"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

11 gennaio 2022

Lasciare in pace la morte


 

di Antonio Giovanni Pesce – Da quando la pandemia ha colpito i sogni del nostro sazio Occidente – altrove come funzioni la vita non lo hanno mai dimenticato – non c’è più morte che venga lasciata in pace. La pia pratica di seppellire i defunti, che Giambattista Vico considerava come uno dei segni dell’emergere della civiltà, non è solo questione di accompagnare il feretro in fondo ad un loculo con la banda social che strombazza meriti con non più di centoquaranta caratteri e un hastag: seppellire vuol dire prendersi cura di un corpo, che è la stessa persona che diciamo di rispettare. La persona – capiamolo – non è solo una storia, uno spirito, un’anima, ma anche un corpo, ancorché ormai privo delle funzioni biologiche. E il silenzio, ormai rotto anche ai funerali da scroscianti applausi e canti a squarciagola, è la cura che si rende manifesta: nulla di tenero si è mai fatto in assenza di silenzio.