"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

16 giugno 2010

THOMAS POGGE, POVERTA' MONDIALE E DIRITTI UMANI



di Antonio G. Pesce- Nel passato erano le buone maniere. Ora sono le buone intenzioni che tengono banco nel mondo occidentale. E si sa che la strada per l’inferno ne è lastricata. Non è che non si parli di diritti umani nella nostra civiltà. Anzi, se ne parla così tanto – troppo – in assise politiche e trasmissioni televisivi che, finito il momento dedicato alla pia coscienza, il mondo resta tale e quale a com’era prima del sermone caritatevole.

Thomas Pogge, filosofo di formazione kantiana oggi docente a Yale, autore del libro Diritti umani e povertà mondiale (Laterza 2010), è stato ospite della facoltà di Scienze Politiche di Catania. E, in un incontro nell’aula magna del rettorato, insieme all’ on. Leoluca Orlando e ai proff. Fulvio Attinà, Vincenzo Provenzano e Luigi Caranti – quest’ultimo curatore del libro e organizzatore della giornata di studi – ha mostrato i dati dell’indecenza alla quale nessuno, nonostante il progresso economico e scientifico, pare voglia porre fine.

Dei circa sette miliardi di esseri umani, 830 milioni soffrono di malnutrizione cronaca; 1,1 miliardi non hanno accesso all’acqua potabile; 2,6 ai servizi sanitari di base; 2 miliardi ai farmaci essenziali, altrettanti all’elettricità, e un miliardo non ha un riparo adeguato. Si potrebbe continuare, dice Pogge, perché al peggio non pare esserci fine: ad esempio, quasi nove milioni di bambini vengono ridotti alla schiavitù, con lavori fortemente usuranti, prostituzione, pornografia, ecc. Non è dunque difficile credere che un terzo dei morti annui sono dovuti alla povertà. Un’apocalisse che non ha eguali, neppure tra quelle causate dalle guerre del XX secolo e dai totalitarismi. Eppure, è assai più facile fermare questo massacro che quelli passati: servirebbero solamente una migliore nutrizione, acqua potabile, zanzariere, confezioni per la re-idratazione, vaccini e medicine.

Nella sua lezione al rettorato, Pogge si è soffermato proprio su quest’ultimo aspetto: la mancanza di medicine e, soprattutto, di cure adeguate. La soluzione del filosofo tedesco starebbe nell’HIF (Health Impact Fund), un fondo sovvenzionato dai governi di tutto il mondo, ma dal funzionamento assai innovativo. Oggi non abbiamo soltanto un mercato iniquo dei farmaci, che penalizza il Sud del mondo, ma anche un mercato scarsamente innovativo. Le case farmaceutiche non investono nella ricerca di vaccini e di medicine che non potranno piazzare “bene”. E le piazze meno conveniente sono quelle dei paesi più poveri. Il risultato è che, mentre nel ricco ed opulento Nord industrializzato ci sono più farmaci che malattie da curare, nei paesi più poveri ci sono molte malattie ma pochi rimedi. E quelli che ci sono, pagati a carissimo prezzo.

L’HIF permettere, allora, un diverso approccio alla sperimentazione e ai suoi proventi. Senza chiedere atti di carità, ma offrendo un’opportunità anche di lauti guadagni. I centri di ricerca, che notoriamente non sono dei buoni samaritani, potrebbe scegliere se registrare il brevetto secondo la prassi ordinaria o attraverso l’HIF. In quest’ultimo caso, verrebbero ripagati secondo l’impatto del farmaco. E si capisce bene quanto possa essere lucrosa anche questa via, se consideriamo che le malattie meno diffuse (se non addirittura scomparse) nei paesi sviluppati, sono tra le più diffuse e mortali in quelli poveri.

Un approccio filosofico, quello di Pogge, giustificato con la sociologia. La morale che non disdegna di far leva sull’interesse. Perché, come dice Caranti, ‹‹in Povertà mondiale e diritti umani Thomas Pogge intende cambiare il modo in cui studiosi e semplici cittadini del mondo ricco pensano al problema della povertà nel mondo››. L’ordine mondiale imposto dai paesi più sviluppati ha creato questo sistema di profonda sperequazione. È nostro dovere nostro correre ai ripari.


Pubblicato su www.cataniapolitica.it il 10 giugno 2010.

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