di Antonio G. Pesce - Non è nell’uso italiano
‘pronunciarsi’ per un candidato politico. Solitamente, si preferisce
essere amico di tutti, perché tutti, alla fine, votano per continuare a
finanziare la lauta cuccagna, grazie alla quale perfino ciascuno ha in
Italia più di quanto gli è dovuto.
Io, che ho da ringraziare Dio e non Mammona, che del resto fa scarsa comparsa nei mie appartamenti, posso permettermi di dire che voterò Nello Musumeci alle prossime elezioni regionali. Perché lo scrivo? Perché l’ho detto altre volte, e nascondere questa mia preferenza ai lettori di Catania Politica, che hanno permesso a questo giornale di prosperare nel suo piccolo, non sarebbe davvero rispettoso. Dunque, d’ora in poi – proprio da questo rigo in avanti – qualsiasi cosa io dica a favore dell’ex presidente della provincia di Catania, deve essere soppesata dal lettore con profondo acume critico. Non chiedo sconti, né è questo il campo e il momento della fiducia incondizionata. Io esporrò le ragioni di questa mia posizione, sicuro che, se altri ne avranno di diverse, troveranno altrettanto accoglimento su queste colonne.
Innanzi tutto, non voterò Musumeci perché ‘mi piace’. No, il mio voto, col sentimento, non ha nulla a che vedere. So perché lo voterò, e non è certo perché mi sento attratto da qualche particolare carisma. Né sono legato a lui da alcun vincolo, ben che meno da quello dell’amicizia. Non so se un uomo politico di questa statura possa permettersi amicizie concepite dopo essere assurto al potere. Di certo, non me le posso permettere io, che non frequento la gente giusta, né voglio cominciare a farlo ora. Preferisco leggere Balzac o Platone.
Affinità caratteriale? Suvvia, chi conosce me e conosce bene anche Musumeci sa che nulla ci accomuna: forse sui grandi temi etici ci può essere dell’affinità, ma non certo nello stile di vita. Ciascuno ha il suo, ed io non posso derogare dal mio, cioè quello del peccatore che si accosta ai sacramenti nel tentativo di salvarsi l’anima.
E non vorreste che mi aggrada la compagine! Me la faccio calare perché, a differenza del puritanesimo inconcludente, so bene che una nazione migliore non nasce dall’oggi al domani – che la melma della fogna non diventa acqua di fonte d’un colpo. E poi, anche negli anni trascorsi alla provincia, Musumeci non amministrava da solo, e neppure Bianco era solo al comune di Catania, ma quella stagione è passata alla storia come ‘primavera’. C’è sempre la possibilità di votare oltre i partiti e le coalizioni, che non valgono molto e ci devono molte spiegazioni, trovando tra i vari candidati giovani forti che sapranno sopportare il peso della responsabilità di rappresentare un popolo stanco. E se non ne troviamo, allora forse è venuto il momento di darci da fare.
Non so come sia l’uomo, né mi aspetto di vedere all’opera il pupillo della Provvidenza. Musumeci è soltanto un uomo politico che ha ancora una faccia da perdere. Vi pare poco? Per me è già tanto. Non è l’unico in questa tornata, e vi sono anche degli altri nomi. Ma Musumeci è, insieme a Crocetta (è bene non dimenticarlo), uno dei pochi che si stia giocando anche un gruzzoletto politico: quei risultati raggiunti quand’era presidente della provincia, quando lo elogiavano anche gli avversari politici. Cosa è che cambiato da allora? E sarà capace di ripetersi? Fu allora soltanto fumo, una vampata di gioventù? Non lo so. È proprio questa insicurezza che distingue un liberale da una mente totalitaria. Io sono soltanto sicuro di Dio. Per il resto, diffido anche delle mie virtù, sempre traballanti nelle incerte vicende della vita.
Un grande uomo di cultura e un gigante della filosofia del Novecento, Giovanni Gentile, scriveva: «Tutto un passato eroico può essere cancellato da un istante di viltà». Lo tenga a mente Musumeci, giacché è ancora in tempo per riposare sugli allori della memoria. Chi la fiducia la dona e non la vende, vuole vederla ben riposta. O ne denuncia il furto, se nel tempo gli appare sciupata.
