di Antonio Ucciardo - Ieri il “Cortile dei gentili” ha
inaugurato la sua tappa ad Assisi con l’intervento del Capo dello Stato.
Atto di rispetto istituzionale, presumo. Non so spiegarmi altrimenti la
presenza di Giorgio Napolitano, che, a conclusione del suo discorso, ha
voluto richiamare lo spirito di Assisi. Accogliamo con il massimo
rispetto le parole che il Presidente ha riservato al difficile momento
che il nostro Paese attraversa, riconoscendo la bontà delle affermazioni
sull’importanza del bene comune e dell’invito rivolto a tutti, credenti
e non credenti, a voler “rianimare senso dell’etica e del dovere”. Mi
sono chiesto dove fosse il Dio evocato nel tema assegnato a questo
Cortile. Forse è troppo pretenderlo dalla più alta carica delle nostre
istituzioni repubblicane. In fondo, il Presidente ha indicato nello
spirito di Assisi la metodologia da seguire in questo difficile momento,
nel quale abbiamo bisogno “di apertura, di reciproco ascolto e
comprensione, di dialogo, di avvicinamento e unità nella diversità”. E
quindi siamo serviti! Abbiamo celebrato un bel momento di confronto e
possiamo ritenerci soddisfatti.
Le cose stanno proprio così? No, e per
diversi motivi. Prima di ogni cosa, bisogna cercare di capire cosa
intenda Napolitano per spirito di Assisi. La definizione che egli ha
fornito ieri, dice tutto e non dice niente. Non possedendo altre
categorie di comprensione, dobbiamo chiederci cosa egli voglia dire
quando parla di dialogo, di avvicinamento e di unità nella diversità.
Abbiamo fonti che possano aiutarci in questo compito? Penso che possa
fare al caso nostro il messaggio augurale rivolto alla FUCI in occasione
del suo Sessantunesimo Congresso Nazionale, nello scorso aprile. In
quell’occasione, Giorgio Napolitano scriveva a proposito del Concilio:
“Voluto fortemente da Giovanni XXIII per aprire la via del rinnovamento
nel segno dell’ecumenismo e nel rispetto pieno della dignità dell’uomo,
il Vaticano II ha chiamato anche i laici ad affiancare l’opera della
Chiesa, impegnandosi costantemente nella costruzione di una società di
giustizia e di pace, di solidarieta’ e speranza». Anche qui torna il
tema della costruzione di una società di giustizia e di pace, evocato ad
Assisi. A mio modesto parere, tuttavia, la chiave di comprensione del
suo pensiero risiede in quel “rispetto pieno della dignità dell’uomo”.
Cosa intende, allora, Napolitano?
Cosa intende, allora, Napolitano?
Lasciamo i pregiudizi da parte
(attenzione a questo termine!) e torniamo all’intervento di Assisi. Ecco
cosa ha detto quando ha richiamato gli sforzi congiunti per rianimare
il senso dell’etica:
“Concentrazione e convergenza di sforzi che rischierebbe di essere resa più ardua, se non compromessa, dall’insorgere di contrapposizioni tra forze che si ponessero come rappresentanti sul terreno politico dei credenti o degli osservanti, da un lato, dei non credenti o non osservanti dall’altro, in particolare su questioni controverse e delicate inerenti a scelte soggettive delle persone e dei rispettivi nuclei famigliari. Mi auguro perciò sia possibile affrontare tali questioni fuori di antitetiche rigidità pregiudiziali e anche di forzose strettoie normative”.Se non ho smarrito il senso di comprensione di un testo in lingua italiana, credo che abbia detto, più o meno: “Abbiamo valori in comune? Bene! Adoperiamoci per un’intesa e lavoriamo assieme per la rinascita morale dell’Italia. Abbiamo divergenze su temi che chiamano in ballo la coscienza e la famiglia? Non interferite! Mettete da parte i vostri pregiudizi!”. Perdonatemi il linguaggio poco galante, ma normalmente al mercato si traduce così l’espressione “rigidità pregiudiziali”.
Applausi all’oratore! E fin qui potrei capire. Si tratta pur sempre di un intervento laico! Ed ecco il secondo rilievo: siamo sicuri che laicità significhi rinuncia alla rigidità pregiudiziale? Esiste una morale che sia condivisibile in nome di quei valori poco prima osannati come terreno comune di collaborazione tra credenti e non credenti? Lo stesso pensiero laico dice di sì. Se lo spirito di Assisi conduce al soggettivismo, possiamo dormire sonni poco tranquilli. Per carità, ognuno è libero di esprimere un discorso che sia inconsistente dal punto di vista logico, e noi gli dobbiamo rispetto.
