"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

20 maggio 2010

UNICT SCOSSA DALLE PROTESTE: DA LINGUE AI RICERCATORI

di Antonio G. Pesce- Per un scherzo del destino, Catania potrebbe diventare, nelle prossime settimane, il crocevia di una grande protesta generazionale. Una saldatura di temi e problemi che nessuno – fosse stato il più estroso – avrebbe potuto preventivare.

Intanto, la facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Da quando ne è stato deciso il trasferimento a Ragusa, il monastero di piazza Dante è stato occupato dagli studenti che non si limitano a chiedere la possibilità, per gli iscritti, di completare il percorso formativo nella sede indicata al momento dell’iscrizione, ma non vorrebbero veder smobilitata un’altra avanguardia culturale nella non più fiorente Catania.

Ora, però, sono in agitazione pure i ricercatori dell’ateneo, strutturati e precari. Ma per cause meno ‹‹localistiche››: il ddl Gelmini sul reclutamento dei nuovi ricercatori. L’idea sarebbe quella di rendere più veloce – così l’ha spiegata la signora ministro – l’accesso dei giovani al ruolo di professore associato. Carriera che, fino ad oggi, prevede un’abilitazione nazionale e un concorso a valutazione comparativa. Nel piano del ministro, invece, l’assunzione dovrebbe avvenire per chiamata diretta degli atenei. Già è possibile intuire, oltre il fumo, dove si voglia andare a parare: di fatto, bloccare le carriere, dal momento che non si vede con quali fondi avviare le assunzioni in una università come quella italiana a cui, dalle scarsissime risorse, l’anno scorso è stato decurtato un ulteriore miliardo e mezzo.

Bloccare le carriere, dunque, e avviarne di nuove verso l’assoluto precariato, annientando così la ricerca: il nuovo ricercatore sarà solo a tempo determinato, scaduto il quale (sei anni), se non verrà assunto come associato, ‹‹opterà per un altro lavoro›› – ha affermato il ministro Gelmini nello spiegare il suo disegno di legge. Denotando, ovviamente, una scarsa conoscenza dei percorsi formativi della ricerca che, conducendo ad un’alta specializzazione, non sempre permettono marce indietro e vie alternative. Tuttavia, c’è ancora un particolare sfuggito al poco accorto legislatore. Nel ddl non si accenna al trattamento da riservare a coloro che ricercatori lo sono già ora e sono stati reclutati con le attuali modalità.

Il rischio è, dunque, che il 40 % del personale docente degli atenei – a tanto ammonterebbe, secondo l’Istat, la percentuale di ricercatori gravati pure del peso della didattica (caso più unico che raro nel sistema universitari mondiale)- si trovi scavalcato dalle nuove leve, rese, queste, ancor più precarie dei predecessori al prezzo di una speranza lontana, che diverrà chimera col progredire dei tagli economici.

Ecco perché tutte le sigle sindacali hanno indetto una settimana di agitazione tra il 17 e il 22 maggio. Si potrebbe arrivare anche ad una astensione in massa dalla didattica e dalla ricerca. A Catania, i ricercatori si sono riuniti in assemblea ieri, anch’essi nell’ex-monastero benedettino, divenuto il focolaio della protesta universitaria. Non è chiaro ancora quanti giorni di protesta vedranno coinvolti i ‹‹cervelli›› catanesi. Ma l’affluenza ai dibattiti e il massiccio scambio di email e di sms stanno a dimostrare un fronte compatto e determinato. E, soprattutto, numeroso. Di sicuro c’è una riunione in rettorato sabato 15, e altrettanto scontata pare essere l’occupazione simbolica di martedì 18, in concomitanza a quanto avverrà in tutti gli atenei d’Italia su invito delle organizzazioni sindacali. Voci, però, riferiscono anche di possibili ‹‹lezioni in piazza›› per il 19. Per ora, tuttavia, nulla di sicuro.

Un ultimo fronte ancora non si è aperto. Ma in tutto Italia i docenti della scuola superiore non sprizzano gioia, considerati i tagli già abbattutisi sul comparto, e la regionalizzazione e le chiamate dirette dei presidi che incombono sul reclutamento.

Catania, per diversi motivi, potrebbe davvero vedere lo strano incrociarsi di più fronti di protesta. Tutti accomunati, però, dalla stessa generazione che li anima: una generazione il cui unico diritto rimastole è ancora quello della protesta.


Pubblicato su www.cataniapolitica.it del 13 maggio 2010.

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