"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

2 maggio 2008

VAMPIRI DI SINISTRA E LIBERALI CONFUSI


In Italia si sta configurando il tentativo, da parte della sinistra, di suicidarsi. Mettendo da parte le considerazione che farsi sulla lucidità di taluni discorsi, che in teoria dovrebbero rappresentare l’analisi degli errori commessi e la base di un progetto per il futuro, ma che in pratica sono veleno più per i calici degli amici che per quello dei nemici – i quali, in fin dei conti, hanno vinto e si godono la vittoria, che appiana tutto e tutti mette d’accordo – ecco, tralasciando i barcollamenti del raziocino dovuti, probabilmente, al doppio colpo subito per la perdita del governo e della capitale, non si spiegano certi ultimi atti amministrativi se non come suicidio politico collettivo – suicidio con annesso omicidio – o personale ed emergente insensatezza.

O l’uno o l’altro. E, in entrambi i casi, dal momento che la sinistra ha un suo seguito in Italia, e che è inoltre indispensabile che qualsiasi maggioranza (anche quella della quale ci fidiamo cecamente) abbia un’adeguata contropartita, bisogna augurarsi che la nottata passi presto. Perché a sinistra, più che buon consiglio, la notte porta ottundimento. Non ci riescono proprio, col mare grosso, a tenere il timone. E anche una tempesta di modeste proporzioni diventa burrasca.

Da mercoledì scorso la dichiarazione dei redditi della mia famiglia per l’anno 2005 circola in rete. Non si è trattato di un furto di documenti, né ho mai avuto tanta voglia di vantarmi della pensione di mio padre: in realtà, a metterla a disposizione di chiunque volesse sapere come si faccia a campare con milleduecento euro al mese ci ha pensato l’ufficio delle entrate. Su indicazione del viceministro Visco. E quel che è peggio, per Visco come per buona parte dello schieramento politico che lo ha sostenuto, anche quando il vice di Padoa Schioppa aveva qualcosa da spiegarci circa il trasferimento di ufficiali della Guardia di Finanza da sedi a lui poco gradite, quel che è peggio è che, in rete, ci sono finiti i conti di tutta Italia. Per un paese che mangia pane e cicoria dai tempi di Mussolini a quelli di Rutelli, ma che va in giro con suv da centinaia di migliaia di euro, dev’essere stato un trauma. Tanto che indiscrezioni giornalistiche dicono l’uscente presidente del consiglio Romano Prodi furibondo. Mi riesce meglio a capire l’idiozia di Visco che non immaginare Prodi capace di uno scatto, sia pur minimo, di orgoglio nella propria funzione. A meno che non si sia sentito perdente anche nella sfida per chi, lasciando la nave che affonda per sopraggiunti limiti di età e di immagine, abbia reso più amara la sconfitta a Veltroni. Qualcuno, già dopo la lettera con la quale il professore bolognese dava le proprie dimissioni da Presidente del neonato PD, aveva parlato di “avvelenamento dei pozzi”, che evidentemente non sono quelli a cui si abbevereranno i vincitori che avanzano, ma gli sconfitti nella loro ritirata. O nella loro strenua difesa. Prodi, dunque, ci aveva provato a far del male a chi si era sbarazzato di lui con manco tanti scrupoli, ma questa di Visco, più che essere una regolamento di conti interno, è uno sfregio alla nazione intera.

Intanto, non si capiscono le ragioni di un gesto di tale portata proprio alla fine del mandato. Pure quando l’operazione avesse un senso ed una giustificazione morale e legale – cosa che non credo - non si vede perché non lasciare ad altri la patata bollente della decisione. Te ne stai per andare, e faresti meglio a raccogliere le tue cose, dalle foto sulla scrivania alle penne nel cassetto. E invece che fai? Metti online i conti degli italiani, gli stessi che, anche essendo elettori di centrosinistra, hanno avuto non pochi problemi a mandare giù le tue tassazioni, le tue improprie ingerenze nelle inchieste della polizia tributaria (quando toccavano te e i tuoi soci), o il tuo «voyerismo» oltremodo scorretto nelle spese degli altri: perfino farsi la visita da un ginecologo avresti voluto fosse pagata con carte di credito, e tanti saluti alla riservatezza e per la felicità delle banche.

