del potere di altri uomini, e non già di un destino cieco, che per tramite delle forze della natura si protrae nel tempo; scoprire di essere stati selezionati fra altri, in modo ancor più agghiacciante di quanto già non accada con la pratica abortiva (solo che, in quest’ultimo caso, non si ha da fare, poi, con l’essere scelto); scoprire, infine, che non si avrà neppure la possibilità, seppur remota, di venire a conoscenza di chi sia il genitore naturale, perché non c’è un genitore e non c’è stato nulla di naturale; scoprire tutto ciò davvero non cambierà il modo che un uomo attualmente ha di relazionarsi con se stesso (col proprio corpo), e il rapporto generazionale?

Sono dubbi. È bene lasciare ad altri le certezze nate sull’altare dello scientismo, nel nome del quale è stato sacrificato pure l’antidogmatismo della laicità. Ci sono ancora dinosauri tra noi: è bene concedere loro l’onore delle armi, accogliendo con benevolenza ,niente più, le loro paure.


Pubblicato su www.cataniapolitica.it il 7 ottobre 2010.

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