"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

10 dicembre 2010

FINI ALLA GRANDE GUERRA


di Antonio G. Pesce- Fini ha probabilmente ragione: il governo non esiste più. Difficile dire da quanto: sicuramente da luglio, ma non si avrebbe torto a retrodatare la morte dell’esecutivo, magari arrivando ad aprile. Dopo le elezioni regionali, qualcosa si è incrinato. È quasi una legge fisica: il potere finisce per logorare. Logora chi non ce l’ha, secondo la massima filosofica espressa da quel machiavellico di Andreotti. Logora, però, pure chi ce l’ha, e questa è un’altra storia. Si può venire logorati da un potere che pesa, fatto di scelte severe e decisioni gravi. E non è questo il caso, perché già dall’inizio, quando apparentemente tutto filava liscio, la coalizione non si è mostrata all’altezza delle aspettative. Si può venire logorati anche dalla supponenza: avere troppa fiducia nella sintonia col popolo che si governa. Fiducia costata cara il più delle volte: se a Berlusconi cade il governo e non la testa, è già un bel risultato da portare a casa. Nella storia non si è sempre stati così fortunati. Evidentemente, la democrazia procedurale a qualche cosa serve.

Eppure, quando qualcuno dice che l’epoca berlusconiana è al suo tramonto, dovrebbe poi affrettarsi a raccontare quale astro potrebbe illuminare la nuova alba. Certo, se cambiare si vuole, non deve trattenere l’incertezza del futuro. Né tanto meno si deve accettare la minestra riscaldata per non gettarsi dalla finestra. Basta poco a sciogliere il dilemma: basta starsene bell’e seduti a tavola, ma dirlo chiaro e tondo che razza di poltiglia ci è stata servita nel piatto.

Partiamo dagli amici più intimi del Cavaliere. Ormai si respira l’aria di chi ha già calato in mare le scialuppe: lo si era giudicato male, ma Giorgio Straquadanio che fa le pagelle dei vigliacchi pare l’ultimo giapponese pronto a vendere cara la pelle. E se l’esempio lo da lui, si capisce che la seconda portata – che sta per arrivare – non sarà migliore della prima. Perché gli altri che fuggono, non fuggono dalla forza dirompente di un dittatore, ma dalla debolezza di uno che soccombe: gli uomini amano il potere. E se non l’hanno, amano guardarlo da vicino. C’è chi si sta riciclando: per molti versi, già lo stesso Fli è una grande operazione di riciclaggio politico.

Ora, passi Mara Carfagna: sirene del genere incantano solo la sinistra, che ha regalato un po’ di consenso a Fini dopo averlo incensato quale novello Bruto. (L’ultimo sdoganamento c’è stato ad opera della sinistra: magro destino quello di chi deve continuamente cercare conferme). Ma che perfino il fidato Letta si faccia scappare qualche parola impropria con un ambasciatore, è il chiaro sintomo di come non ci si possa fidare di nessuno in quel mondo fatto di palazzi e palazzinari. Finché il potere brillava alto in cielo, si sono esposti come lucertole alla sua luce. Quando sono arrivate le prima nuvole, hanno detto che l’abbronzatura non è più chic ma tamarra, e hanno scelto l’ombrellone del ‘buonsenso’, del ‘buongusto’: del conformismo insomma. Sedici anni a fianco dell’imprudente Berlusconi, e nessuno si è mai accorto della sua propensione al divertimento boccaccesco? Suvvia, ci si vuol far credere che il Cavaliere il vizio delle donne e delle leggi, entrambi a suo uso e consumo, lo ha preso da un paio d’anni a questa parte?

I re possono essere tirannici. Ma più sciagurati dei loro misfatti sono soltanto i vassalli che li hanno giustificati. Il governo è finito – dice Fini. Il parlamento, invece, com’è messo? A settembre si è votata una fiducia. A dicembre si voterà una sfiducia. Nel frattanto, tanta responsabilità nazionale ha imposto la chiusura dei lavori. Forse per non mettere in imbarazzo un presidente della Camera, ogni giorno così ligio al proprio dovere di capopartito, da sfruttare qualsiasi occasione istituzionale per scrivere l’ennesimo paragrafo della sua saga personale. Mentre i suoi luogotenenti organizzano i battaglioni per l’invasione finale. Sta crollando tutto. Qualcuno dal dente avvelenato pensa che sotto le macerie ci resterà solo l’imperatore. Sbaglia. Un impero crolla perché non ha più sangue nelle vene, non solo nella testa. Ma è interessante vedere l’impero che brucia. Se in tempi di pace si distinguono i buoni dai cattivi, in quelli di terrore spicca anche un’altra classe di soggetti: gli opportunisti.

È una grande opportunità dare l’assalto alle deboli mura di un Paese senza memoria. Perso ogni valore, almeno che non si perda il mestiere. Per alcuni è facile vivere senza ideali, molto meno senza poltrona. Ma faccia attenzione la truppa: le guerre sono quelle ordalie dove muoiono in molti. Ma la totalità di essi è quasi sempre senza alcun grado sulle spalline.


Pubblicato il 4 - dicembre - 2010 su www.cataniapolitica.it

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