di Antonio G. Pesce- Il caso della giovane Karima, in arte “Ruby rubacuori”, non è l’unico a seminare zizzania tra il presidente del consiglio e il mondo cattolico. Se gli interventi di ‘Avvenire’ e ‘Famiglia Cristiana’ non sono stati morbidi, quello dell’Agesc, l’associazione che riunisce i genitori degli studenti delle scuole cattoliche, è durissimo.
‹‹Il taglio previsto dalla finanziaria 2011 – si afferma in un comunicato firmato da molte associazioni educative cattoliche – per scuole non statali non è una medicina amara: è una medicina mortale. Affossando la scuola paritaria, infatti, lo Stato procura un danno a se stesso, a tutto il sistema di istruzione e a tutta la società civile, sia dal punto di vista umano e culturale, sia dal punto di vista economico››.
Più che di una sforbiciata, si tratta di un salasso. Dei 534 milioni di euro previsti, alle scuole paritarie – tutte ovviamente, non solo quelle cattoliche – ne arriveranno il 47% in meno: un taglio di 281 milioni circa non poteva passare inosservato. Anche perché Maria Grazia Colombo, presidente Agesc, fa i conti in tasca allo Stato, mostrando come a suo dire si libererebbero risorse per tutto il comparto scuola, se quella paritaria venisse incentivata. Secondo la Colombo, lo Stato risparmierebbe attualmente circa 6 miliardi e 245 milioni di euro grazie alle paritarie, spendendo più di seimila euro per un bambino iscritto alla statale e solo 584 per uno alla privata. Settemila e cinquecento euro quelli di un alunno delle elementari statali contro gli 866. Consistente il risparmio pure per medie e superiori.
Il comunicato delle paritarie cattoliche non lascia dubbi sull’effetto che il ridimensionamento dei stanziamenti avrebbe :‹‹Se la scuola statale non ride, col suo 5% in meno di risorse – che scendono da 44 miliardi e 136 milioni a 42 miliardi e 30 milioni di euro per 7 milioni e 850mila studenti, vale a dire 5.354 € a studente – la scuola paritaria sicuramente ha di che piangere, perché scendere da 539 a 281 milioni di euro – per oltre un milione di studenti, vale a dire 267 € a studente – è insostenibile››.
Per questo la stoccata è pungente: ‹‹Tornare a prima della parità: è questo l’obiettivo di un Governo che ha fatto della libertà di scelta educativa un cavallo di battaglia della propria campagna elettorale?›› ci si chiede nel comunicato. E ancora: ‹‹E’ possibile dichiarare in Parlamento, per il voto di fiducia al Governo, che si darà “un sostegno diretto alla libertà di educazione” e dopo pochi giorni presentare una finanziaria che sferra un colpo mortale alla sopravvivenza della scuola non statale paritaria?››.
L’esito? Scontato: chiusura di molti istituti. Con una perdita non solo culturale e storica, ma anche sociale, trattandosi in alcuni casi di istituti non sempre per elite – si pensi al caso delle materne o, ancora, delle elementari.
Questo mentre il rettore dell’università cattolica del Sacro Cuore di Milano, Lorenzo Ornaghi, ha aperto l’anno accademico – il primo del suo ultimo mandato – lanciando i suoi strali contro i tagli “perversi” operati dal 2007 ad oggi nel campo della formazione universitaria. In platea ad ascoltarlo il Gotha del cattolicesimo lombardo, il cui orientamento politico è risaputo.
Pubblicato il 3 novembre 2010 su www.cataniapolitica.it
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