"-E' come nelle grandi storie, padron Frodo, in quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi nemmeno sapere come andavano a finire, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare come prima dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine, era solo una cosa passeggera, quest'ombra. Anche l'oscurità deve finire. Arriverà un nuovo giorno, e quando il sole sorgerà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che ti insegnavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire perchè. Ma credo, padron Frodo, di capire. Ora, so. I protagonisti di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro, ma non l'hanno fatto. Sono andati avanti, perchè erano aggrappati a qualcosa. - Noi a cosa siamo aggrappati, Sam? - C'è ancora del buono a questo mondo, padron Frodo. Ed è giusto combattere per questo."
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli.

3 ottobre 2009

GIOVANNI GENTILE E KARL MARX

Lettera pubblicata su AVVENIRE del 3 ottobre 2009.

GIOVANNI GENTILE E KARL MARX

Caro Direttore, su Avvenire del 25 settembre è pub­blicato un articolo di Massimo Ono­fri su Asor Rosa nel quale si può leg­gere: «Epperò il suo Marx è quello di Gentile e del suo concetto di prassi: laddove la verità non esiste in se stes­sa ( sicché la si può disconoscere e sprezzare), se non nell’atto che la i­stituisce, nell’ottimismo della vo­lontà ». Non so a chi dei due sia da at­tribuire questa, ad essere cortesi, infondata opinione ma, a ogni buon modo, indegna della firma e dell’uno e dell’altro. La prassi in Gentile (sem­pre che del padre dell’attualismo si stia discorrendo) non ha nulla a che vedere col materialismo marxista, ma è assai più vicina a un’ermeneutica e­sistenziale. La verità, poi, non può es­sere disconosciuta, perché è la vita stessa dello Spirito. Spirito o Io che, infine, non è quello di Asor Rosa, il mio o quello di Onofri: le radici di in­dividualismo, materialismo, scettici­smo, relativismo non sono da ricer­care in Gentile, anzi. Mi pare che, pro­prio oggi che possiamo accedere ai classici con abbondante disponibi­­lità, talune posizioni debbano essere riviste: c’è umanismo e Umanismo, come c’è io e Io. Il sistema di Gentile non può esprimere la profondità del dogma cattolico – me ne ren­do conto – come del resto nep­pure quello di Rosmini, però mi pare che, a forza di dire certe co­se, più che tomisti, siamo dive­nuti aristotelici. Dimentichi del ruolo importante che nell’Ange­lico ricopre questo dono divino che è l’Intelletto.

Antonio Giovanni Pesce




Risponde Massimo Onofri Gentilissimo, capisco il dissen­so – più che legittimo –, meno l’indignazione. La ringrazio, ad ogni modo, per avermi dato la possibilità di chiarire meglio il mio discorso. I classici, è vero, sono ormai largamente e facil­mente accessibili: epperò, se carta canta, non canta mai da sé, ma ha bisogno sempre di in­terpretazione. E, come lei sa me­glio di me, 'La filosofia di Marx' di Gentile venne assai lodata da Lenin nel Dizionario enciclope­dico russo Granat (1915). Gen­tile, in quel notevole libro, re­spingeva il materialismo marxiano, ma ne accoglieva con entusiasmo la modernissima i­dea di filosofia della prassi. Del resto, un altro grande lettore, Del Noce, riteneva il fascismo, non u­na negazione, ma una revisione del marxismo, attraverso, appunto, una reinterpretazione della prassi come spiritualità. Comunque, il punto del mio articolo non stava in Gentile, quanto nel suo assorbimento, spes­so mai dichiarato, talvolta persino ri­mosso, da parte di molti letterati e fi­losofi della sinistra una volta ultrari­voluzionaria – facevo i nomi di Asor Rosa, Cacciari (ora, però, moderatis­simo in politica), Tronti, Toni Negri – . È proprio in questi intellettuali che l’Io di Gentile si laicizza nella sogget­tività delle masse antagoniste, il cui atto ( non più puro, certo, né spiri­tuale) diventa finalmente fondativo di una verità ormai figlia della vo­lontà. Riflettere su queste radici re­motamente gentiliane di molta sini­stra italiana ci aiuterebbe, forse, a ca­pire meglio tanta storia italiana, tan­te sue etiche disfatte.

1 commento:

Anonimo ha detto...

il mio blog filosofico
piergiorgioblog.blogspot.com

un saluto ai filosofi