"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

7 dicembre 2011

Bentornata Laura in una Catania rassegnata

Bentornata Laura in una Catania rassegnata
di Antonio G. Pesce - Bentornata a Catania, Laura. Bentornata nella città che ti ha imposto domande così grandi, per le cui risposte non ti basterà la vita intera. Perché quelle domande, ormai, sono tutta la tua vita.
Bentornata qui, cara Laura, bentornata nella normalità della tragedia: adesso che sei tornata, quella Catania che ha provato a dimenticarti, potrà finalmente archiviare la tua vicenda come una delle tante ‘fatalità’ a cui si è rassegnata. Non sei l’unica, Laura, non lo resterai: ogni anno Catania e la sua provincia dimenticano carpentieri caduti dall’impalcatura, operai morti tra i denti di qualche macchina, autotrasportatori uccisi dal sonno che non potevano smaltire, eccetera. Ogni anno la mancanza di speranza inghiotte una fetta consistente della sua gente migliore. Ci siamo rassegnati anche al baratro dell’educazione civile. Mentre leggi queste righe, in qualche quartiere della città un giovane finisce nelle spire dell’illegalità, qualche altro viene instradato allo spaccio o all’estorsione.
A Catania ci si rassegna presto. A Catania si fa presto a dire che non si poteva far nulla. A Catania si fa presto a derubricare tutto a ‘incidente di percorso’. Non farti fare questo torto, cara ‘collega’. Non cedere alla tentazione – è una tentazione vera e propria – di pensarti come ‘caso’, un evento tra gli altri, e così lasciarti andare al gorgo dell’oblio. Tieni per te – tienitela cara, perché ormai è tutt’uno con te – la pena del tuo cuore, perché questa ‘piazza’ non merita ancora (non è preparata, non è ancora matura) ad una riflessione collettiva sul senso della vita. Tieni per te questa pena, questa ricerca del senso dell’evento in cui è data oggi la tua esistenza. Ma condividi con noi – se è il caso, gridacelo in faccia – il male civile che ci affligge.
Non lasciarci soli, Laura – noi, che ti abbiamo lasciata sola. Non dimenticarci, Laura – noi, che abbiamo fatto di tutto per dimenticarci di te. Stacci vicino, Laura. Catania, ormai, ti è nelle vene. Ti è entrata dentro come il più inguaribile dei mali. Tu entrale dentro, come la più passionale delle voci.
Catania, paralizzata dalla mancanza di speranza, ricominci a camminare anche grazie alla tua forza. Non puoi più mutare il tuo passato, Laura, ma puoi ancora contribuire cambiare il futuro di questa città. Non sarebbe poco, e donare speranza è il più grande atto di riscatto che una vita possa compiere.

Pubblicato il 6 dicembre 2011 su Catania Politica 

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