"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

20 aprile 2009

ROBERTO GIACOBBO E' LA FINE DEL MONDO




Ci sono molti motivi, e non tutti nobili, per i quali la profezia di Roberto Giacobbo, secondo il quale nel 2012 potrebbe esserci la fine del mondo, proprio non mi va a genio. Tra i motivi nobili posso annoverare l’arricchimento culturale che ne avrebbe il mondo dalla mia tesi di dottorato, che in quell’anno dovrei discutere, o aver comunque discusso qualche mese prima, nel 2011. Inoltre, spero che per quel 2012 di aver affidato alle speranze del futuro una riproduzione – m’auguro migliore dell’originale – del mio patrimonio genetico. Quindi, vedermi segate le gambe da un profeta di qualche civiltà extraterrestre si può capire che non mi piaccia per nulla.

Non so che cosa in questo libro Giacobbo racconti, oltre a quanto descritto nel risvolto di copertina – avessi venti euro da sprecare, li sprecherei in pizzeria con gli amici, e non certo per leggere quello che i Testimoni di Geova ti raccontano gratis a domicilio. Posso immaginare comunque il tono e l’ “alto” pensiero che lo sostiene, perché l’autore, che pubblica con Mondadori, è pure conduttore di una trasmissione televisiva, sulla seconda rete di stato, dallo stile simile al libro: evidentemente è così che il centrodestra, con le case editrici e le reti televisive vicine, spera di spezzare l’egemonia culturale di sinistra che tanto denuncia.

Tuttavia, se consideriamo i dati OCSE sull’istruzione in Italia, non deve stupire che questi, assieme a quelli di Moggia, siano gli unici libri che vadano per la maggiore, come del fatto che la RAI occupi i suoi palinsesti serali con trasmissioni esoteriche e astrologiche, per relegare a notte fonda film d’autore, teatro ed opera.

Stupefacente, invece, è la credulità popolare, in un Paese in cui i dotti del laicismo vorrebbero far avanzare la secolarizzazione, e un giorno sì e l’altro pure si pubblicano elogi a piene mani dell’Illuminismo: forse, qui in Italia, data la scarsezza di risorse energetiche, per le quali dipendiamo quasi interamente dall’estero, qualcuno il lume lo ha già spento per risparmiare. Da Oddifreddi che non crede a nulla (perché sotto ogni cosa c’è un imbroglio vaticano-clericale), a Roberto Giacobbo che crede a tutto, o finge di credervi pur di portare a casa il mensile. Retromarcia, compagni! Le masse non vi seguono più: per loro il futuro del proletariato passa per le congiunzioni astrali.

Veniamo alla tesi del libro, la cui copertina è una foto del profeta-autore con il suo messaggio apocalittico: nel 2012 ci sarà la fine del mondo, “o almeno di questa era, del mondo come lo conosciamo noi adesso”. Giacobbo mica se le inventa queste cose qui. Non è lui che le tira fuori dalla sua mente, magari annebbiata da qualche droga psichedelica, come dicevamo da ragazzi delle idee strambe degli amici, ma sono i Maya a rivelarlo, profezie avvalorate anche dalla somma autorità dei “seguaci della New Age [che] segnano per quella data l'inizio della cosiddetta "Età dell'acquario”. E quindi, se oltre a dirlo i Maya, lo dicono i seguaci della New Age, che per conoscere la loro intima essenza spendono un pozzo di soldi in massaggi, musiche e diete, l’autore pensa che qualcosa di vero debba esserci. Non so se i Maya, però, indicassero il 12 dicembre del 2012 come data finale di un mondo che, per loro, iniziava con loro e finiva con loro, ma i seguaci della New Age potevano essere un poco più originali: questa storia delle date fatali – es. ne è proprio quella citata: 21(12)/12/’12 - sta davvero scocciando.

