A vincere siamo tutti bravi. Che ci vuole? Fingere di non essere mai scesi in campo, quando la sconfitta sarà chiara; o fingere di aver già perso in partenza, per rendere più gustosa la vittoria. Ma che vita è quella che fa della finzione il proprio carattere? Che senso può avere farsi paralizzare dalla paura della disillusione?
Vivere è lotta, e non c’è atto più alto spiritualmente che sperare – non nascondersi la difficoltà del cammino, non celare la brama della metà. Sì, io spero. Io spero perché vivo. E quando sarò caduto, sarà merito della speranza se mi saprò rialzare. E quando mi metterò a correre, sarà ancora per la speranza di arrivare che non sentirò il groppo del cuore alla gola. Sì, io spero. E questa speranza fortifica quell’animo, che non può facilmente galvanizzare una l’illusione, o fiaccare la delusione.
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