“Concentrazione e convergenza di sforzi che rischierebbe di essere resa più ardua, se non compromessa, dall’insorgere di contrapposizioni tra forze che si ponessero come rappresentanti sul terreno politico dei credenti o degli osservanti, da un lato, dei non credenti o non osservanti dall’altro, in particolare su questioni controverse e delicate inerenti a scelte soggettive delle persone e dei rispettivi nuclei famigliari. Mi auguro perciò sia possibile affrontare tali questioni fuori di antitetiche rigidità pregiudiziali e anche di forzose strettoie normative”.Se non ho smarrito il senso di comprensione di un testo in lingua italiana, credo che abbia detto, più o meno: “Abbiamo valori in comune? Bene! Adoperiamoci per un’intesa e lavoriamo assieme per la rinascita morale dell’Italia. Abbiamo divergenze su temi che chiamano in ballo la coscienza e la famiglia? Non interferite! Mettete da parte i vostri pregiudizi!”. Perdonatemi il linguaggio poco galante, ma normalmente al mercato si traduce così l’espressione “rigidità pregiudiziali”.
Applausi all’oratore! E fin qui potrei capire. Si tratta pur sempre di un intervento laico! Ed ecco il secondo rilievo: siamo sicuri che laicità significhi rinuncia alla rigidità pregiudiziale? Esiste una morale che sia condivisibile in nome di quei valori poco prima osannati come terreno comune di collaborazione tra credenti e non credenti? Lo stesso pensiero laico dice di sì. Se lo spirito di Assisi conduce al soggettivismo, possiamo dormire sonni poco tranquilli. Per carità, ognuno è libero di esprimere un discorso che sia inconsistente dal punto di vista logico, e noi gli dobbiamo rispetto.
E siamo alla terza osservazione. Da
cattolico, mi aspetto che interlocutori di rango possano opporre
all’incosistenza di un ragionamento la consistenza del nostro pensiero.
Non credo che il celeberrimo “rendere ragione della speranza” escluda le
cariche istituzionali. Perchè il dialogo non sa esporre le nostre
ragioni? Tanto più che esse, in determinati ambiti, sono perfettamente
comprensibili e condivisibili. Abbiamo paura o forse vergogna?
Probabilmente abbiamo mutuato una concezione “offuscata” del dialogo,
che è poi la stessa formulata da Napolitano.Noi cristiani dovremmo
condividere l’analisi che Agostino formula quando mostra il legame tra
la verità e la carità: “Quanto più dunque l’anima si allontana da Dio
non per distanza spaziale ma per amore e cupidigia delle cose inferiori a
se stessa, tanto più si riempie di stoltezza e di miseria. Pertanto,
essa ritorna a Dio con l’amore, però non con quello con cui aspira ad
eguagliarlo, ma con quello col quale aspira a sottomettersi a lui. E
quanto più lo avrà fatto con passione e con applicazione, tanto più sarà
felice ed eccelso e, sotto la sola dominazione di Dio, sarà
completamente libero. Per questo deve sapere che è una creatura: deve
infatti credere nel suo creatore così come è, cioè inviolabile e
immutabile, come comporta la natura della verità e della sapienza, e
deve invece confessare che, da parte sua, può cadere nella stoltezza e
nell’inganno, anche a causa degli errori dei quali desidera liberarsi”
(“I Costumi della Chiesa Cattolica e i costumi dei Manichei”, XII, 21).
Non possiamo pretendere che il nostro interlocutore condivida. Dobbiamo però pretendere che il parlare a due (dià-lògos) abbia di fronte, nella sua oggettività, un terzo elemento da cui non si può prescindere: la verità. Questa non è fede, ma logica!
L’autentico rispetto accende il cuore e la mente dell’altro.
Non possiamo pretendere che il nostro interlocutore condivida. Dobbiamo però pretendere che il parlare a due (dià-lògos) abbia di fronte, nella sua oggettività, un terzo elemento da cui non si può prescindere: la verità. Questa non è fede, ma logica!
L’autentico rispetto accende il cuore e la mente dell’altro.
In questo modo il Cortile dei gentili,
strumento prezioso di autentico confronto, si riduce a salotto dei
cortesi. I gentili, infatti, da pagani diventano…persone galanti. Ed è
sempre piacevole fare due chiacchiere con persone per bene.
Ieri non abbiamo vissuto un momento riconducibile allo spirito di Assisi. Ieri abbiamo avuto di fronte soltanto lo spirito del Quirinale.
Ieri non abbiamo vissuto un momento riconducibile allo spirito di Assisi. Ieri abbiamo avuto di fronte soltanto lo spirito del Quirinale.
don Antonio Ucciardo
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