La New Age la conosciamo – mezzo scienza, mezzo filosofia, mezzo religione: giusta per chi vuole parlare di fisica, filosofia e religione senza saperne niente di fisica, filosofia e religione! Ma Giacobbo farebbe bene a non fidarsi molto dei Maya, degli Egizi e, in genere, di tutte le civiltà pre-cristiane, e comunque lo inviterei ad essere più prudente nell’interpretare certe loro credenze: Giacobbo è cristiano – almeno, solo per l’aspetto culturale – e cittadino di un mondo globale. Sono due punti che i suoi sprovveduti lettori non tengono in considerazione, ma uno che si avventura nel confronto con antiche civiltà farebbe bene a tener presente, se non vuole fare un’operazione di mero consolidamento finanziario del proprio conto in banca. Era il 1700, e già l’italiano Giambattista Vico metteva in guardia i saccenti dotti dall’avvicinarsi alla storia passata con la boria di chi crede di aver tutti i mezzi per aprirne lo scrigno di miti, racconti, storie. Di solito, questi “boriosi” cadono vittime, come allocchi, della “boria delle nazioni”, cioè della credenza che tutte le civiltà hanno di essere l’ “ombelico del mondo”. Il mondo inizia con loro, e con loro finirà. La pensavano così anche nella Grecia antica e, prima dell’11 settembre 2001, mi pare che in Occidente neppure si parlasse di ciò che andava oltre gli Stati Uniti, da un lato, e la Russia dall’altro.

Le popolazioni del passato non si curavano degli altri – non ci pensavano neppure al fatto che ci potessero essere altri, e nel pensare se stessi, la propria civiltà, facevano riferimento all’andamento biologico del corpo umano: come nasce, cresce, arriva a maturità e, infine, muore l’uomo, così pure la civiltà a cui appartiene.

Sono stati i cristiani a pensare tutto il mondo come unico – perché redento dall’unico Redentore, Cristo Gesù. E sempre i cristiani spezzarono il circolo della storia, pensando che questa si evolvesse fino alla “fine dei tempi” – il ritorno del Salvatore. Pensare, allora, che i Maya o gli Egiziani, con le loro profezie, si riferissero 1) all’umanità intera come la pensiamo noi e 2) conseguentemente, alla fine del mondo come lo intendiamo oggi, è quanto meno una bella scemenza rilegata e servita in carta patinata. Che si sia stata una fine del mondo è sicuro, ed hanno ragione i Maya, ma è stata la loro fine, la fine del loro mondo. E non c’entra nulla con poteri esoterici di divinazione: semplicemente, quando un popolo è abbastanza maturo da volersi capire, guarda indietro e fa la sua storia e, facendola, si prospetta un futuro - fa della filosofia della storia. Passato e futuro nascono da un presente pieno di inquietudine: il fatto che gli uomini di oggi aspettino con Giacobbo la fine del mondo, è indicativo della voglia di vivere che serpeggia per le nostre strade.

La perla, però, è questa: la fine del mondo ci sarà come la immaginiamo – ma come la immagina Giacobbo? -, ma, se proprio non ci sarà in modo definitivo, ci sarà comunque la fine del mondo “come lo conosciamo oggi”. Ma c’è bisogno di aspettare il 2012? Il mondo non dovrebbe cambiare continuamente? Non sta cambiando proprio ora? Non è cambiamento già parecchie volte, in questo secolo? E se io dico che, entro il 2012, sarò ricco, o quanto meno "più ricco" di oggi, guadagnare cento euro un più avvalorerebbe la mia profezia?

Speriamo che i futuri cambiamenti vedano coinvolti il palinsesto RAI e gli editori di casa Mondadori: ci risparmino le corbellerie, quanto meno, dato che dei drammi veri, come la crisi finanziaria che ci attanaglia, non se n’erano neppure accorti – e bastava fare quattro conti, mica leggere le stelle.


8 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Antonio,
sono d'accordo con te nell'identificare queste profezie come corbellerie. la cosa che mi dispiace è assistere a fenomeni diffusi di credenza cieca in tali sciocchezze: ciò che più mi sorprende è vedere gente di cultura medio-alta, che ha compiuto o compie studi universitari di un certo livello, segiure certe trasmissioni o acquistare libri come quello oggetto del tuo articolo.ma, in realtà, cosa possiamo aspettarci da un mondo-scolastico, accademico,politico, televisivo e, in generale, mediatico- che propugna la "cultura del piattume"?
piuttosto che pensare a presunte date della fine del mondo, dovremmo pensare a rendere questo mondo migliore, innanzitutto per noi che lo viviamo, affrontare i problemi reali, scrollandoci di dosso le scorie di un inutile e pericoloso millenarismo.
Amadigi

andrea ha detto...