Io, che ho da ringraziare Dio e non Mammona, che del resto fa scarsa comparsa nei mie appartamenti, posso permettermi di dire che voterò Nello Musumeci alle prossime elezioni regionali. Perché lo scrivo? Perché l’ho detto altre volte, e nascondere questa mia preferenza ai lettori di Catania Politica, che hanno permesso a questo giornale di prosperare nel suo piccolo, non sarebbe davvero rispettoso. Dunque, d’ora in poi – proprio da questo rigo in avanti – qualsiasi cosa io dica a favore dell’ex presidente della provincia di Catania, deve essere soppesata dal lettore con profondo acume critico. Non chiedo sconti, né è questo il campo e il momento della fiducia incondizionata. Io esporrò le ragioni di questa mia posizione, sicuro che, se altri ne avranno di diverse, troveranno altrettanto accoglimento su queste colonne.
Innanzi tutto, non voterò Musumeci perché ‘mi piace’. No, il mio voto, col sentimento, non ha nulla a che vedere. So perché lo voterò, e non è certo perché mi sento attratto da qualche particolare carisma. Né sono legato a lui da alcun vincolo, ben che meno da quello dell’amicizia. Non so se un uomo politico di questa statura possa permettersi amicizie concepite dopo essere assurto al potere. Di certo, non me le posso permettere io, che non frequento la gente giusta, né voglio cominciare a farlo ora. Preferisco leggere Balzac o Platone.
Affinità caratteriale? Suvvia, chi conosce me e conosce bene anche Musumeci sa che nulla ci accomuna: forse sui grandi temi etici ci può essere dell’affinità, ma non certo nello stile di vita. Ciascuno ha il suo, ed io non posso derogare dal mio, cioè quello del peccatore che si accosta ai sacramenti nel tentativo di salvarsi l’anima.
E non vorreste che mi aggrada la compagine! Me la faccio calare perché, a differenza del puritanesimo inconcludente, so bene che una nazione migliore non nasce dall’oggi al domani – che la melma della fogna non diventa acqua di fonte d’un colpo. E poi, anche negli anni trascorsi alla provincia, Musumeci non amministrava da solo, e neppure Bianco era solo al comune di Catania, ma quella stagione è passata alla storia come ‘primavera’. C’è sempre la possibilità di votare oltre i partiti e le coalizioni, che non valgono molto e ci devono molte spiegazioni, trovando tra i vari candidati giovani forti che sapranno sopportare il peso della responsabilità di rappresentare un popolo stanco. E se non ne troviamo, allora forse è venuto il momento di darci da fare.
Non so come sia l’uomo, né mi aspetto di vedere all’opera il pupillo della Provvidenza. Musumeci è soltanto un uomo politico che ha ancora una faccia da perdere. Vi pare poco? Per me è già tanto. Non è l’unico in questa tornata, e vi sono anche degli altri nomi. Ma Musumeci è, insieme a Crocetta (è bene non dimenticarlo), uno dei pochi che si stia giocando anche un gruzzoletto politico: quei risultati raggiunti quand’era presidente della provincia, quando lo elogiavano anche gli avversari politici. Cosa è che cambiato da allora? E sarà capace di ripetersi? Fu allora soltanto fumo, una vampata di gioventù? Non lo so. È proprio questa insicurezza che distingue un liberale da una mente totalitaria. Io sono soltanto sicuro di Dio. Per il resto, diffido anche delle mie virtù, sempre traballanti nelle incerte vicende della vita.
Un grande uomo di cultura e un gigante della filosofia del Novecento, Giovanni Gentile, scriveva: «Tutto un passato eroico può essere cancellato da un istante di viltà». Lo tenga a mente Musumeci, giacché è ancora in tempo per riposare sugli allori della memoria. Chi la fiducia la dona e non la vende, vuole vederla ben riposta. O ne denuncia il furto, se nel tempo gli appare sciupata.
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