Visco non è mai stata una mente. Mentre al suo ministro o al suo avversario Tremonti puoi attribuire idee per quanto sbagliate, a Visco è difficile attribuire altro che la fisima di far pagare altri balzelli, oltre quelli che cinquant’anni di repubblica ci hanno consegnato. Non si è inventato nulla. Perfino il tesoretto, l’extragettito fiscale del 2006, non è opera sua: piaccia o no, sono le entrate del 2006. E Visco, con tutta l’allegra brigata del governo decaduto e decadente, si è insediato il 17 maggio. Quindi, ad andar bene solo metà è frutto del suo sacco. Se poi ci atteniamo ai fatti anche meno, soprattutto se consideriamo la scarsa attività del passato governo nei primi cento giorni.

Visco non è mai stato una mente. Almeno fino allo scorso mercoledì, quando, capace per anni di mettere in difficoltà la maggioranza di cui faceva parte, non si è risparmiato l’ultimo colpo di genio per mettere nei guai anche l’opposizione. Di cui però non farà parte, avendo capito che in un governo PD non ci sarebbe posto per lui: era Berlusconi che glielo attribuiva, Veltroni invece se n’è guardato bene anche solo dal menzionarne i meriti. Non aveva consensi da perdere, oltre a quelli che l’intera coalizione aveva perso in neppure due anni.

Non ne farà parte. O se ne farà parte, dalla parte che vuole lui. Quella che tiene nascosta la mano, ma è pronta a tirare fuori da sotto le toghe le daghe per scannare l’ultimo Cesare. Che non capitolerà in Campidoglio, ma lì vicino. Magari nel loft dove già si respira aria pesante.

Passino i vampiri della sinistra. Ma i tanti liberali, che fino a ieri attaccavano Visco reputandolo un agente della STASI in tenuta da strozzino, ed oggi gridano alla mancata opportunità, per la nostra nazione di diventare un paese normale, dovrebbero spiegarmelo questo repentino salto del fosso. L’autorità per la riservatezza non doveva, secondo loro – e tra loro c’è pure Vittorio Feltri, direttore di Libero - bloccare l’accesso a quei dati, e nessuno doveva scandalizzarsi della pubblicazione: pagare le tasse è un atto pubblico; chi paga non ha nulla da temere; in altri paesi avviene così e, inoltre, ciò incentiva la trasparenza.

I liberali di oggi sono un tantino diversi da quelli di ieri, e so bene di non trovarmi innanzi Croce ed Ortega, per fare solo due nomi tra quelli che, quando avevo appena diciotto anni, cominciarono a tirarmi fuori dal mio “sonno dommatico” – anch’io ho avuto il mio sonno, e grazie a Dio mi son svegliato: un sonnambulo, per giunta scemo, è più da compiangere che da incriminare. Tuttavia, se gli esempi, valsi sinora in campo economico e scientifico, politico ed economico, valgono anche in campo del diritto, allora è bene ricordare che la “più grande democrazia al mondo”, gli Stati Uniti, e quella più antica, la Gran Bretagna, non permettono neppure una consultazione controllata. Non hanno sbagliato su Afganistan, Iraq ed Iran, e poi vuoi che sbaglino su quattro conti di due o tre anni prima? Se ne sono così gelosi avranno un buon motivo.

Francia e Germania ti permettono di ficcare il naso, ma almeno ti devi prendere l’incomodo di uscire di casa e di inventarti una buona scusa: ti presenti al comune e, in appositi registri, trovi la dichiarazione dei redditi dei tuoi concittadini. Saprai quanto dichiarano, ma a loro volta sapranno che sei andato lì a ficcare il naso, perché frattanto l’impiegato del comune t’ha schedato, e t’ha pure chiesto la ragione di tanta curiosità.