Ma, per un attimo, andiamo a quel fatal dicembre...

Come succedera'? O, meglio, cosa succederà? E in Australia? Per dire, che influenza avrà il fuso orario? Finirà prima in Nuova Zelanda che da noi? O viceversa?
Quindi basterà guardare la CNN et similia per sapere quello che succederà di li' a poche ore?

Perdonate, non ho resistito.

Andy

Antonio G. Pesce ha detto...

Perdono concesso. Anche perché l'ironia svela davvero il non-senso di alcuni argomenti. E di alcuni libri.

Anonimo ha detto...

Certo il mondo è sempre in divenire, però ci sono anche svolte epocali, che cambiano la storia, cicli che si chiudono e cicli che si spezzano. Certo la visione cristiana è in contrasto con quelle cicliche di altre civiltà, come quella Maya appunto: per noi cristiani il kairos spezza il kronos, la storia ha un principio e una fine. Ma se per avvicinarci a questo compimento ci fossero dei salti di coscienza nell'umanità? Salti non dovuti ad una profezia deterministica, ma ad una crescita spirituale e volontaria degli uomini?
Sono domande interessanti, che meriterebbero approfondimenti e riflessioni.
Però il libro di Giacobbo, che io ho letto, non è certo un trattato di teologia e non deve esserlo. Per fortuna esistono programmi in TV come Voyager e libri come questo e non si parla solo di crisi economica, dibattiti politici o alre analisi catastrofiche della realtà in cui viviamo! Pensa, che se legessi il libro di Giacobbo lo troveresti tutt'altro che catastrofico! Anzi, il messaggio finale è un messaggio di speranza... E comunque è un libro leggero, senza troppe pretese, che va letto con curiosità, non è e non si presenta come la verità in terra. Come anche il programma TV: è l'unico programma che presenta i temi col condizionale, col se, che non vuole imporre una verità, ma che lascia spunti a cui si può credere o no, ma che almeno parla di cose che in TV non si sentono mai.
Cmq, prima di criticare, una letta veoce io gliela darei a un libro del genere.
Gianni

Antonio G. Pesce ha detto...

Al di là di ogni scusante, il metodo è sempre quello: leggere. Ma nel '700 era più semplice. Con l'editoria di massa, leggere tutto quello che viene pubblicato è del tutto impossibile. Ci si fida della quarta di copertina o dei risvolti, che una volta venivano stesi da autentici geni della nostra letteratura (pensiamo all'Einaudi degli anni '60-'70). Era un po' come leggere un abstract. Non è colpa mia se a Giacobbo il suo editore non ha reso un servizio migliore.

Unknown ha detto...

Male, male. Commentare un libro dopo averlo letto è una regola che dovremmo seguire anche in quest' epoca di bruttura culturale.

Non è Giacobbo che avvelena il nostro tempo :\

Antonio G. Pesce ha detto...

Sono d'accordo.
E quindi mi scuso se ho commentato solo partendo da quello che l'editore e le fonti d'informazione scrivono del libro: pensavo che la casa editrice fosse capace di riassumere la tesi principale di un libro che pubblica. MI sbagliavo e mi scuso.

Invece, voi che lo avete letto, sapreste farmi un equilibrato e preciso riassunto di quello che avete letto.

1) Qual è, p.e., la tesi che l'autore sostiene?

2) Quali sono le sue fonti?

3) Come le legge?

4) A quali conclusioni arriva?

Se proprio vogliamo evitare di abbruttire questo mondo, dove pullulano scadenti commentatori, cerchiamo di farlo secondo scienza... o no?

Turz ha detto...

@ Gianni (Anonimo del 22 maggio):

Presentare *cazzate* con il condizionale, con il se, fa comunque del male. Perché c'è gente che il condizionale non lo capisce. Perché ci sono bufale talmente evidenti che anche il condizionale è fuori luogo.

La Terra gira intorno al Sole? Noi di Voyager pensiamo di no.