di Antonio G. Pesce - Siamo ancora a martedì. Ma il fine settimana si avvicina, e al Palaghiaccio di Catania l’Mpa avrà la sua ‘naturale evoluzione’. Raffaele Lombardo è uno che le idee ce le ha – che poi possano piacere o no, ha poca importanza nel contesto di questo discorso. La sua analisi della situazione politica è sempre molto precisa, e muove bene le sue pedine sullo scacchiere. Ha poco più dell’1% su scala nazionale, ma fa parlare di sé come neppure Sel o l’Idv a volte riescono. Tuttavia, Lombardo lo sa che il partito non gli tiene. Basta un soffio, e la gente fugge via. Innanzi tutto, perché la selezione ‘del personale’ nell’azienda Lombardo è assai poco efficiente. Come in tutti i partiti italiani ormai, ma quelli piccoli hanno l’aggravante di non avere l’occhio di bue dell’informazione piantato continuamente addosso. Di Scillipoti che fuggono versi altri lidi l’Mpa ne ha avuti molti, ma quanti se ne ricordano?
L’altro giorno il presidente ha scritto sul suo blog: ‹‹La stessa Lega ha degli iscritti ma ha anche, e soprattutto, militanti. Quelli che fanno la lotta, il comizio, la manifestazione ma non disdegnano di affiggere i manifesti. Sono una elite a cui è riservato l’elettorato attivo e passivo e a cui devono appartenere i parlamentari e i deputati. Fino a quando non faremo così avremo deputati che si vendono, cambiano partito, si lamentano e sputano sul piatto nel quale hanno mangiato››.
Il Palaghiaccio offrirà l’occasione per rilanciare il progetto autonomista. Anche perché urge farlo in fretta. Ieri Lino Leanza è stato chiaro: non si possono fare ammucchiate. E il Pd ce l’ha per vizio: tende a sinistra, scambiando facilmente l’entusiasmo per il consenso. Le elezioni democratiche – fino a prova contraria – sono ‘quantitative’ non ‘qualitative’: un voto, anche se dato senza balli in piazza e cori di esultanza, rimane pur sempre un voto e vale quanto un altro. Quando il governo Berlusconi cadrà, cioè quando la Lega non avrà più scuse da accampare davanti al proprio elettorato, allora si andrà alle urne anche in Sicilia. Il Pd imbarcherà Sel, Idv e altri: lo vogliono gli elettori, esattamente come il Terzo Polo se ne andrà al macello, ma a testa alta (e chissà che non ne esca qualcosa), piuttosto che perdere preventivamente con alleanza altamente indigeste. Anche in questo caso, sono gli elettori: a Berlusconi no, ma no alla sinistra i moderati di Casini e gli autonomisti di Lombardo lo hanno detto anni e anni fa. Il Pd è una cosa, Sel un’altra.
Lombardo sa che deve accorciare i tempi. La sua piccola macchina da guerra deve solo tener botta. Le possibilità ce le ha, perché tutto gli sta remando a favore. Micciché e i suoi hanno già la loro scialuppa. Tremonti se la sta facendo: sarà sicuramente un riformismo di destra. Due scialuppe per lasciare un PdL in caduta libera, qualora il premier non riuscisse più a gestire la crisi. A quel punto, anche l’elettorato si muoverebbe, e con più velocità di quanto i sondaggisti possano credere.
L’estate potrebbe essere foriera di novità. Gli italiani, quando non hanno nulla da fare – e in estate ci si annoia facilmente – si mettono a fare le rivoluzioni. E se la nave berlusconiana s’incaglierà sugli scogli estivi, il Pd potrà fare a meno del referendum interno: Lupo, Cracolici, Bianco e le loro beghe saranno tutti accompagnati alla porta.
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