"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

15 giugno 2010

IL "BUON SENSO" DELLA GELMINI


di Antonio G. Pesce– “Buon senso”, la traduzione nazionale dei “localistici” tarallucci e vino. Che, in un’istituzione come quella scolastica, nella quale l’ubriacatura risale a quarant’anni fa – e quando l’hanno smaltita, gli studenti erano diventati docenti – si traduce, ancora, in poetiche coccole e carezze. Ricordo una imprenditrice di ferro, attuale sindaco di una importante città lumbard, quando era ministro dell’Istruzione. Proprio si vedeva che non ce la faceva a fare la maestrina bella e carina. Tuttavia, si piazzò davanti ad una telecamera e rassicurò i giovinetti: il nuovo esame lo avrebbero fatto tra le braccia dei loro stessi professori.

Ovvio che ad una scuola così mammona nessuno dia fiducia. Da allora, alla maturità, abbiamo sfornato milioni di capre. Non preparati al lavoro perché, innanzi tutto, non preparati né alla vita né alla civiltà.

Con l’attuale ministro speravamo ci fosse andate meglio. Quando le toccavano il datore di lavoro – l’unico che abbia mai fatto – si lanciava, impettita, contro il bestemmiatore. E parlava, poi, di merito e di serietà. Certo, non è che desse prova di spigliata dialettica. A volte, poi, si arrivava a mettere in dubbio che sapesse quel che diceva. Ma almeno l’apparenza pareva di tutto rispetto.

È arrivata la gravidanza, il parto. E il ministro lo abbiamo perso. Ora parla come tutte le mammine di questi tempi, alle quali non puoi dire che il loro figlioletto deve rompersi la schiena senza rischiare il linciaggio. Raccomanda il ‹‹buon senso››: ‹‹con un solo cinque non si boccia››. ‹‹Buon senso››. Lo dicevamo in molti che era questione di ‹‹buon senso››. Solo di ‹‹buon senso››.

Ci voleva del ‹‹buon senso›› per non tagliare a scuola e università 8 miliardi di euro….

Ci voleva del ‹‹buon senso›› per non rendere le classi carri da bestiame….

Ci voleva del ‹‹buon senso›› per non ridurre le ore di lezione….

Ci voleva del ‹‹buon senso›› per non far chiudere le università …..

Ci voleva del ‹‹buon senso›› per non far scappare i ricercatori all’estero….

Ci voleva del ‹‹buon senso›› per non smantellare il sistema di istruzione italiano ….

Solo ‹‹buon senso››. E con un po’ di ‹‹buon senso›› tante cose non sarebbero state le stesse. Forse anche il ministro.


Pubblicato su www.cataniapolitica.it il 10 giugno 2010.

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