di Antonio G. Pesce – Si riparte. La fine dell’estate non pare ancora vera, dal momento che le temperature, da noi, sfiorano i 35 gradi. Però è così. Lo senti dall’aria che si respira: afosa sì, ma di quell’afa che parla di scioperi, contestazioni, caro libri.
Quest’anno i catanesi avranno un problema in più – la viabilità, ma di questo è bene parlare a suo tempo. Intanto, forse premerà loro sapere che, secondo stime Codacons, quest’anno si spenderà l’8% in più per libri e corredo scolastico. Tuttavia, i rimedi sono tanti, e Catania li offre. Per il corredo (quaderni, penne, zaini, ecc) non c’è molto da dire: facendosi un giro per i negozietti, o andando alla ‘Fiera’, si trovano anche a basso prezzo. Certo, bisogna vedere che cerchi: se tuo figlio non riesce ad andare a scuola senza lo zainetto firmato, la colpa non è di chi te lo vende per 50/60 euro, ma tua che non lo mandi a zappare. Il consiglio è sempre lo stesso: comprare a poco a poco. Non tutto serve subito, e prima che si consumi un quaderno per materia, ci vorranno almeno due mesi (e con i tempi che corrono anche più).
Per fronteggiare il caro libri la città è attrezzata. Catania è disseminata di luoghi per la vendita dell’usato, e si va dalla libreria che arrotonda il magro incasso durante l’anno, alle associazioni politiche e volontaristiche che si offrono di fare da tramite tra venditore ed acquirente. Rimane ancora un sogno un’organizzazione capillare dentro gli stessi istituti, con il corpo docente e quello studentesco a darsi una mano per avere libri subito e a poco prezzo.
Tuttavia, il corpo docente non brilla certo per iniziative di lotta. Divenuto un mestiere come tutti gli altri, il professore sale in cattedra a pontificare, e di tanto in tanto anche per qualche bella interpretazione teatrale nelle piazze delle città. Un consiglio: evitate quest’anno quei ridicoli scioperi che intasano le vie e non servono a nulla. Le armi le avete: evitate di farvi le gite con i vostri ragazzi e bloccate gli scrutini. Perché se il ministro ha una responsabilità oggettiva per aver reso le vostre aule dei carri da buoni, stracarichi di ‘materiale umano’ chiuso in quelle che erano cellette per monaci, voi ne avete uno morale nel non aver fatto nulla per impedirlo. E nell’aver lasciato soli i vostri colleghi precari ad occupare i provveditorati. Da Ragusa a Palermo, chi ormai non ha più nulla da perdere, perché ha perso, con i tagli, anche l’unica fonte di sostentamento, si sta togliendo, asserragliato come in un bunker, anche l’ultima fetta di pane. Qualcuno rischia la vita a causa dello sciopero della fame. Di certo tutti hanno perso la dignità, anche quelli che, durante l’anno, pontificheranno sul valore della democrazia, della libertà, della lotta contro la mafia, e bla bla bla.
Un’ultima parola per i giovani studenti. Soprattutto se siciliani. Tengano presente che di pagnotte non ce ne sono più, e dunque non potrà procurargliela il genitore portaborse del politicante di turno. Saranno costretti a emigrare – e questo è un fatto. Quello che non è deciso – ovviamente – è il loro destino, lì dove andranno. E lasciando i patri lidi – cioè l’Italia intera, mica solo la Sicilia; perché ‘dall’Alpe a la Sicilia ovunque è Legnano’ – capacità, serietà e volontà sono l’unica chiave per una vita dignitosa. E la scuola, volente o no, riesce ancora ad essere l’ultima ‘palestra’ rimasta.
Pubblicato il 6 settembre 2011 su Catania Politica
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