di Antonio G. Pesce -
Adesso che, in ballo, non c’è più il potere – quella strana cosa per
cui gli esseri umani venderebbero anche la madre – potremmo lanciare il
nostro endorsement per chiunque, così come pubblicare qualsiasi
sozzeria. Nessuno avrebbe di che obiettare. Silenzio, quasi
indifferenza. Ci basta, invece, analizzare le ultime mosse del nostro
presidente della regione.
La giunta è stata completata.
Crocetta faceva la voce grossa in terra sicula, mentre poi si recava a
Roma per discutere con Udc e Pd dei possibili assessori. Ottima mossa,
perché ad un Politburo di stretta nomina presidenziale non ci avrebbe
creduto nessuno, e in fin dei conti non avrebbe rappresentato una
maggiore garanzia per i siciliani, anche per quelli che Crocetta non
l’hanno votato. Siamo in una fase critica come mai, ed è bene sapere
prima di chi potrebbero essere meriti e demeriti. Per cinquant’anni
suonati questa Repubblica si è fondata sullo scaricabarile, grazie anche
ad un sistema informativo che ha taciuto le colpe, se non addirittura
mistificato i fatti.
Tra i nomi che hanno destato più
perplessità c’è quello di Nelli Scilabra, andata all’Istruzione e
Formazione. Non tanto perché si ritenga inadeguata una studentessa
ventinovenne a reggere l’istruzione isolana, perché in Italia
dell’istruzione non è mai interessato niente a nessuno, e non si vede
perché debba diventare cosa importante proprio sotto la giunta Crocetta.
E poi la Scilabra è di sinistra, mica di destra: dunque, non si dirà di
lei quello che si disse, appena insediata (prima che si facesse
conoscere per i danni), della Gelmini. Il problema è che
quell’assessorato si occupa anche (anche? soprattutto!) di formazione
professionale, cioè uno dei capitoli di spesa più ampi del bilancio
regionale, reclutando migliaia di persone e decine di enti.
Un’operazione sottile: lì Crocetta
deve tagliare, e la riforma della pachidermica macchina regionale passa
anche dalla riforma della Formazione. Quando ci mise le mani Centorrino,
spalleggiato da uno come Lombardo, non si fecero attendere le tensioni.
Se la Scilabra riuscirà, tutti penseranno che, oltre alla lodevole
azione della giovanissima assessore, ci sarà stata anche l’esperta mano
dell’apparato che l’ha nominata. Se, invece, l’operazione non dovesse
riuscire, o dovesse costare molta impopolarità, la vittima sacrificale
sarà stata una giovane ragazza, con ancora molto tempo per rifarsi.
Strategia politica che Crocetta avrà
imparato nel Pci, non a caso un partito serio che, come tutti i partiti
seri, gli slogan li urlava ma non li credeva (a differenza dei partiti
arrivati dopo). E nel Pci avrà anche imparato che agli intellettuali
impegnati (quelli che la sociologia chiama opinion leaders)
l’accontentino lo devi dare. Tralasciando Zichichi, che è stato un bel
colpo facilmente vendibile come valorizzazione del merito, l’aver messo
dentro anche Battiato è di grande impatto simbolico, soprattutto in quel
sottobosco antiberlusconiano che si è alimentato della raffinata
critica del cantautore siciliano. Per il Pci erano ‘i fiori
all’occhiello’, volti noti che si preferivano al vecchio militante di
sezione, il quale non poteva vantare lo stesso palmares. Non avevano
alcuna funzione, se non quella di dire che c’erano e che, soprattutto,
bisognava esserci.
La forza di Crocetta sta anche in
questo: creare sistema. Se Battiato poteva essere un satellite della
galassia del centrosinistra, di Zichichi nessuno avrebbe sospettato.
Crocetta ha saputo cogliere alcuni fiori, mentre altri li farà
germogliare, perché a sinistra agli intellettuali ci tengono, anche solo
per metterli in naftalina. È un loro vezzo: fanno collezione di fiori
secchi. Comunque meglio di chi, qualche anno fa, rispondeva alle
critiche degli intellettuali d’area chiedendo loro quante elezioni
avessero vinto. Ora che è il capogruppo al senato di un partito in
sfacimento, qualcuno potrebbe chiedergli quante buone idee abbia mai
avuto.
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