"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

7 marzo 2012

Getsemani

Ogni secolo ha i bigotti che merita. Quelli del nostro hanno la fisima del ‘cuore’: non vogliono donare a Dio una postina di rosario, un Pater biascicato nel torpore della notte, un’elemosina stentata. Vogliono donargli il cuore. Questa piccola borghesia di sacrestia, che prega schitarrando per più di due ore filate, crede facile giacere accanto a Cristo, nella penombra tetra della luna del Getsemani, quando è in gioco il Tutto stesso.
Cosa c’è di più vanaglorioso che voler star desti, quando pure i discepoli fidati dormivano? Pensano di farsi cirenei, quando perfino lo sventurato, raccontato dal Vangelo, avrebbe voluto non patire quell’umiliazione né affrontare quella sofferenza.
Ormai è semplice: alla Storia è stata rivelato il suo Fine. Il Tutto non è più in ballo, perché ha il suo Fondamento. La Morte è vinta. Ora sì, ora tutto è molto semplice. Ma il Getsemani è stato il più grande campo di battaglia. E combattere una guerra è cosa assai più grave che apprenderne l’esito qualche millennio dopo.  

Antonio Giovanni Pesce

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