di Antonio G. Pesce -
Le vecchie generazioni raccontavano degli insulti, degli sputi e
perfino delle risse incorse tra gli abitanti di Misterbianco e Motta S.
Anastasia. Le giovani, invece, terranno memoria di questo 15 settembre,
giorno in cui i due paesi, dimenticata definitivamente l’antica ed
inutile rivalità, hanno sfilato insieme contro l’ampliamento della
discarica di contrada Tiritì, situata ad appena qualche chilometro dai
due centri abitati. E che da qualche anno, ormai, ammorba l’aria della
zona.
Ripercorrere le tappe che hanno portato ottocentomila
metri cubi di immondizia a così breve passo dalle abitazioni, sarebbe
troppo lungo, e si dovrebbe risalire agli anni ’70, con i successivi
vent’anni caratterizzati da continui concessioni e dinieghi di
autorizzazioni. Finché non si è entrati a regime.
«Il problema non è solo il passato –
dice Paolo Conte, uno degli organizzatori della manifestazione di
sabato scarso che ha bloccato un tratto della statale Catania-Paternò e
lo svincolo tra Misterbianco e Motta – i cui resti andrebbero
bonificati. Il problema è il futuro, l’ampliamento della discarica che
sarà tre volte tanto la discarica medesima: duemilioni e mezzo di metri
cubi».
Per questo due intere popolazioni si
sono mosse. Dal piazzale del Mercato i mottesi, mentre i
misterbianchesi si sono dati appuntamenti a piazza Mazzini. In totale,
circa tremila persone, che dopo caffè e cornetto, si sono armati di
striscioni, trombette, fischietti e, nell’epoca dell’immagine, di
fotocamere e iPhone. Molti con bambini al seguito.
Non sono mancati gli uomini
politici. Nino Di Guardo, la giunta e quasi l’intero consiglio comunale
di Misterbianco. A Motta, tra i primi ad arrivare Daniele Capuana (ex
assessore provinciale allo sport, candidato alle prossime elezioni
regionali e mottese di nascita) che si è poi diretto allo Sheraton per
l’apertura della sua campagna elettorale. Anche il sindaco di Motta,
Angelo Giuffrida, era presente, ma ha dovuto lasciare al suo vice, Salvo
Drago, e all’assessore Pietro Scirè la rappresentanza della giunta per
impegni inderogabili. Presenti anche alcuni consiglieri, e il
vicepresidente del consiglio comunale, Maria Santina Schillaci.
Entrambe le piazze, però, senza
alcuna bandiera politica. «Non si deve mettere il cappello su una
manifestazione che è, innanzitutto, di popolo» diceva qualcuno, mentre
altri gridavano «ora ci sono le elezioni, sono tutti bravi a promettere.
Ma dov’erano, quando si concedevano le autorizzazioni?».
I grandi della politica regionale,
che a detta degli organizzatori sono stati tutti invitati, si sono fatti
desiderare. C’erano soltanto Claudio Fava, candidato Sel, che ha
marciato con i mottesi fino allo svincolo, e Giancarlo Cancellieri,
candidato del Movimento5Stelle, atteso dai suoi ai piedi del monumento
dei caduti di Misterbianco. «Oggi sono tutti contro la discarica – ci
dice un ‘grillino’ – e va bene. Ma ieri? La scrematura va fatta su ieri,
non sull’oggi. È troppo semplice ormai, soprattutto con le elezioni
alle porte».
Intanto, si fanno le undici. Lo
svincolo è paralizzato. Ne risente la circolazione sulla vicina statale.
Fermi anche molti autocompattatori. «Lei lo deve scrivere – ci dice la
signora A.G. – lo dovete scrivere: già a Motta non si vive bene, perché
manca il controllo del territorio e c’è inquinamento acustico. Poi,
abbiamo un paese pieno così di antenne di telefonini, e una grande torre
al centro del paese. Se ci mettiamo pure la puzza, ci possiamo vendere
le case e andarcene. E poi io voglio vedere come ci verranno a chiedere
il voto!». Intanto, un po’ defilato c’è Lino Leanza.
Nonostante l’impazienza della
signora - «siamo sicuri che poi voi non mi censurate?» (sì, signora, non
l’abbiamo censurata, se non nei nomi, nei cognomi e negli aggettivi
qualificativi, e soltanto perché non ci è possibile verificare la
veridicità delle informazioni) – i carabinieri presenti e i vigili
urbani, intenti a dirottare il traffico, non hanno avuto scocciature.
Alle undici e trenta, la fiumana si
muove verso i cancelli della discarica, lasciando presidiato lo
svincolo. In fondo alla valle si tiene l’affollato sit-in. Parla Paolo
Conte, il cui intervento è molto apprezzato ed applaudito. Tra l’altro,
si dice contento della presenza del sindaco Di Guardo che, negli anni
passati, aveva dato l’impressione di aver rallentato la propria azione
contro la discarica. Passatogli il megafono, Di Guardo si difende
ricordando, invece, le sue battaglie iniziate già alla fine degli anni
’70. Tuttavia, man mano che la politica organizzata fa la propria
comparsa, la compattezza dei sentimenti pare scemare. E certi malumori
esplodono, quando prende la parola il vicepresidente del consiglio
comunale mottese, Maria Santina Schillaci, che pur fa notare alcuni vizi
di forma contenuti nella concessione di ampliamento. Intervento accolto
con un certo apprezzamento da parte misterbianchese. È tra le fila dei
mottesi, invece, che si alzano cori di disapprovazione, dovuti anche al
fatto che la Schillaci sostiene l’attuale giunta, accusata da molti, a
torto o a ragione, di non aver sposato subito la causa.
Infine, contestato pure Cancellieri,
che ha seguito il corteo sino all’ultimo passo: non perché ‘grillino’,
ma perché anche l’emblema dell’anticasta, se messo davanti ad un popolo
deluso da sessant’anni di malgoverno, diventa segno di quella politica
che cerca voti e non mantiene promesse. Al di là dei meriti
personali. Dopo le ultime parole degli organizzatori, il fiume si dirama
in mille rivoli alla ricerca di un passaggio verso casa. Tutti però
convinti di doversi ancora unire per straripare ancora.
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