In Italia, invece, dovremmo permettere che uno, la sera, non avendo di meglio da fare, si metta davanti al computer e, fra una chattata e uno sguardo a qualche sito non proprio per educande, sbirci nella dichiarazione del vicino, che oltre ad avere l’erba sempre più verde, ha anche il conto sempre più florido e la coscienza sempre meno pulita. E questo alto sfoggio di diritto per cosa? Per garantire la trasparenza. Cioè, se ho ben capito, per evitare imbrogli ed evasione. Dimentichi tutti, però, che già c’è chi per competenza e autorità ha il dovere di vigilare: esiste lo Stato che, lì dove è stato di diritto, non abbisogna delle delazioni dei vicini per stanare gli evasori. Questo mettere il vicino a guardia del vicino ha invece un gusto retrò che pensavamo di non dover più gustare: è un passare di casa in casa per stanare i nemici del popolo; è un denunciare i controrivoluzionari per farli passare sotto la ghigliottina. E fossero stati gli accusati nemici del popolo! Fossero stati controrivoluzionari! Erano, il più delle volte, poveri disgraziati, che avevano la sventura di cadere preda della rabbia altrui.

Ammesso che ci sia qualcosa da denunciare. E che, qualora ci sia, qualcuno si prenda la briga di farlo, avendo notato – o pensando che ci siano – delle inesattezze. Sempre che non decida di risolvere altrimenti la faccenda: a volte si sta zitti. E ci si guadagna tutti.

Semplici supposizioni queste, ovvio. Ma supposizioni che partono da un’ipotesi, che i fautori del libero accesso auspicano: che, cioè, l’occhio del guardone sia più attento di quello della Finanza. Perché altrimenti – se non c’è nulla da denunciare, se la delazione non viene fatta, potrebbe rimanere una chiacchiera da cortile, che ha semplicemente cambiato oggetto: ieri la virtù della moglie altrui, oggi quella del suo conto in banca.

Nessuno cittadino ha, preventivamente e senza motivata ragione, diritto di dubitare della correttezza altrui, e nessuno ha diritto di esigere da me, direttamente, trasparenza e chiarezza in ambiti che esulano i rapporti personali. Si può dubitare del valore della mia amicizia, come della mia condotta di figlio, finanche delle mie capacità amatorie, e pretendere prove e rassicurazioni: sono patti, quelli della famiglia, del campetto di bocce e del letto, che investono la mia e la tua persona in un rapporto intrinseco. E, del resto, è in ballo la moralità. Diverso è il discorso politico. Qui il rapporto tra i cittadini è mediato dall’entità pubblica, che guarda caso è stata messa lì proprio per essere un giudice sereno e neutrale sopra i cittadini medesimi. Tant’è, che un assassino, scontata la sua pena, è ritenuto riabilitato socialmente, mentre non necessariamente lo è moralmente: i famigliari della vittima possono non concedere il perdono, o lui stesso, il carnefice, non essersi mai pentito.

Ogni soggetto morale decide per sé come aprirsi all’altro, e ne è responsabile direttamente. Ma nell’ambito politico, questa apertura è in parte mediata dall’entità pubblica. E tocca all’autorità pubblica decidere le forme di controllo e di pena. Facendosi magari supportare dalla competenza di alcuni che non dalla morbosa curiosità di altri.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Sarà perseguito penalmente e rischia anche la galera chi userà i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi sottratti dal sito dell'Agenzia delle Entrate facendone un uso improprio. E' quanto assicurano gli investigatori che si stanno occupando della "fuga" delle denunce pubblicate su Internet."

Certo che siamo proprio al delirio totale! Prima l'agenzia delle entrate pubblica i redditi del 2005 affinchè siano visionabili in maniera anonima da chiunque, e poi si sanziona chi li ha scaricati. Ma sono io pazzo o c'è qualcosa che non va?
Pensavo che la destra di berlusconi fosse il peggio che ci potesse capitare, ma qua ci sono gli estremi per un parimerito con il PD!
Abbiamo uno strumento che si chiama voto. L'opinione pubblica è una forza inarrestabile. Serve qualcuno che ci unisca.
Fuori tutti dal Parlamento. Tutti, dal primo all'ultimo. Tutti! Abbiamo bisogno di respirare. abbiamo bisogno di sentire parole nuove.
Nessun compromesso. Non c'è più bisogno di questa gente... Di gente in gamba ed onesta, capace di far politica è piena l'italia. Fuori tutti.

Gaetano

Anonimo ha detto...

a proposito di informazione libera e manipolazione del consenso. Vai a questo link e guarda cosa fanno il messaggero ed il corriere della sera

http://www.disinformazione.it/neonazisti_verona.htm

Gaetano