Il Principio fu
la Luce, e la luce era presso l’Infinito e l’Infinito era la Luce. Tutto fu
creato, tutto divenne e, ancora, negli attimi che passano, tutto diviene per
mezzo e ad opera dell’Infinito. L’Infinito ha amato, l’Infinito fece il suo
Amore Parola, e la sua Parola divenne Luce, divenne Verbo.
La Luce, che è
Verbo, ha lasciato gli splendori dell’Infinito, ha attraversato gli spazi
siderali del Cosmo, essa è stata Cosmo, la Luce è ordine per la materia che
giace, melliflua, nella spasimo del Peccato. Essa, la Luce, è ordine per lo
spirito immondo dell’ente, è Verbo per l’anima dell’uomo.
La Luce, quando
ancora giaceva immobile la pendola dell’Universo, e non si sentiva il rintocco
sordo dello scorrere della vita per le mute vie celesti, la Luce passò. Fu,
allora, che nacque IL PRIMA e IL DOPO, IL PRECEDENTE e IL SUSSEGUENTE. Per
questo, ancora oggi, parliamo d’un INIZIO, perché ci è dato vedere il sorgere
del sole, e lo scintillio fluttuante dei suoi raggi imperversare sul moto
regolare del mare, e il bagliore, ormai maturo, del giorno che nasce. Non
sappiamo, però, della FINE. Ci è concesso immaginare, perché lo spirito
dell’uomo è grande e immense sono le quantità di colori cui può cibarsi, e innumerevoli le sfumature
con le quali dipingere un suo mondo, e molteplici le tonalità con le quali
conferire espressione ai pensieri. Non può sapere, però. Tace il suo pensiero.
Chiusa rimane la bocca. Egli sa d’una FINE. Non sa, però, la FINE. Egli sa che
il giorno finisce quando lunga s’è fatta l’ombra dei cipressi, quando si
distendono lontane le immagini di uomini che camminano, chiusi nella frotta dei
propri sentimenti. Egli sa che il giorno non ha più tempo per sé, allorché vede
il rossore del sole sbiancarsi su pareti umide, tra le quali si è consumata
un’altra esistenza, il soffio vitale della quale rimane prigioniero di sudate
carte disperate. Egli sa. Altri bagliori, altri flutti dorati, altre splendenti
carezze solari, però, sorgono in altre parti del mondo. E dove c’era vita ora
c’è silenzio, e dove c’era silenzio ora c’è vita. Altri luoghi, eppure una sol
vita; altri bagliori, eppure una sola emozione; altri uomini, eppure un sole
solo. Egli sa, dunque, d’una FINE. Non sa, non può sapere della FINE.
Sta scritto,
che passò la Luce e vi fu IL PRIMA e IL DOPO. Mai sia scritto, che nessuna mano si macchi di un tal delitto
–diceva, in principio, l’Infinito- che vi
fu, vi è o che vi sarà IL DURANTE. IL DURANTE è la Luce medesima, che,
celere, attraversando il Creato, fende lo Spazio e il Tempo. E’ Spada
sfolgorante che taglia l’atomica materia inerte. E la materia inerte non può
essere IL DURANTE. L’inerte materia può essere e IL PRIMA, può essere e IL
DOPO, non può essere IL DURANTE. Essa non ha coscienza. Si conosce quello che è
stato, si immagina quello che sarà. Non si può sapere quello che si è se non
che si è Figli della Luce. Lo Spazio e il Tempo contengono la materia, non sono
la materia. La materia è contenuta in un dato Spazio e in un Tempo precisato.
Essa, la materia è contenuto, non contenitore. E la Luce, non sia mai detto che
la Luce è lo Spazio e il Tempo. Come può un ramo fendere il ruscello che
scorre, rapace, verso il mare, se fosse esso stesso ruscello? o se fosse anche
solo nel ruscello? parleremmo, allora, di ramo e di ruscello? o, forse,
che le nostre parole mirerebbero a
descrivere due entità distinte: una che c’è, l’altra che viene.
La Luce creò il PRIMA e il DOPO.
Nessun commento:
Posta un commento