"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

6 novembre 2011

Come uccidere la Fiera dei Morti

Come uccidere la Fiera dei Morti 

di Antonio G. Pesce - Cominciamo con un po’ di nostalgia. Quando avevo l’età dei giocattoli, la festività della commemorazione dei defunti sostituiva, quasi del tutto, il Natale. I miei mi mandavano a letto, dicendomi che nonna Agata – allora l’unica parente stretta ad aver lasciato questa valle di lacrime – sarebbe venuta a portami il regalo. Dovevo soltanto tenere gli occhietti stretti stretti, e dormire fino al mattino. Poi, lo avrei trovato da qualche parte, in casa.
Era sempre il giocattolo scelto, la sera prima, in una bancherella della fiera dei Morti, allora di stanza nel centro fieristico della Plaia. Persi la mia ‘verginità’ molto presto: una sera, quando con papà, mamma e sorella andammo a fare compere. Papà mi prese in braccio, ed io, appoggiandomi sulla sua spalla, vidi che con la sinistra teneva, ben nascosto (secondo lui) alla mia vista, il triciclo qualche istante prima adocchiato. Mi tenni stretto il segreto per anni.
A Natale, di solito, i miei genitori regalavano vestiti. Era per ‘i Morti’ che mia sorella ed io avevamo i giocattoli. Il 2 novembre era una festa, e per un giorno l’anno mia nonna non restava nel chiuso di quella lapide. Mi veniva a cercare, mi pensava – pensava a me, tra i nipoti l’unico che di lei non avesse un ricordo.
Ora tutto va a rotoli. Le tradizione pagane di un pugno di caproni sassoni invadono la mente dei bambini e dei loro idioti genitori. Lo dico prima: educare è difficile. Per questo, quando avrò figli, spero di usare il morbido metodo dell’olio ‘a cannaletta’, per chi tra i miei putti oserà pararmisi innanzi col cappello da maghetto o da streghetta. Olio, sì, olio – e che non vadano a disturbare i vicini, chiedendo loro dolcetti come se non ne avessero a casa: piuttosto, che concimino le loro aiuole.
Spero, tuttavia, che frattanto il sindaco Stancanelli mi avrà dato una mano, rilanciando la tradizionale ‘Fiera dei Morti’, che sembra ormai morta (e mi scuso per la ridicola battuta). Qualcosa di meglio si poteva fare. Non è che uno ce l’abbia con Stancanelli, e gli voglia sempre rompere le uova nel paniere. Però, secondo lui è sensata l’operazione che si è fatta? Ecco, ricapitoliamo. Nel 2009 la fiera è stata allestita nel parcheggio di via Santa Sofia. Come la fai, ci sono sempre problemi, e questo è ovvio. Ma lì era vicina la tangenziale, con la quale avevi collegata tutta la provincia, ad esclusione dei paesi del Calatino.
Nel 2010 un’altra novità: il parcheggio di Fontanarossa. Entrata sulla stessa bretella che collega l’asse dei servizi all’omonimo aeroporto, affollatissimo nei giorni di festa, perché più di tre quarti dei siciliani fuori sede ritorna a casa, soprattutto se vi è di mezzo un ‘ponte’. Non solo. La zona è di quelle che offrono molti comfort: uno tra i tanti, quello di poterla raggiungere in scialuppa, non appena dal cielo si riversano un paio di gocce. Però il catanese, seppur abitante sul mare, pare non gradire molto questa concorrenza del villaggio di Santa Maria Goretti a Venezia.
Ora, io lo so che il sindaco è stato molto affaccendato, dovendo scegliere se restare nei piani alti della politica, dove ormai pare stia crollando la maggioranza, o se onorare ancora il glorioso impegno sul territorio. Guarda che fortuna: ha scelto Catania! Però è troppo chiedergli di spostare la fiera, facendo così due cose buone – evitare che i catanesi (provincia compresa) perdano quel barlume di tradizione che ancora rimane, e i siciliani l’aereo?
Non deve essere difficile capirne la logica, soprattutto per uno come lui, che ha saputo dirimere l’annosa questione dei Palazzi che se lo contendevano.

Pubblicato il 3 novembre 2011 su Catania  Politica

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